Un’occasione irripetibile!

Un’occasione irripetibile.
Questa è la nostra terza ed ultima possibilità; la prima la sprecammo nel ’96 quando con il CCD all’1,2% (ricordate?) noi invce che fare una scelta di campo presentammo autonomamentel a lista dei sette garofani al Senato prendendo l’1%! Li fu la prima occasione persa il primo lampo di genio di vecchi tromboni che pensando alla loro collocazione che non venne garantita pensarono di buttare alle ortiche la nostra storia.
Ricodiamo tutti Intini e la sua storia degli abiti rubati, di riprendere il nostro onore, la nostra dignità.
Abbiamo visto dov’è finito a fare da Vice a D’Alema e capo a Bobo!
Li perdemmo la prima vera grande occasione, che era quella di costruire l’allora Polo delle Libertà, perdemmo l’opportunità di mettere delle bandierine, di ridare vigore al nostro simbolo.
Poi ci fu la stagione di GDM, per certi versi anche esaltante, nonostante le traversie del 2001 e nonostante Socialisti, riuscimmo a portare una pattuglia in Parlamento. Subito dopo cominciò ancora una volta la solita litania con Bobo che esce, poi rientra Gianni che ogni giorno si sposta verso la sinistra.
Malgrado tutto riusciamo pero 8 anni dopo il ’96 ad arrivare al 2%! Una forza che rappresentava la metà della percentuale che aveva ottenuto la Lega Nord nel 2001!
Poi la parabola discendente e la seconda occasione buttata alle ortiche; la frattura con Bobo (ancora) e Zavettieri, legata al fatto che probabilmente GDM aveva preso accordi che poi non ha mantenuto, il Congresso non Congresso e tutte le altre storie che sappiamo fino ad arrivare all’ulteriore scissione della scorsa estate.
E adesso come quasi sempre accade nella vita uno spiraglio di luce dopo tanto buio.
Per noi l’opportunità di riprendere un cammino, la possibilità, a differenza della “Rincostituente”, di dare fiato e prospettiva ad un progetto di rinascita Socialista, la possibilità di dare un nuovo futuro alla storia di un Partito che vuole portare avanti i meritevoli e proteggere i più deboli.
Le elezioni sono vicine, forse già nei prossimi giorni le Camere si scioglieranno anticipatamente; adesso tocca noi, non perdere quest’occasione, non mancare, non deludere i numerosi Socialisti, consapevoli e non, che hanno bisogno di un Partito di riferimento, che porti serietà, serenita, riforme, progetto e prospettiva.
Un progetto Socialista per un Italia da Riformare, in tutti i sensi

LE MANOVRE DI D’ALEMA CONTRO UN PAESE ALL’OPPOSIZIONE

E’ abbastanza chiaro che le tattiche dilatorie messe finora in campo dalla sinistra, e quelle che presumibilmente tenterà di mettere in campo nei prossimi giorni, non sono elaborate solo contro le forze moderate e riformiste ma anche e soprattutto contro l’intero Paese che pretende a gran voce la certificazione della dipartita dell’irrecuperabile vecchia, più o meno gioiosa, armata Brancaleone che si trova in coma irreversibile e senza alcuna speranza di risolutive terapie d’urto, né di possibile salvezza per la messa in campo di ‘marinai’ di lungo corso, o di vecchi ‘amati’ personaggi della politica adusi al tradimento pro domo propria, in cambio di una scodella dove poggiare il muso.

Lo sanno tutti che è impossibile resuscitare un morto, ma c’è chi non si rassegna e spera sempre in un miracolo. Sono gli ‘accattoni del sistema politico’ che aspettano speranzosi dietro la porta la prossima chiamata alle armi per avere, anche per pochi mesi, un’altra ribalta e un’altra vergognosa notorietà. Ci sono anche i ciechi, per scelta, che guardano la realtà in modo distorto e se la rappresentano in base ai propri speranzosi convincimenti.

Ma c’è chi sta con i piedi per terra sapendo che la morte, come armata, è irreversibile, e tenta, anche se disperatamente, di realizzare un percorso ambizioso. Si dà pubblicamente l’impressione di volersi liberare da abbracci più o meno asfissianti imboccando la strada dell’autonomia (si salvi chi può), per evitare il ‘muore Sansone con tutti i filistei’ implicitamente avviato dal ‘prode’ Presidente del Consiglio più che dimissionario, semplicemente disarcionato, ma in effetti si punta ad altro. Alfiere di questa strategia è, come al solito, il nostro D’Alema.

Vediamo come e perché.

La parola d’ordine è quella di prendere tempo, di guadagnare i giorni che possono fare la differenza sul percorso d’alemiano, per arrivare ai referendum ed ottenere da essi la modifica della legge elettorale. Ottenuta la quale il nostro ex migliorista Presidente della Repubblica dovrà sciogliere le Camere ed avviare la nuova consultazione elettorale (sarebbe assurdo mantenere un Parlamento eletto con una legge che gli italiani avranno bocciato con il loro voto). Questa scelta tenta, gramscianamente, di ‘fare delle difficoltà sgabello’ creando i maggiori disagi nel Popolo delle Libertà perchè, almeno Lega e AN, difficilmente penseranno ad un imbarco nel listone del Popolo. Al contrario a sinistra, con la benedizione di D’Alema, non ci sarà alcuna remora a realizzare il più assurdo e variopinto listone elettorale per poter mantenere il potere, stavolta si, per ben 5 anni e forse più.

Sbagliamo l’analisi? Ce lo auguriamo di vero cuore. Basteranno pochi giorni, comunque, per poterlo verificare. Dopo la rinuncia di Marini, non ci potranno essere più scuse per tergiversare, anche perché il fronte del no a governicchi e a sotterfugi si allarga giorno dietro giorno. Ben ultimi sono spuntati Luca di Montezemolo e la Confcommercio.

Il Nuovo PSI di Stefano Caldoro ha scelto da subito la strada maestra delle elezioni anticipate, con la vecchia legge, proprio per evitare maldipancia nelle aggregazioni, e impegnare il nuovo Parlamento a realizzare, in modo il più possibile condiviso e comunque bipartisan con gli avversari più importanti, la nuova legge elettorale entro i 12 mesi di rinvio dei referendum che comunque diventano una scadenza imprescindibile e ‘obbligheranno’ a trovare l’accordo necessario su una legge che, pur non essendo il primo dei problemi che assillano gli italiani, è comunque un passaggio necessario per regolare i meccanismi della democrazia. .

Giovanni ALVARO
Reggio Calabria 02.02.2008

No a Franco Marini! Magari a suo nipote.

L’incarico a Marini è un ulteriore dimostrazione, se ce ne fosse ancora bisogno, di quanto le nostre istituzioni siano anacronistiche e lontane dal mondo reale. Dopo le ultime legislature che hanno avuto come premier due mummie che si atteggiano a ragazzini, ovvero Prodi e Berlusconi, mi aspettavo un baldanzante quarantenne a Palazzo Chigi! Invece un’altra mummia, l’ultraottantenne Napolitano, ha designato un settantacinquenne a formare il nuovo Governo. E questo dovrebbe essere quello che fa le riforme per modernizzare il Paese e le istituzioni! Ma fatemi il piacere! Se poi collego questi eventi a quanto ha affermato Bill Gates durante la recente conferenza che ha tenuto alla Sorbona di Parigi, mi rendo conto di non essere in un paese normale. Il fondatore di Microsoft ha dichiarato che l’innovazione non potrà che venire dalle menti della nuova generazione, in particolare da chi ha meno di 25 anni. Questo perché quando si diventa «grandi» si perde l’incoscienza tipica dei giovani, quel coraggio di osare che spesso porta a risultati e a successi inattesi. Per certi versi, quindi, il troppo sapere degli adulti può diventare un limite, un freno che di fronte alla possibilità di sperimentare spinge a dire «non possiamo farlo!», laddove invece un ragazzino si lancerebbe senza pensarci troppo. Largo ai giovani, quindi. A questo punto mi sento di fare una proposta provocatoria al Capo dello Stato: se Marini non riuscirà nell’intento di mettere insieme un nuovo esecutivo, per il prossimo incarico indicherei suo figlio o meglio ancora suo nipote!

Giovanni Bertoldi
Segretario Regionale Nuovo PSI Emilia-Romagna

NON MI DISPIACE ANDARE CONTROCORRENTE

Dico subito che non mi dispiace andare controcorrente rispetto ai luoghi comuni, alle grida di dagli all’untore, e alle verità sbandierate senza alcun pudore dai mass-media nazionali, in merito ai problemi sollevati dall’arresto dell’on. Mimmo Crea ed altre 17 persone. Non mi schiero, quindi, nelle tradizionali categorie dei colpevolisti o degli innocentisti, ma dico subito che un impianto accusatorio per essere credibile e reggere non può essere costruito su ‘convincimenti’, ma su riscontri concreti.

Non mi sembra che nella vicenda, detti riscontri, ci siano in modo inoppugnabile. Al contrario, l’aver utilizzato categorie di sicuro effetto mediatico come ‘clinica degli orrori’, ed aver rilanciato la teoria dell’‘uomo nero’ al centro di ogni illecito politico-mafioso, e dopo due anni di assoluta incapacità a venire a capo della matassa del delitto Fortugno e dell’attentato a Saverio Zavettieri, la dice lunga sulla scelta di rompere gli indugi ed avviare un’operazione sperando in possibili effetti che il terremoto giudiziario potrebbe far emergere.

Ma intanto si ottengono due risultati di notevole e grave ricaduta. Uno sul piano umano riferito alle persone coinvolte nella vicenda, arrestate e indicate al pubblico ludibrio; l’altro sul piano politico perchè, a sua volta, da una parte alimenta l’antipolitica che attualmente attraversa come un fiume carsico il Paese, e dall’altra diffonde una fitta nebbia sulla Sanità calabrese che è lo specchio preciso di una classe dirigente regionale incapace e inetta. Abbiamo ancora tutti presenti i problemi della malasanità che hanno portato alla morte di giovani vite che ancora gridano vendetta.

Il Nuovo PSI chiede che si abbandonino, una volta per tutte, scelte di sicuro impatto mediatico, per ritornare a percorsi più concreti, anche perché diversamente anziché combattere le cosche mafiose si ottiene solo il risultato di rafforzarle, che è ciò che succederà quando tra due mesi, un anno o dopo la consumazione del tempo necessario, l’impianto accusatorio si potrà sfaldare inesorabilmente.

Agli arrestati di oggi il Nuovo PSI augura di poter chiarire in tempi rapidissimi la propria posizione che, a prima vista, sembra quella di un uomo che sollecita la pratica di un proprio congiunto, e di funzionari che hanno risposto positivamente a sollecitazioni della politica (ma questo, semmai, va catalogato nella pratica raccomandataria dei politici e non nell’attività mafiosa).

Giovanni ALVARO

Reggio Calabria 30.1.2008

Apc-CRISI/ NUOVO PSI: AL VOTO SENZA IL BLUFF DI VELTRONI

Sinistra ha avuto due anni per riforme e non ha fatto nienteRoma, 29 gen. (APCom) – “Napolitano non si presti a tatticismi e consenta agli italiani di tornare alle urne. Il voto rimane l’unica soluzione possibile per superare una disastrosa esperienza di governo“. Lo sottolinea Franco Spedale, vice segretario nazionale del nuovo psi di Stefano Caldoro.

“Il libro delle buone intenzioni di Walter Veltroni rappresenta il solito bluff. Il segretario del Partito Democratico sa benissimo di non avere i numeri per affrontare le vere questioni che interessano il Paese. Gli esponenti della coalizione dei dogmatici e dei conservatori – conclude Spedale – hanno avuto quasi due anni e non hanno realizzato le riforme di cui ora si fanno paladini”.

ELEZIONI SUBITO, SENZA GIOCHINI DA BASSO IMPERO

Prima della caduta del signor Prodi il refrain più ripetuto dalla sinistra e dai suoi aggregati era uno ed uno soltanto: ‘Se cade Prodi si vota subito’. Dal Presidente del Consiglio, a Piero Fassino, a Lamberto Dini, a Rutelli, alla Finocchiaro era un monologo assordante. Con accenti diversi e con sfumature rapportate alle varie esperienze politiche vissute, TUTTI ripetevano la stessa cosa. Non hanno mai chiarito se essa era una speranza, una promessa o era semplicemente una MINACCIA per far rientrare nelle righe chi cercava di scostarsi.

Sorge spontaneo il dubbio che il coretto messo in piedi dai tattici dell’armata Brancaleone era sostanzialmente una minaccia, anche se c’era chi la considerava una speranza.

Caduto Prodi, come d’incanto, il coretto cambia musica e si straccia le vesti per chiedere un Governo istituzionale, di transizione, tecnico o di ‘scopo’ (ultima invenzione). Non era stato avvisato in tempo tal Antonio Di Pietro, sul cambio della musica, per cui imperturbabile e forte delle argomentazioni che tutti sanno abbastanza sofisticate, ha continuato a cantare il vecchio ritornello nelle varie trasmissioni a cui ha partecipato. Quando lo hanno avvisato, non si è per nulla scomposto e senza battere ciglio, ha cambiato musica, convinto che gli italiani siano una massa di imbecilli da imbonire come, quando e come si vuole.

Sorge spontaneo il dubbio che il nuovo coretto, imposto dal direttore d’orchestra, non abbia nulla da vedere con le riforme e la legge elettorale, ma sia un espediente per allungare il brodo e tentare un improbabile recupero.

Nel refrain si sostiene che sarebbe vitale affrontare il nodo della legge elettorale per permettere che il nuovo Parlamento abbia una maggioranza omogenea alla Camera ed al Senato. Bene, ma sono problemi che deve comunque affrontare il nuovo Parlamento che avrà dinanzi a sé ben 365 giorni per potervi provvedere prima che scattino i referendum che lo scioglimento delle Camere differisce soltanto ma non annulla. Come si può pensare che in due mesi si può fare quello che, nei circa due anni di governo del signor Prodi, non si è riusciti a definire? Quali misure si sono messe in piedi per evitare i referendum? L’urgenza e la indifferibilità del problema sorgono solo, oggi, in netta zona Cesarini, e solo DOPO la caduta del Governo.

Anche quà sorge spontaneo il dubbio che l’obiettivo vero sia altro, come ad esempio quello di non lasciare agli odiati avversari le centinaia di nomine di cui si parla e che scadrebbero nel mese di marzo. C’è solo la volontà di arraffare quanto più sia possibile nell’occupazione senza vergogna di ogni poltrona, poltroncina, sedile o strapuntino che la situazione offre.

Dispiace che rispetto a detto scenario, dove la coerenza risulta figlia illegittima della sinistra, c’è chi tra i riformisti e i moderati si atteggia a uomo dallo spiccato senso dello Stato ed offre sponda a chi col proprio doppiopesismo adatta le proprie posizioni alle necessità giornaliere, ripeto senza alcuna vergogna. Il Nuovo PSI non può non richiedere, con convinzione, così come ha fatto Stefano Caldoro, nell’incontro con Napolitano, che il popolo sia chiamato subito alle urne evitando i giochini che non sono da prima Repubblica, ma sono soltanto da basso impero.

Adolfo COLLICE

Reggio Calabria, 29.1.2008

GOVERNO: CALDORO (NPSI), ‘PATTO DI RESPONSABILITA’ PER VOTO SUBITO =

GOVERNO: CALDORO (NPSI), ‘PATTO DI RESPONSABILITA’ PER VOTO SUBITO =
Roma, 28 gen. – (Adnkronos) – ‘La Casa delle Liberta’ sta dimostrando in questi giorni una notevole coesione. Intorno alla leadership di Silvio berlusconi e’ possibile costruire una nuova alleanza moderata e riformista’. Lo sottolinea Stefano Caldoro, segretario nazionale del nuovo psi. ‘La Casa delle Liberta’ e le forze politiche responsabili possono dare vita ad un ‘patto di responsabilita’ per garantire unita’ e coesione e per promuovere un comune percorso di riforme nei primi mesi della prossima legislatura.
Adesso -conclude Caldoro- e’ indispensabile consentire agli italiani di tornare alle urne’.

AVANTI TUTTA, BASTA CON I DISTINGUO

Non è facile capire come si svilupperà la vicenda dopo le dimissioni del signor Prodi, che sono state salutate dalla stragrande maggioranza dei cittadini come una specie di liberazione, e dalle forze riformiste come l’apertura di una fase che può permettere di ‘curare’ i guasti causati da una aggregazione politica che più eterogenea non si poteva immaginare.

Non è facile perché non tutto procede in modo lineare e scontato. C’è, infatti, chi senza alcuna sbavatura, e tra essi il Nuovo PSI, ha richiesto subito lo scioglimento delle Camere e nuove elezioni lasciando al nuovo Parlamento il compito di approvare le modifiche all’attuale ‘porcellum’ restituendo ai cittadini la scelta dei candidati da votare, e rendendo omogeneo il voto tra Camera e Senato; c’è chi ha, correttamente e intelligentemente, appeso al chiodo le polemiche dei mesi scorsi e imboccato speditamente la strada dell’unità delle forze riformiste e moderate riconoscendo, tra l’altro, la leadership di Silvio Berlusconi; ma c’è chi continua, come Pierferdinando Casini, con i distinguo sul percorso e con qualche polemicuccia sul passato, anteponendo la riforma alla consultazione elettorale e determinando una sponda ai poteri forti (Confindustria, mass-media, ecc.) col rischio di bruciare l’occasione principe per chiudere la parentesi del malgoverno.

Non è facile, quindi, capire lo sbocco finale, anche perché bisogna evitare di mischiare le nostre speranze con l’analisi neutra. Quel che però è certo è che ai figliol prodighi non possono sempre essere offerti vitelli grassi perché così facendo si resterebbe prigionieri di un ricatto infinito. Ed allora, per scongiurare questo vicolo cieco, lo scomporsi e il ricomporsi di aggregazioni omogenee non possono più essere relegati tra le ipotesi da dibattere, ma vanno assunti come possibili realistiche evenienze.

Non è tempo, infatti, per sottilizzare sulle primogeniture e chiudersi in un recinto inaccessibile. La cosiddetta sinistra non ha disdegnato di mischiare in un sol calderone sinistra alternativa, no global violenti, verdi arroganti, rifondaroli di lotta e di governo, ex, post e neo comunisti, con giustizialisti alla Di Pietro, moderati alla Dini, monarchici alla Fisichella, democristiani alla Mastella, tenuti assieme dal comune denominatore rappresentato dall’antiberlusconismo, sul quale oggi c’è sicuramente, per alcuni di essi, una riflessione da non lasciare cadere.

L’arruolamento di qualunque forza è certamente lontana dal pensiero del Nuovo PSI di Stefano Caldoro perché il comune denominatore non è l’odio verso qualcuno, ma solo la volontà di affrontare, per risolverli, i gravi problemi del Paese a partire da quelli della giustizia, della sanità, delle emergenze ambientali, dell’energia, delle grandi opere pubbliche, dello sviluppo e del lavoro. Sono questi problemi che determinano le convergenze e le divergenze, per cui nell’aggregazione dei riformisti non potrà mai starci il giustizialista Di Pietro, né le cose rosse, né quelle arcobaleno, nè i Verdi nichilisti che hanno altra visione dei problemi italiani.

Avanti allora, senza preclusione alcuna se non quella determinata dagli obiettivi da raggiungere nell’interesse del Paese. Avanti senza tentennamenti nella richiesta di immediato scioglimento delle Camere per poter eleggere un Parlamento capace di procedere alla stesura della nuova legge elettorale che eviti i referendum abrogativi. Lo spostamento di un anno per la loro effettuazione è più che sufficiente per licenziare una legge pensata senza alcuna fretta. Avanti quindi, e a chi si smarrirà per strada, per protagonismo o per calcoli velleitari, un semplice e netto saluto di addio.
Giovanni ALVARO

Reggio Calabria, 27.1.2008

QUIRINALE: CALDORO A NAPOLITANO, AL VOTO IL PRIMA POSSIBILE =

Roma, 26 gen. (Adnkronos) – ‘I socialisti del nuovo psi hanno riferito al Presidente Napolitano la loro posizione favorevole ad elezioni anticipate da svolgere il prima possibile’. E’ quanto ha dichiarto Stefano Caldoro, segretario del nuovo psi, dopo l’incontro al Quirinale per le consultazioni. ‘Valutiamo – ha aggiunto – non ci i siano, oggi, le condizioni per continuare utilmente la legislatura.
Solo un nuovo Parlamento ed un nuovo governo, legittimato dal voto popolare, potranno affrontare una nuova fase costituente e garantire al Paese le necessarie riforme’.

‘I socialisti del nuovo psi – ha concluso Caldoro – hanno affidato le loro considerazioni alla riflessione ed al giudizio del Capo dello Stato’.

GOVERNO: NUOVO PSI, ELEZIONI SUBITO, NOI CON BERLUSCONI

(ANSA) – ROMA, 25 GEN – ‘La crisi e’ di sistema ancor prima che politica, questa maggioranza tenuta insieme dall’antiberlusconismo e’ stata travolta dalle contraddizioni imbarazzanti che ne hanno contraddistinto l’azione di governo‘.
Lo sostiene Franco Spedale, vicesegretario nazionale del Nuovo Psi di Stefano Caldoro. ‘Si sbrighi subito ed alla svelta l’iter ‘burocratico’ per consentire al Paese di tornare alle urne. I Socialisti tutti, si trovano ora davanti ad un bivio fondamentale’.
‘E’ chiaro ormai – aggiunge l’esponete del garofano – che la posizione della Costituente e’ perdente e li portera’ al dissolvimento restando nell’area dei conservatori che ha caratterizzato il governo uscente. Boselli si svegli o, se non lo vuole fare lui, lo facciano gli altri’.
‘Al fianco di berlusconi si lavori all’Unita’ Socialista presentando un’unica lista – conclude- che si richiami alla tradizione del Garofano nell’alleanza Riformista delle Liberta’ che si appresta a tornare al governo‘. (ANSA).

Apc-*GOVERNO/ GELO PD-PRODI, VELTRONI CHIEDE ESECUTIVO PER RIFORME

Bettini si rivolge direttamente a berlusconi

Roma, 24 gen. (Apcom) – Il rito voluto da Romano Prodi si è consumato fino in fondo, il governo è stato battuto con cinque voti di scarto e alla fine molti nel Pd l’hanno vissuto come una liberazione. “I voti non ci sono – si lamentava Massimo Brutti a metà pomeriggio – basta, se ne prenda atto!”. Uno sfogo, perché a tutti era chiaro che Prodi sarebbe andato fino alla fine. Ma un istante dopo il voto di sfiducia, è stato Goffredo Bettini, il braccio destro di Walter Veltroni arrivato in Senato al momento clou, a dettare subito la linea: “Serve un governo a termine per le riforme”, chiarendo anche che l’interlocutore cui si guarda è ovviamente Silvio berlusconi: “Se il cavaliere ha la spinta per passare dalla cronaca alla storia, accetta… Sennò chiede le elezioni”. Nel Pd sanno bene che ora il destino della legislatura passa soprattutto per le mani di due attori: il capo dello Stato, che condivide la speranza di rimandare il voto a dopo la riforma della legge elettorale, e, appunto, berlusconi. La scelta di Prodi di farsi battere a palazzo Madama restringe di molto i margini di manovra e segna in maniera forse irrimediabile i rapporti tra il premier e il Pd.

Ora, si tratta di convincere berlusconi, che però a caldo non sembra lasciare margini. Di sicuro, è necessario da una parte offrire al cavaliere un termine certo per il ritorno al voto, dall’altra mettere in campo il nome ‘giusto’. Spiega Giovanni Russo Spena di Rifondazione: “Prodi cercherà di essere lui a guidare la fase fino al voto, e a berlusconi starebbe bene perché pensa di guadagnare consensi. Ma è una prospettiva che per me ha il 20%… Noi pensiamo che si debba fare la legge elettorale, se possibile con Prodi, ma non ci impicchiamo ai nomi”. Per il Prc va bene un governo Marini allargato all’Udc, un solo paletto pone Russo Spena: “Io personalmente direi no ad un governo Fini-Veltroni-berlusconi“.

In realtà, il Pd guarda proprio al cavaliere come primo interlocutore, se non altro perché è chiaro che da lui dipende la sorte della legislatura. All’interno del partito di Veltroni, peraltro, le preferenze sono diverse: i popolari puntano ovviamente su un governo Marini, mentre altre componenti tifano per soluzioni più ‘tecniche’ come Mario Monti o Mario Draghi. Di sicuro, nessuno crede che l’Udc possa muoversi contro la volontà di Fi e, dunque, la chiave è convincere il cavaliere.

Spiega Brutti: “berlusconi sa che vincendo con questa legge si ritroverebbe certamente a dipendere da Casini, al Senato. Dunque, potrebbe avere interesse a ritoccare la legge elettorale prima del voto. Ovviamente, dovremmo dargli garanzia che la transizione sarebbe breve”. Antonio Polito la vede così: “Adesso serve un governo del presidente, che trova i voti in Parlamento. Dovremmo proporre un nome fuori dall’ ‘orchestrina politica’ di queste ore, un nome che per Fi sarebbe difficile rifiutare…”. Ecco dunque che entrano in ballo i nomi di Draghi e Monti (pare graditi anche al Quirinale) perfino di Gianni Letta: tutto, pur di evitare le urne a breve.

Quello che è certo è che il Pd sembra aver già archiviato Prodi.
Natale D’Amico, diniano dissidente, giura che il premier ora “andrà a Bologna, vuole tirarsi fuori da tutto questo”. Parole che un senatore del Pd, quando gli vengono riferite, commenta così: “Speriamo che sia vero, che vada in pensione”. Veltroni, in realtà, nella nota che ha diffuso dopo il voto ha ovviamente reso un tributo all’azione del governo Prodi, aggiungendo che il “suo contributo sarà decisivo”. E’ però anche vero che i due si sono sentiti solo per telefono nel giorno della crisi. E, soprattutto, nessuno nel Pd ha finora chiesto a Prodi di restare in caso di voto a breve. Anzi, Piero Fassino dice che se si voterà in tempi rapidi il candidato dovrebbe essere Veltroni e Anna Finocchiaro, pur non dicendolo esplicitamente, fa capire altrettanto.

Una partita, quest’ultima, assai complicata. E’ vero che il Pd preferirebbe non ripresentare Prodi, tanto più dopo che i rapporti si sono logorati e in una situazione in cui i fedelissimi del premier minacciano guerriglia paventando un bis dell’Asinello; ma è anche vero che con la legge elettorale attuale Veltroni non avrebbe vita facile con i ‘piccoli’ del centrosinistra, e l’idea di presentarsi da soli, più volte ribadita, può essere complicata da far digerire a tutti, dal momento che significa andare incontro ad una sconfitta certa. Una soluzione che il segretario può prendere in considerazione con lo scopo di fare ‘chiarezza’ e di costruire un partito a sua immagine e somiglianza, ma che lo espone anche al rischio di essere alla fine considerato il responsabile della sconfitta. E, al di là degli annunci, bisognerà vedere se Prodi davvero sceglierà il ritiro bolognese, come i fedelissimi assicurano, o seguirà Parisi e Bindi nella sfida al ‘veltronismo’, come ha detto ieri il ministro della Difesa.

Compagni così non va!

Ho letto con attenzione la dichiarazione di Villetti alla Camera dei Deputati in cuidichiarava il voto favorevole alla fiducia del governo Prodi dei Socialisti. Non va prendere decisioni senza alcun coinvolgimento collettivo del gruppo dirigente.Non va assumersi responsabilità di rappresentare un elettorato,un’organizzazione senza averne un confronto e riceverne un consenso.Non va assumersi il ruolo di mosche cocchiere di un calesse tra i più impopolariche si ricordi.Non va concentrare tutta la nostra identità esclusivamente sul laicismo e sulloscontro con la Chiesa Cattolica.Non va blindare la discussione, le decisioni, senza peraltro produrre successi,ma anzi seminare dissensi e delusioni.Più ci penso e più vedo similitudini con il 1976 con la decadenza della gestioneDe Martino. Come allora è fondamentale, e vitale provocare un nuovo Midas.Quello che ci manca non sono le idee, non è la cultura politica, non èl’esperienza, non è neppure l’entusiasmo o la passione.Ci manca in modo assoluto un gruppo dirigente all’altezza di rappresentarci. Ungruppo dirigente che ragioni e lavori per un collettivo e non per interessi di partese non addirittura personali.Un gruppo dirigente che sappia osare, prevedere, navigare e condurre.Un gruppo vivace, audace e coraggioso.Esattamente l’opposto di quello che stiamo mostrando.Come si fa a non capire che al posto delle capacità e del prestigio, rappresentiamouna vergogna che celiamo il più possibile? Un imbarazzo che ci fa arrossire etacere.Ma quale nuovo Partito vogliamo costruire se puzziamo di vecchio, stantio e alcoraggio sostituiamo un opportunismo doroteo e servile senza alcuna utilità?Quale interesse, consenso, attenzione pensiamo di ottenere nel sostenere ungoverno ritenuto giustamente morto da tempo e sicuramente impopolare.Con quale coraggio possiamo accusare la destra italiana di opportunismo se siamostati noi stessi a fornirgli uno strumento formidabile di consenso e successo:il governo Prodi?Non è vero che a sinistra siamo sempre nel giusto e a destra sono sempre in malafede.Gli scemi, sono semplicemente scemi, che siano a destra o sinistra, non cambia.Questo governo presenta un bilancio altamente in passivo e non può salvarsi soloper alcune cose giuste fatte. La stragrande maggioranza degli italiani lo ritieneimpopolare, rovinoso e perdente. Hanno ragione loro o noi che lo difendiamo?No, compagni così non va. Così non ci rappresentate, anzi non rappresentatenessun altro se non voi stessi.Se mai ci sarà il congresso ad Aprile dovrà essere un nuovo Midas o la fine definitivadi un sogno.Credo che un appello debba essere inviato a tutti i compagni di buona volontàper salvare dalla vergogna un simbolo che merita ben altra guida.Sergio Verrecchia (del PartitoSocialista)

CON BERLUSCONI LEADER, ALLA STRETTA FINALE

Va al Quirinale, non ci va, forse domani, forse dopodomani, questo è il dilemma: dimettersi o non dimettersi? O meglio dimettersi o essere letteralmente cacciato dato che il fronte anti Armata Barncaleone si allarga sempre più, e Prodi sarà costretto a sloggiare? Comunque andrà siamo, come volevasi dimostrare, alla stretta finale, che sarebbe arrivata anche senza la rottura di Mastella.

Già nei giorni scorsi si capiva che il passare del tempo allontanava la possibilità di coagulare una convergenza su un progetto di riforma elettorale condiviso, e di conseguenza avvicinava, come avvicina, la data di effettuazione dei referendum. A che serve oggi, dinanzi alla scadenza referendaria, continuare a chiedere, come fa Casini, un Governo istituzionale, che appare subito ipotesi ridicola perché non scongiura il referendum e impone dopo la sua effettuazione lo scioglimento delle Camere per la sopraggiunta modifica, decisa dagli elettori, dell’attuale legge elettorale con l’introduzione delle preferenze e del premio spostato dalla coalizione alla lista più votata?

Non serve a nulla ovviamente, ma solo a segnare, come sempre, ultimamente, una differenziazione anche con gli alleati. Ma questa è solo poesia. Come poesie sono state per settimane i dibattiti sul tedesco, il francese, lo spagnolo singolarmente presi o tra loro innestati. I referendum sono dietro l’angolo ed è praticamente impossibile evitarli se non con lo scioglimento delle Camere. Ma chi vincerà le elezioni, col ‘porcellum’, ha 365 giorni di tempo per apportarvi le necessarie modifiche per evitare definitivamente il loro svolgimento che viene spostato al 2009.

Due sono sostanzialmente i correttivi da introdurre: le preferenze e il conteggio nazionale per il premio di maggioranza anche al Senato. Tutto, ovviamente, finalizzato da una parte a restituire ai cittadini la scelta del candidato da sostenere, e dall’altra quello di dotare la maggioranza, scelta dagli elettori, di un adeguato margine di sicurezza per poter governare senza risicate maggioranze, e senza alcun ricatto da parte dei nani della politica.

Ora, però, siamo alla stretta finale. Cadono, uno dietro l’altro, i veli stesi da tempo sulle ipocrisie di ogni tipo e si tenta di rappresentare un Paese che non c’è, perché quello reale è abbastanza ostico per i cittadini che, in questi mesi, hanno conosciuto la ‘bellezza’ delle tasse, per i giovani che, anziché riuscire ad avere una adeguata sistemazione lavorativa, si sono sentiti chiamare ‘bamboccioni’ scansafatiche, per i pensionati sempre più distanti dalla tranquillità dopo decenni di lavoro; per le donne che si pensa possano essere risarcite solo perché si sventola la logora bandiera delle pari opportunità.

I correttivi elettorali sono certamente importanti, ma la partita vera è sui problemi e sulla loro soluzione anche se è stata seriamente compromessa da mani, a dir poco, inesperte, inconcludenti e fortemente condizionate da spinte centrifughe rappresentate dai cosiddetti verdi, dalla radicalità della cosiddetta sinistra, dal qualunquismo esasperato dei Di Pietro impegnati in una difesa strenua dell’indifendibile, e dall’anticlericalismo marxista e boselliano che è sembrato solo un habitus per costruirsi una presenza. Armata Brancaleone si è detto, e mai definizione è stata più calzante.

Stretta finale, quindi, per salvare l’Italia e le sue popolazioni, con uno schieramento riformista e moderato che abbia un solo e riconosciuto leader qual’è Silvio Berlusconi. Su questo terreno il Nuovo PSI di Stefano Caldoro è impegnato, rifiutando atteggiamenti di chiusura ad eventuali apporti che possano rafforzare la liquidazione definitiva della fallimentare esperienza di Prodi e della riciclata sinistra marxista.

Giovanni ALVARO

Reggio Calabria 23.1.2008

GOVERNO: SORPRESA MASTELLA, APRE UNO SPIRAGLIO A PRODI/ANSA

GOVERNO: SORPRESA MASTELLA, APRE UNO SPIRAGLIO A PRODI/ANSA
E SUGGERISCE: NON ANDARE AL SENATO E APRI NUOVA FASE POLITICA (di Giovanni Innamorati) (ANSA) – ROMA, 23 GEN – Con un ‘coup de theatre’ che ha spiazzato tutti, Clemente Mastella riapre uno spiraglio al confronto con Romano Prodi: i deputati dell’Udeur non hanno votato contro la fiducia al governo alla Camera, lanciando un chiaro segnale politico al premier, ma anche a Silvio berlusconi. Se Prodi, come gli ha spiegato al telefono lo stesso Mastella, evitera’ di andare in Senato a cercare i voti e salira’ invece al Quirinale, il Campanile e’ disponibile a sedersi a un tavolo per un reincarico purche’ al centro della trattativa ci sia una legge elettorale gradita.
Come nelle migliori commedie di Geordes Feydau, in cui il protagonista esce e rientra in scena nei momenti meno attesi, l’Udeur e’ improvvisamente tornato al centro della scena politica, quando ormai si dava per scontato il suo voto di sfiducia a Prodi. Alle tre del pomeriggio, alla Camera, il vicesegretario del Campanile Antonio Satta annuncia in aula che i 14 deputati del suo gruppo non parteciperanno al voto di fiducia a Prodi, evitando cosi’ di votare contro il governo. Il capogruppo Mauro Fabris da’ una spiegazione tecnica: ‘Prodi ha chiesto la fiducia su tutta la sua relazione, in cui si dava un giudizio positivo sull’operato di Mastella da ministro della Giustizia: non possiamo votare contro Clemente’. Immediata la domanda dei cronisti: e al Senato che farete? ‘Li’ la situazione e’ diversa, e l’Udeur votera’ no’. In effetti i numeri del Campanile sono ininfluenti a Montecitorio e determinanti a Palazzo Madama.
Ma il segnale politico e’ chiaro, e lo ha spiegato lo stesso Mastella in una telefonata animata a Prodi, in cui lo ha affrontato per il tentativo di ‘sfilargli’ due senatori dell’Udeur, Nuccio Cusumano e Tommaso Sbarbato. Vedi Romano, avrebbe spiegato da Ceppaloni l’ex Guardasigilli, noi abbiamo annunciato che usciamo dalla maggioranza e dal governo: se tu ci considerassi come una forza politica, seppur piccola, che ha dato vita alla coalizione che ha vinto le elezioni del 2006, dovresti andare al Quirinale per aprire una nuova fase politica, e allora li’ potremmo pure confrontarci, e il timone lo potresti ancora avere in mano te. Se invece vai al Senato a cercare tre numeri che ci sostituiscano, allora ci tratti da numeri, e noi ti votiamo contro.
Mastella ha poi ripetuto ai cronisti, a Ceppaloni, gli stessi concetti: ‘Che senso ha – si e’ chiesto – tentare di rubacchiare o determinare la scelta diversa da parte di qualcun altro. I partiti vanno rispettati. Che differenza c’e’ tra berlusconi e l’atteggiamento di questi?’.
La nuova fase politica di cui parla Mastella, e che dovrebbe dar vita a un nuovo governo, avrebbe al centro la legge elettorale. Ovviamente l’Udeur ne vuole una che gli consenta di sopravvivere, non la bozza Bianco e il ‘Vassallum’. Mastella ha fatto notare a Prodi che, se seguisse il suo consiglio, poi lui stesso a ‘dare le carte’ sulla riforma elettorale, e non piu’ Veltroni.
Ai suoi che lo hanno interpellato per avere lumi, Mastella poi e’ stato prodigo di spiegazioni: se Napolitano da’ un incarico per fare la riforma elettorale, noi stiamo a vedere su che tipo di riforma si discute; se ci piace sosteniamo il governo, altrimenti meglio andare al voto subito col Porcellum.
A quel punto diverrebbe ‘probabile’ allearsi col centrodestra.
Ma la non sfiducia a Prodi e’ anche un segnale a berlusconi, reo di due ‘gaffe’ contro l’Udeur in due giorni. Ieri e’ sembrato ‘scaricarlo’ (‘l’Udeur andra’ con l’Udc’), e oggi ha detto pubblicamente che ‘entrera’ nel centrodestra’, parole che hanno irritato il leader del Campanile, che ha ribadito il suo progetto di Centro, perche’ – sostiene – il Cavaliere deve capire che e’ lui che con il suo Udeur puo’ far cadere il governo come anche tenere in sella Prodi. (ANSA).