PS: CALDORO (NPSI), ATTENZIONE E APERTURA AL CONFRONTO

(ANSA)- Stefano Caldoro, segretario del Nuovo Psi e deputato del Pdl esprime la ‘grande attenzione e voglia di confronto’ del suo partito con la ‘nuova classe dirigente del Ps che svolgera’ il congresso nel mese di luglio’.
Per Caldoro, le mozioni congressuali esprimono ‘la rottura con le scelte della precedente gestione che si e’ caratterizzata da un netto allontanamento, dai temi, dai contenuti e dal linguaggio del socialismo riformista’.
Dopo aver ricordato i fallimenti di tutti i tentativi di ricostituire il Psi, Caldoro sostiene che ‘l’obiettivo di oggi e’ quello di far stare insieme, sui temi e le proposte riformiste, le migliori energie portatrici di quei valori’.
Caldoro sostiene infine che i primi provvedimenti del governo ‘testimoniamo, nei fatti, la matrice riformista’ e invita a dare la ‘giusta attenzione’ alla presenza nel governo di ‘importanti personalita’ della storia del socialismo riformista’. (ANSA).

Mussolini ad Almirante: “Ascolta Nenni”

Mer 19.39 – In occasione della commemorazione di Giorgio Almirante, Francesco Cossiga, presidente Emerito della Repubblica rivela un ‘retroscena’ storico: protagonisti Benito Mussolini e il futuro leader dell’msi. “quando Benito Mussolini capì che tutto era perduto – racconta Cossiga nella Sala della lupa – chiamò Almirante e gli disse: ‘cercate di fare un vostro partito, se non ve lo permettono e se non ci riuscite, votate socialista e se avete dei dubbi, chiedete consiglio a Nenni’. E’ la prima volta che lo racconto – dice l’ex presidente della repubblica – e vi do la mia parola che è la verità“.

Socialisti, Nuovo Psi: Partecipino a stagione delle riforme

Roma, 21 MAG (Velino) – “L’Italia si accinge a vivere una nuova fase costituente. La stagione del dialogo e delle riforme, che Bettino Craxi seppe disegnare gia’ trenta anni fa, potrebbe trovare nelle intuizioni del socialismo riformista il migliore slancio per affrontare le nuove sfide”. È quanto scrive nella edizione di domani Il Socialista Lab quotidiano del nuovo psi di Stefano Caldoro che lancia l’appello per una rete socialista. “In molti, in questi anni, hanno tentato con dignita’ e coraggio di rappresentare e ricordare quella storia. Iniziative molteplici e generose mai sufficientemente comprensive – si legge nell’articolo che boccia i tentativi di questi anni – dell’intero percorso del Partito socialista italiano. Al paese e alle giovani generazioni – aggiunge il Lab – va consegnata una esperienza che, necessariamente, deve essere sottratta alle strumentalizzazioni politiche. Per dare una risposta a questa esigenza civile, sociale e politica e’ indispensabile uno sforzo comune di quanti, a partire dai parlamentari eletti nella nuova legislatura, hanno vissuto e si ispirano a quella cultura politica. Fondazioni, centri studi, associazioni, circoli, archivi storici, stampa di area sono tutti chiamati ad affrontare una nuova stagione riformista. Si tratta di raccogliere una sfida: quella di invertire la rotta storica caratterizzata da divisioni e di procedere a una comune rielaborazione di una cultura politica adeguata alle nuove questioni civili e sociali. Un patrimonio – conclude il quotidiano socialista – che non va disperso e utilizzato per fini di parte ma che deve essere, per tutti, una chiave di lettura per interpretare e costruire futuro”.

VIOLANTE, SE LO CONOSCI NON PUOI NON EVITARLO

Dinanzi alla sortita del Ministro della Difesa, Ignazio La Russa, che voterebbe senza alcun dubbio per Luciano Violante a membro della Corte Costituzionale perché lo stima, ci sarebbe soltanto da ridere. Sorprende la leggerezza con la quale si affrontano certi argomenti che non possono essere catalogati come semplici infortuni.

C’è piuttosto, nella sortita larussiana, una inconsapevole (?) e continua ricerca di legittimazione che viene considerata di alta qualità se proveniente dai comunisti, ex o post che siano. Una sortita, quindi, sconvolgente non solo per il merito ma anche per la implicita dichiarazione che i certificati di buona condotta hanno valore solo se rilasciati dagli eredi di Togliatti.

A nulla sono quindi valsi gli sforzi e le ‘rotture’ fatte a Fiuggi, le altrettante ‘rotture’ fatte in Israele da Gianfranco Fini e le sue coraggiose affermazioni sul male assoluto rappresentato dal fascismo. A nulla la scelta di aderire al PdL che li potrà portare dritti dritti verso approdi europei che venivano visti, fino ad ieri, come il fumo negli occhi, a nulla le perdite politiche ed organizzative rappresentate da settori della cosiddetta destra pura, ma soprattutto a nulla è valso il responso delle urne che ha, con una splendida vittoria, legittimato il fronte moderato e riformista, nel quale ci sono anche gli uomini di AN.

La ‘captatio benevolentiae’, esplicita nella sortita di La Russa, è semplicemente fuori luogo perché rischia di rappresentare una classe dirigente impacciata e non conscia del proprio ruolo e della propria forza. Ruolo e forza che le vengono dal responso elettorale e non necessitano di alcun timbro di qualità. Non serve, tra l’altro, questo atteggiamento accattivante neanche al nuovo clima di dialogo che si tenta di instaurare nel Paese, perché il dialogo va riferito ai problemi di riforma (elettorale, regolamentare, costituzionale) e di convergenza su provvedimenti d’emergenza (sicurezza, ambiente, grandi opere) CONDIVISI, e non certamente a ‘risarcimenti’ per mancate ‘acquisizioni’ come la Presidenza di una delle due Camere.

Nel merito poi, a che serve dimenticare il ruolo che i singoli hanno avuto nel Paese e i danni e le rovine che quel ruolo ha determinato? A che serve fare come gli struzzi e dimenticare che Luciano Violante era stato soprannominato ‘il piccolo Andrei Vishinsky’ grande accusatore nelle purghe staliniane del 37? E, nel contempo dimenticare ch’egli è stato anche l’inventore, l’ideatore e il regista della via giudiziaria al socialismo? E che ha condiviso, pubblicamente, nella lotta alla mafia, le classiche teorie comuniste dei colletti bianchi che dovevano, per forza, stare dietro alla camorra, alla mafia ed alla ‘ndrangheta? E che queste teorie hanno fatto sedere sul banco degli imputati fior di politici come Andreotti, e come Giacomo Mancini che alla fine del loro calvario sono stati assolti pienamente?

La Russa può dimenticare o sull’altare della legittimazione far finta di dimenticare, o decidere di dimenticare perché l’azione di Violante ha avviato l’affossamento della Prima Repubblica, ma il Nuovo PSI no, non dimentica e non ricerca come lui o come hanno fatto frange di socialisti la ‘certificazione’ di buona condotta. Siamo sempre stati contro i totalitarismi e continueremo ad esserlo. Violante è l’emblema stesso della tracotanza e della superbia. E’ l’espressione più genuina del massacro dei socialisti e dell’interruzione del processo di crescita del Paese. Non è possibile dimenticare.

Egli, tra l’altro, non ha le caratteristiche di imparzialità che sono indispensabili per evitare di piegare a interessi di parte delicati Organi dello Stato come la Corte Costituzionale già oggi abbastanza sbilanciata.

Giovanni ALVARO

Reggio Calabria 21.05.2008

Partito unitario, Caldoro: Cicchitto e’ troppo ottimista

Roma, 17 MAG (Velino) – “Sono d’accordo con Cicchitto sul fatto che, oggi piu’ di ieri, l’elettore sceglie sui temi concreti come la sicurezza e le tasse. È parziale, pero’, una lettura del ruolo delle identita’ politiche oggi rappresentate in varie forme dentro ai grandi o piccoli partiti – Cicchitto e’ un socialista riformista che ha scelto FI -, considerando centrale la collocazione nei singoli contenitori. Si corre cosi il rischio di affermare , inconsapevolmente, una diarchia delle forze partitiche piu’ forti e dei rispettivi gruppi dirigenti”. È quanto sostiene Stefano Caldoro, segretario nazionale del nuovo psi e parlamentare del Pdl. “La forza del progetto del Pdl e’ nei contenuti e nei valori che ne formano l’identita’. Cicchitto e’ in buona fede ma forse troppo ottimista quando punta tutto sull’automatica e virtuosa conversione di Forza Italia e Alleanza nazionale. Gli elettori – aggiunge – vogliono qualcosa di diverso che la somma a tavolino delle forze politiche coinvolte nel disegno unitario. Una contaminazione che dovra’ avvenire dal basso per rappresentare le richieste e le istanze dei cittadini e degli elettori che ci hanno premiato. Gli elettori chiedono che vengano risolti i loro problemi e non quelli dei partiti e delle loro classi dirigenti. Per questi motivi il futuro del Pdl e’ legato al suo leader. Gli italiani -conclude Caldoro – hanno scelto Silvio berlusconi perche’ credono in lui, per cambiare il Paese”.

Intervento dell’on.Barani alla Camera

Mag
14
Mer 11.10 – Signor Presidente del Consiglio, è con grande piacere e soddisfazione personale e politica che Le porto il sostegno e l’abbraccio di tutti i socialisti riformisti del Nuovo PSI, parte integrante del Popolo della libertà. Vede, Signor Presidente, il Suo programma e quello del Suo autorevole Governo, è il programma dei socialisti riformisti, degni eredi di Turati, Saragat e Pertini e sarebbe stato il programma del Suo amico, Bettino Craxi. Nel Popolo della libertà si è riconosciuto oltre il 95% di quel popolo socialista che negli anni 90’ votava PSI e il Suo Governo rappresenta le speranze, oltre che le certezze, che dopo due anni di ombre si ritorni al sereno. Con protagonista anche il seme del nostro garofano, simbolo nel mondo e in Italia di riforme e progresso: è necessario non dimenticarlo mai. Il Suo è stato un intervento da leader riformista e liberale. E’ stato un discorso che guarda al futuro per cambiare e riformare la politica e la società. E’ stato importante il richiamo alla centralità della persona e del valore del capitale umano che è l’elemento di partenza per costruire una società più giusta. Di rilievo politico, infine, la forte e sincera apertura all’opposizione per una stagione costituente alla quale nessuno potrà sottrarsi. Auguri di buon lavoro, Signor Presidente e grazie di aver voluto che dei socialisti riformisti, come il sottoscritto e Stefano Caldoro, nostro segretario, continuassero a sedere in questi scrani. Noi la sosterremo lealmente. Lì 13-05-2008. On. Lucio Barani Deputato del Popolo della libertà

BERLUSCONI: CALDORO (PDL), E’ LEADER RIFORMISTA E LIBERALE

(ANSA) – ROMA, 13 MAG – ‘Un intervento da leader riformista e liberale’. Questo il commento del segretario del nuovo psi Stefano Caldoro, parlamentare del Pdl, alle dichiarazioni programmatiche svolte oggi alla Camera da Silvio berlusconi.
‘E’ stato un discorso di chi guarda al futuro – continua Caldoro – per cambiare e riformare la politica e la societa’. E’ stato importante il richiamo alla centralita’ della persona e del valore del capitale umano che e’ l’elemento di partenza per costruire una societa’ piu’ giusta’.
‘Di rilievo politico infine – conclude Caldoro – la forte e sincera apertura all’opposizione per una nuova stagione costituente alla quale nessuno potra’ sottrarsi’.(ANSA).

NO, NON SIAMO IN FASE DI SMOBILITAZIONE

Leggo, sempre più spesso, dichiarazioni di militanti socialisti che, dopo gli ultimi risultati elettorali e la splendida vittoria dell’aggregazione riformista moderata guidata da Silvio Berlusconi, ormai si sentono in dirittura d’arrivo verso il Partito delle Libertà e pensano allo scioglimento ed all’abbandono dei nostri simboli, con l’adesione piena al PdL.

Mi sembra che si stia correndo troppo, ben sapendo che scelte di questo tipo, se devono essere assunte, devono essere decise da un Congresso Nazionale, fermo restando che se qualcuno si è stancato (perché magari pensava ad un percorso trionfale e senza ostacoli) può decidere autonomamente di traghettare verso i lidi che più considera opportuni (lo hanno fatto migliaia di socialisti –a destra e a sinistra- non sarà uno scandalo che lo facciano altri). Noi, comunque, non saremo fra di essi e ancoriamo le nostre scelte alle decisioni congressuali del Midas del 2007: adesione ad una Federazione di moderati, e difesa della nostra autonomia e della nostra identità.

Quella scelta (quella del Midas che ha consacrato Stefano Caldoro a Segretario Nazionale) risponde comunque a scelte politiche irreversibili, perché frutto di una diversa visione della società italiana, delle sue esigenze e dei modi per affrontarle. Essa non necessità di ‘sacrifici’ ma di chiare e salde scelte politiche come quelle che, in questi anni, abbiamo saputo assumere.

Guai a mollare la spugna proprio nel momento in cui trionfa il riformismo liberal-socialista; proprio ora che anche il Governo Berlusconi si fortifica di capacità e di intelligenze craxiane attraverso il pieno utilizzo delle risorse che il riformismo ha saputo ‘allevare’ (Tremonti, Sacconi, Frattini, Cicchitto, Moroni, Boniver, Stefania Craxi, ecc.); proprio ora che, in assenza dell’imbroglio Costituente, il Nuovo PSI può diventare reale punto di approdo per un popolo socialista allo sbando e che, in assenza di chiara simbologia socialista, rischia di far aumentare le percentuali dell’astensionismo.

Il concomitante voto amministrativo delle settimane passate (con gli splendidi risultati conseguiti nelle realtà dove abbiamo avuto il coraggio di misurarci) sono la prova provata di quanto spazio esiste per continuare la nostra azione. Siamo stati e continueremo ad essere elementi di stimolo e di pungolo nei confronti dei nostri alleati che, purtroppo, non sono solo Berlusconi e Fini, ma anche centinaia di dirigenti periferici, nelle Regioni e nelle province, spesso e volentieri abbastanza chiusi e con poco respiro politico. Non è che questi dirigenti cambieranno atteggiamento sol perché gruppi ‘sfiduciati’ di quadri socialisti decideranno di confluire nelle loro fila. Anzi continueranno a mantenere un atteggiamento di sufficienza ed esclusione che tanto manda in bestia i nostri quadri provinciali.

Ed allora basta con la sfiducia e il malessere che è anche frutto dell’amaro in bocca per le vicende legate alla composizione dell’Esecutivo, perché c’è molto da lavorare. E questo lo si può fare da qualunque postazione. Io preferisco continuare ad utilizzare quella del Nuovo PSI.
Giovanni ALVARO

Reggio Calabria 11.5.2008

Dal sito della Costituente

Lettera ai socialisti dopo Chianciano. Mauro Del Bue

Cari compagni,

inutile negarlo. Siamo finiti sotto il diluvio del 13-14 aprile. Poteva andare diversamente? Io penso di sì, ma avremmo dovuto impostare in modo diverso la nostra Costituente. Al congresso del partito che mi ha eletto segretario (l’ex Nuovo Psi), nel luglio del 2007, proposi una Costituente liberalsocialista e non semplicemente socialista. Pensavo che sarebbe stato utile non disperdere il patrimonio della Rosa nel pugno, inteso come punto di incontro di socialisti, radicali laici e liberali, alla quale, nella Primavera del 2006, avevamo scelto di non aderire semplicemente perché collocata nell’Unione, ma che avevamo ugualmente salutato come esito naturale ed opportuno di tradizioni legate da tante battaglie comuni. Tanto che nel 2006 proponemmo che fosse Emma Bonino a guidare un polo laico che si contrapponesse sia a Berlusconi sia a Prodi. Dopo la fine dell’Unione, proposi ai compagni della Costituente di costruire un’alleanza coi compagni radicali, per sottoporre a Veltroni un nuovo soggetto apparentato. Mi è stato risposto negativamente e dopo il mancato apparentamento avanzai l’idea, e non fui io solo a farlo, che fosse Emma Bonino a guidare una lista comune di socialisti e radicali. La proposta è stata bocciata e qualcuno ha aggiunto testualmente che era un errore “boninizzare” la nostra lista. Oggi ci ritroviamo sommersi dal diluvio con un risultato elettorale che è il più umiliante della storia, anche recente, dei socialisti. Mai, nessuna frazione del vecchio Psi ha ottenuto meno dell’1% in nessuna competizione elettorale dal 1994 ad oggi. E questo dovrebbe spingere tutti a cercare le motivazioni di questo infausto risultato e dovrebbe indurre tutti a tentare di individuare una prospettiva. Perché ci sia un approdo, dopo il diluvio, perché rinasca una speranza di futuro. Ci si dovrebbe preoccupare, più che del nome del nuovo segretario, di cercare una via di uscita dal fondo del mare in cui siamo stati cacciati. Non abbiamo bisogno di bombole ad ossigeno che hanno tutte un tempo limitato. Dobbiamo riemergere e tentare un approdo. Per questo ho accettato la proposta di Marco Pannella di iniziare insieme una riflessione e poi di definire un percorso per dare vita ad una tendenza liberalsocialista in Italia. Questa tendenza oggi vive in tante direzioni: ci sono i radicali, i socialisti del Ps, i socialisti presenti anche nell’Arcobaleno, laici, liberali e socialisti sia nel Pd, sia nel Popolo delle libertà, ove abbondano in Parlamento esponenti che provengono dal vecchio Psi. Non dobbiamo averne paura. Dobbiamo sfidarli, vigilando sulla loro coerenza. Dobbiamo lanciare la sfida laica, liberale, riformista, cui dovranno rispondere coi loro atteggiamenti politico-parlamentari quotidiani. La sfida sulle liberalizzazioni e sui diritti civili, la sfida sulle grandi questioni dell’ambiente, oggi senza interpreti parlamentari tradizionali, quella sulla giustizia giusta e anche sulla moralità della politica, che non si misura solo col suo costo, ma anche sulla coerenza degli atteggiamenti (quello di Di Pietro che prima sottoscrive accordi col Pd e poi li disattende in modo così clamoroso è davvero eclatante). Penso che i socialisti che non intendono nè consegnarsi al Pd né arrendersi all’ineluttabilità del loro declino e della loro estinzione, e non pensano che una tattica di sopravvivenza all’interno di un contenitore senza voti possa essere la ricetta, debbano sentirsi coinvolti in questo inizio d’una marcia che non credo abbia solide alternative. Lo abbiamo detto in conclusione del Convegno di Chianciano, parafrasando un famoso slogan del Maggio francese: “Ce n’est qu’un debout, continuons le combat” . I socialisti hanno ancora voglia di combattere. Sono stanchi di essere umiliati. E hanno voglia di speranza e di futuro. Da Chianciano, dalla possibilità di mettere insieme socialisti, radicali, laici e liberali, dalle disponibilità emerse in più direzioni, dal gruppo parlamentare di radicali che c’è e che può fungere da aggancio istituzionale assai utile (i radicali non hanno aderito né al Pd né genericamente al gruppo parlamentare del Pd, ma hanno composto una loro delegazione autonoma nel gruppo democratico, come del resto era negli accordi) è stato deposto un primo tassello. Credo valga davvero la pena di continuare. Lo so che quanti hanno vissuto, prima con passione poi con delusione la vita della Rosa nel pugno, questa prospettiva possa anche non essere salutata con entusiasmo. Ma mi chiedo, caro compagni, c’è qualcuno che ha qualcosa di meglio da proporre, oggi?

Fraterni saluti Mauro Del Bue

NON SIAMO FIGLI DI UN DIO MINORE

Diciamo subito che il Nuovo PSI non è figlio di un Dio minore ma, come ogni altro alleato del fronte moderato riformista, rivendica pari dignità. Tutti, infatti, grandi o piccoli che siano, hanno diritto, ad essere coinvolti nella formazione del nuovo esecutivo. Con presenze consistenti o con presenze che possano apparire soltanto simboliche, ognuno deve sentirsi pienamente coinvolto e parte integrante del progetto “rialzati Italia”.

Sbaglia chi pensa che si tratti di un giro di parole per avanzare rivendicazioni tese a soddisfare le aspirazioni, che pur sarebbero legittime, di singoli dirigenti. Tutt’al più la rivendicazione punta a soddisfare le aspettative degli elettori dei singoli partiti che hanno scelto di votare PdL anche per la presenza in quelle liste dei propri dirigenti. Per quanto ci riguarda due di essi, Stefano Caldoro (Segretario Nazionale) e l’uscente Lucio Barani, sono stati eletti, affermando così una presenza socialista organizzata che, da altre parti, i riferiamo ai Costituenti, è stata giudicata fastidiosa ed è stata liquidata malgrado anni di servitù più o meno cosciente.

Non è azzardato dire che la presenza del Nuovo PSI nel panorama politico nazionale diventa, giocoforza, per gli elettori socialisti, ormai allo sbando, un punto importante di riferimento che già le concomitanti elezioni amministrative hanno abbondantemente conclamato. Dove, infatti, abbiamo presentato liste col nostro Garofano i risultati sono stati abbastanza lusinghieri. Da Catanzaro in Calabria, a Bitonto nelle Puglie, ai Comuni della Campania le percentuali si aggirano attorno al 5%, e ciò anche in presenza, come a Catanzaro, di altre due liste socialiste che realizzano un 4 ed un 2,7% ciascuna.

Il Nuovo PSI ha quindi pieno titolo a chiedere una presenza nell’esecutivo, e pieno titolo ha il Nuovo PSI Calabrese a rivendicarlo per la propria regione. Sarebbe assurdo infatti non cogliere l’importanza di un riconoscimento che va aldilà dell’immediato per guardare con sufficiente tranquillità ai nuovi appuntamenti non ultimi quelli elettorali regionali nelle Regioni del Sud. Così come per la Sicilia , dove Lombardo ha stravinto, bisogna ‘omogeneizzare’ gli esecutivi regionali per evitare le quasi certe conflittualità contro le grandi opere pubbliche, a partire dal Ponte sullo Stretto.

Tra l’altro non sarebbe capito un ‘trattamento’ diverso tra le forze minori, alcune delle quali, come l’ MPA, già abbondantemente ricompensate con gli eletti, ed altre che bussano insistentemente alla porta del PdL . Siamo,però, certi e più che convinti che la ‘quadra’ (come l’ha chiamata Bossi ) anche per il Nuovo PSI sarà trovata dal Presidente Silvio Berlusconi che ha la capacità di non guardare solo all’oggi, ma quella di guardare sempre a domani e dopodomani, perché è così che si vincono non le battaglie, ma le guerre.

I Segretari Provinciali, nonché membri della Direzione Nazionale
Giovanni ALVARO – Reggio Calabria
Gianfranco BONOFIGLIO – Cosenza
Mimmo FULCINITI – Catanzaro
Carlo PANTANO – Vibo Valentia

Calabria 03.05.2008

COMUNALI:ROMA;CALDORO (PDL),STRAORDINARIA E STORICA VITTORIA

(ANSA) – ROMA, 28 APR – ‘La straordinaria e storica vittoria di Gianni Alemanno a Roma esprime la voglia di rinnovamento e cambiamento di Roma cosi’ come dell’ intero Paese’. Lo sottolinea Stefano Caldoro, segretario nazionale del nuovo psi e parlamentare del Pdl.
‘Roma ha premiato la coalizione moderata e riformista – aggiunge- ed ha bocciato, senza appello, la sinistra conservatrice di Veltroni e di Rutelli’ ‘A Gianni Alemanno gli auguri miei e dei socialisti del nuovo psi per il lavoro che dovra’ svolgere per il rilancio della Capitale’.(ANSA).

LA FONDAZIONE SERVE ALLA VERITA’ STORICA

I commenti alla proposta di Stefano Caldoro, che si possono leggere nel blog del Partito Socialista Nuovo Psi, dimostrano che si è capito poco degli obiettivi che Stefano si prefigge di raggiungere con l’idea della Fondazione. Ed allora mi permetto di fare chiarezza.

La proposta di Stefano Caldoro per la Costituzione di una Fondazione dei Socialisti è quanto di più semplice e necessario si potesse pensare per non disperdere la storia e il ruolo che il Partito Socialista ha avuto nel nostro Paese dalla nascita fino a Bettino Craxi che ha rappresentato, aldilà delle ignobili e vergognose mascalzonate subite con l’esilio e la gogna mediatica, il clou della elaborazione teorica e dell’applicazione pratica del riformismo più puro.

Non so, però, se l’iniziativa avrà il successo che merita anche perché ancora fresche sono le polemiche che ‘dall’interno’ hanno minato e accelerato la crisi del Partito. La fuga (SDI), la diaspora (I Socialisti), la ricerca di nicchie di sopravvivenza (PD) da una parte; e la necessità di continuare un percorso nell’alveo della tradizione riformista, con nuovi (Forza Italia) o antichi strumenti (Nuovo PSI) dall’altra, hanno minato profondamente anche gli aspetti di stima, rispetto e solidarietà, che pur esistevano tra soggetti socialisti che la pensavano diversamente.

Illudersi che oggi dirigenti come Caldoro, De Michelis, Zavettieri, Stefania Craxi, Tremonti, Cicchetto, Moroni, Sacconi, Boniver, Del Turco, Benvenuto, Boselli, Martelli, Mancini, ecc., possano dar vita ad un soggetto di studio, di ricerca e di salvaguardia del marchio e della tradizione socialista italiana sembra impossibile, ma vale la pena tentarne la realizzazione, anche perché la Fondazione non può e non sarà un soggetto politico, non deve e non può fare politica, ma deve solo difendere le verità storiche e blindare insegne e marchio. E deve, anche, saper dire all’opinione pubblica, fortemente frastornata dai media nazionali che parlano di scomparsa dei socialisti, che anche nell’attuale Parlamento vi sono ben 70 parlamentari con radici socialiste, due dei quali (Caldoro e Barani) espressione del Garofano del Nuovo PSI, eletti nel PDL.

Tra l’altro, in tempi di bipartitismo (realizzato con partiti unici o contenitori elettorali), sarebbe l’unica strada per difendere la gloriosa storia dei socialisti. Non è, quindi, velleitaria la proposta di Stefano Caldoro, che non è, lo ripeto, una proposta di autoscioglimento per costruire assurde terze vie. Essa, per i tempi che corrono e le collocazioni ormai sedimentate dei gruppi dirigenti, non punta alla ricomposizione dei socialisti ormai semplicemente impensabile, né punta alla costruzione del partito unico degli stessi, ma solo a difendere e tramandare alle nuove generazioni, il ruolo avuto e i contributi che i socialisti hanno dato al nostro Paese.

La Fondazione non nasce, se nascerà, in alternativa al Partito che per noi continuerà a rimanere il Nuovo PSI.

Adolfo COLLICE

Cosenza 27.4.2008

SOCIALISTI: CALDORO, RIUNIAMOCI TUTTI IN UNA FONDAZIONE =

(AGI) – Roma, 24 apr. – “Dobbiamo prendere atto che ormai c’e’ il bipartitismo e non e’ possibile far rinascere nuovi partiti.
Non si puo’ piu’ riesumare il partito socialista”. Stefano Caldoro, eletto alla Camera nelle fila del Pdl, lancia “una proposta a tutti coloro che sono stati socialisti”. “Dobbiamo – dice – fare una fondazione. Riuniamoci tutti insieme, esponenti di entrambi gli schieramenti, senza vincoli di coalizione”. In questo modo – spiega il leader del nuovo psi – “si potrebbe recuperare il marchio e finalmente salvaguardare i valori che il partito socialista ha incarnato da una vita”. Caldoro non si rivolge soltanto “a Cicchitto, Sacconi, Tremonti, moroni, Craxi”, ma anche “a Benvenuto, Del Turco” e ai tanti parlamentari eletti nelle fila del Pd e che in passato hanno militato nel partito socialista. “Solo con una fondazione – conclude Caldoro – potremo tornare a lavorare insieme, al di la’ delle coalizioni e della propria attuale appartenenza politica”. (AGI) Red 241811 APR 08

TO’, ERA VERO, VELTRONI E IL PD SONO PER IL PONTE

Quando avevamo colto in un comizio di Walter Veltroni, a Reggio Calabria, una inversione di 360 gradi sul Ponte di Messina, e lo avevamo scritto, siamo stati fortemente criticati come se ci fossimo inventato tutto o come se fossimo dei provocatori senza alcuna remora. Oggi abbiamo la conferma che ciò che avevamo affermato è praticamente vero: Veltroni non è scivolato sul problema, e noi non abbiamo mistificato alcunché.

La conferma ci viene, nientepopodimeno, che dall’ex Prefetto antimafia, Luigi De Sena, che il PD, in mancanza di altre mogli, sorelle, figlie, cognate di caduti in missione o per mano mafiosa, da inserire nelle proprie liste, ha deciso di promuovere ad un seggio senatoriale. Egli ha dichiarato che: “indipendentemente dalla mia idea, penso che la posizione favorevole possa essere condivisa da tutto ilo PD. NON MI RISULTA CHE VELTRONI SI SIA ESPRESSO CONTRO IL PONTE SULLO STRETTO. Come Parlamentare della Calabria dico che per risolvere il problema infrastrutturale della regione bisogna fare il Ponte sullo Stretto di Messina”.

E’ una dichiarazione netta e precisa che non può essere frutto dell’iniziativa improvvida del neo senatore che ha dimostrato, in queste settimane, d’essere distante anni luce da atteggiamenti alla Calearo che, al contrario, avevano creato non pochi imbarazzi nel gruppo dirigente dei cattocomunisti. Non tutti, comunque, sono stati avvisati del cambio di rotta, per cui si è subito dichiarata contrariata la signora Rita Borsellino che ha dichiarato di “non capire questa presa di posizione. Il governo Prodi aveva accantonato questo progetto”.
E anche il popolo di sinistra si troverà spiazzato, e passerà del tempo prima di riuscire a individuare per dove soffia il vento. Sarà una metabolizzazione lenta, ma alla fine ci si accoderà come sempre è avvenuto al ‘contr’ordine, compagni’. Tra l’altro la dichiarazione di De Sena taglia l’erba della polemica di chi avversava il Ponte perché appetibile per le cosche mafiose. Lo stesso super ex prefetto antimafia ha chiosato che c’è una catena normativa di controllo che sviluppata e snellita può bloccare il rischio.

Quando il Nuovo PSI proclamava la propria scelta per il Ponte, occasione unica, per sviluppare tutte le infrastrutture dell’Area dello Stretto, con un Ponte, perno centrale del definitivo rilancio dell’attività turistica di grande respiro, veniva accusato di velleitarismo e incapacità a capire le ragioni dei no tra le quali spiccava (non si rida, per piacere) quella verde del Pecoraro che si preoccupava del disturbo che veniva causato alla millenaria rotta dei delfini con l’ombra proiettata sulle acque del mare. E poi vogliono sapere perché hanno perso.

E’ chiaro che l’inversione di rotta nasce anche dai sondaggi sull’atteggiamento positivo dell’opinione pubblica nei confronti della grandiosa opera, e sulla certezza che essendo una delle opere che il Popolo delle Libertà rilancerà da subito, si tenta di non ‘regalare’ il merito solo al fronte guidato da Silvio Berlusconi. Ma se così è, dove vanno a finire tutte le panzane verdi, e quelle sui terremoti, sulla mafia, l’incapacità ingegneristica a realizzarlo e le difficoltà per il finanziamento? Ancora una volta si ha la riprova che spesso le posizioni della sinistra, su questo o quell’obiettivo, non sono frutto di valutazioni di merito, ma sono dettate da atteggiamenti precostituiti per la collocazione del proprio schieramento.

Ma lasciamo perdere, e, in nome di Bettino Craxi che il Ponte lo ha voluto, andiamo avanti segnando con esso anche quell’unità ideale del Paese che la propaganda ‘sinistra’ indica in pericolo per la presenza della Lega.

Giovanni ALVARO

Reggio Calabria 23.4.2008

TENTARE DI TRASFORMARE LE ROSE IN GAROFANI

Che dopo la debacle elettorale dei Costituenti (?) socialisti, si avviasse un serrato dibattito era tra le cose non solo possibili ma necessarie. Ma va evitato che, per l’ennesima volta, ci si attorcigli su se stessi con analisi tese solo all’autogiustificazione o a dar la colpa al destino cinico e baro determinato dal solo Walter Veltroni. Questo tipo di dibattito servirebbe solo all’autocommiserazione, ma non certamente a riannodare i legami dei riformisti genuinamente craxiani. Altra cosa è invece riconoscere gli errori commessi, rileggere la realtà che sta di fronte e conseguentemente decidere sul famoso che fare? Ho, quindi, apprezzato il contributo di Sergio Verrecchia, non nuovo comunque a coraggiose affermazioni anche se poi, non seguite dai fatti con le necessarie scelte politiche. Ma anche Del Bue ha teso a mettere i piedi nel piatto.

Tre mi sembrano, comunque, le affermazioni da riprendere. Due da condividere, e una un po’ meno. La prima (meglio tardi che mai) è riferita al superamento della divisione nominalistica tra destra e sinistra dietro cui si nasconde, da sempre, l’azione staliniana per criminalizzare chi osa liberarsi dalla egemonia gramsciana dei comunisti. Verrecchia introduce, e la cosa ci fa molto piacere, i concetti di progressisti e conservatori riferiti ai nuovi bisogni della società ed alle resistenze ‘conservatrici’ per affrontarle. Al popolo della sinistra può sembrare incredibile, ma i conservatori non stanno dalla parte di Silvio Berlusconi, ma dalla parte dei poteri forti (editoria, finanza, grande padronato, ecc.) che gestiscono, da dietro le quinte (ma non troppo), la sinistra camuffata e riciclata.

La seconda, espressa da De Bue, è riferita alla ‘battaglia elettorale’ del PS centrata di più sull’identità socialista, di cui gli italiani hanno fatto a meno, e di meno anzi per nulla sul vero conflitto che si giocava nel Paese tra il Governo Prodi, quello della sinistra, meglio conosciuto come il governo delle tasse e dell’‘armata Brancaleone’, e la stragrande maggioranza dei cittadini. I socialisti del PS guidati da Boselli sembravano di un altro pianeta.

Del Bue e Verrecchia affrontano, poi, il tema partito. Il primo per denunciare l’operazione Costituente basata sul Partito padrone (lo SDI) con ‘altri ospiti (quelli illustri, quelli graditi, quelli sopportati)’, mentre il secondo per denunciare, finalmente, le anomalie di un partito centralizzato che regge, vive, o ha vissuto, per il sostegno di una piccola corte che, a volte, come ai tempi di Gianni De Michelis a Largo Argentina, sembrava veramente la corte dei miracoli. A tutte e due però va detto che non è la forma partito (centralizzato o federalista) che può far superare le difficoltà, quanto una chiara scelta politica che chiuda definitivamente con la subalternità a supremazie che la recente tornata elettorale ha spazzato via senza alcun appello.

Il sottostare, tra l’altro, alle egemonie altrui porta inevitabilmente, per non infastidire il ‘sovrano’, a disconoscere, o mettere in ombra, l’eredità ineliminabile di Bettino Craxi. Ma è solo su questo terreno che può riaprirsi un vero confronto tra le diverse anime, almeno quelle vive, dei socialisti, dichiarando immediatamente, come primo atto, chiuso il grande imbroglio della Costituente.

Anche sulla legge elettorale pensare che il ‘Vassallum’ poteva andare meglio per i piccoli partiti è fuorviante, offre scappatoie allo sconforto dei compagni, e mistifica la realtà, perché pur avendo votato col ‘porcellum’, sono state avviate le prove generali del Vassallum così come ha voluto Veltroni, e Silvio Berlusconi, che non teme le sfide, gli è andato dietro. Non resta che attendere e partecipare al dibattito. Sarà ciò che farà il Nuovo PSI per tentare di trasformare le rose in splendidi garofani.
Giovanni ALVARO

Reggio Calabria 21.04.2008