CONGRESSO PS, PERDUTA L’ULTIMA OCCASIONE

Fin quando le ultime truppe del fu grande partito socialista, per intenderci quello craxiano, continueranno a mordersi la coda, o a girare come farfalline attorno alla lampadina non c’è, purtroppo, alcuna speranza di recuperare altre importanti forze all’impegno riformista, ma neanche la speranza di assistere alla promozione di una nuova classe dirigente che abbia un segno distintivo rispetto al passato, quali la discontinuità ed il salto generazionale.

Il Congresso del PS a Montecatini ha sostanzialmente mancato l’appuntamento con un percorso nuovo. Ancora una volta si è data l’impressione di assistere ad un film già visto. E’ vero che c’è stato il ‘nuovo’ rappresentato da Nencini , che ci sono stati i fischi a Walter Veltroni ed al suo PD, e che c’è stata la richiesta di ‘rompere’ con Di Pietro, ma sembrano (e in politica è estremamente importante) atti dovuti dopo una drammatica sconfitta. Infatti, Boselli doveva essere sostituito, se non altro per l’accanimento terapeutico che lo ha visto protagonista nel rapporto stretto con Prodi ; Veltroni, amante ingrato, doveva essere fischiato, se non altro per salvare la faccia di chi vuol continuare a perseverare negli errori; e la richiesta di rottura con Di Pietro è sembrata poco convincente, se non altro perché presentata tardivamente e dopo aver subìto la sindrome di Stoccolma.

Ancora una volta si è perduta un’occasione, nel caso l’occasione principe, per avviare realmente un percorso nuovo. Tutto, infatti, è sembrato finalizzato alla ‘ricostruzione’ di un rapporto col PD, un rapporto comunque senza pari dignità. Peccato, perché almeno in provincia ci sono energie sprecate o poco utilizzate che si stanno formando, senza vera politica, ma solo nel gioco dell’accattonaggio politico. Peccato veramente, perché il riformismo ha bisogno di allargare i propri confini, ha bisogno di nuove energie, deve esso stesso sapersi rinnovare.

Quando si è prigionieri delle proprie nomenclature (con o senza Boselli il discorso è lo stesso) è certo il rischio che esse impongono la strada che punta alla propria sopravvivenza ritagliandosi uno spazio che, prima il PD si è rifiutato di concedere, ma che adesso (dopo la sconfitta) sembra disponibile a concedere. Da quà la scelta “a sinistra a prescindere”, che stava in bell’evidenza nel dibattito congressuale, ben sapendo che politicamente il frontismo è la negazione del riformismo, della sana politica, del confronto, del buon governo.

All’Italia e agli italiani non interessa sapere dove, fisicamente, si vanno a sedere i deputati ma interessa sapere quale politica sono disposti a sostenere. La scelta di far vincere il PdL, col margine che tutti ricordano, ha proprio questo connotato, aver voluto sostenere una determinata politica. Il PdL e Silvio Berlusconi sono l’espressione netta del riformismo, della sana politica e del buon governo, che non sono solo ‘marchi di qualità’, ma sono scelte concrete che viaggiano sulle gambe di una nutrita schiera di riformisti doc.

Il Nuovo PSI di Stefano Caldoro sostiene questa politica. Ha scelto da tempo di far parte, come forza riformista moderna e moderata, di questo schieramento che rifiuta, come sarebbe giusto e necessario per ogni forza socialista, l’alleanza con la parte più conservatrice e dogmatica che circola nel Paese e che, di volta in volta, tenta di camuffarsi. Ma su questo ritorneremo.

Giovanni ALVARO

Viaggio a Montecatini tra Samurai e Filibustieri

Il primo congresso dei socialisti italiani concluso a Monetecatini domenica 6 luglio
porta con sè luci ed ombre.
Tra i bagliori luccica sicuramente la conclusione unitaria. Tutti insieme mossi dalla
necessità di unire gli sforzi e non sprecare, per divisioni interne, le poche energie
a disposizione.
Un raggio luminoso viene anche dal nuovo segretario Riccardo Nencini. Un uomo
sicuramente nuovo, ma non inesperto. Preparato. Uno sguardo pulito e sincero.
Lontano da atteggiamenti arroganti e presuntosi che tanto danno hanno
fatto e fanno all’interno della nostra organizzazione. Insomma: “una persona per
bene”.
Molto dipenderà da lui e da quanto potrà fare per riconvertire le logiche di potere
sclerotizzate nei vecchia apparati.
Una buona partecipazione, una buona organizzazione e tutto sommato anche
una notevole immagine mediatica. Ci ha aiutato sicuramente la contestazione a
Walter Veltroni, ma anche per questo, del congresso socialista si è parlato molto
sui giornali ed in televisione. Molto più di quanto i numeri imponevano.
Le aree buie invece persistono nei contenuti e nelle elaborazioni per lo più stantie
e scontate. Tanti sforzi per l’elaborazione formale dei discorsi. Un grande impegno
sullo stile del racconto, sugli effetti dell’applauso, ma poco, forse troppo
poco di nuovo è stato proposto, o meglio, è stato deciso.
Rimane ancora avvolto nelle tenebre il nuovo gruppo dirigente. Quello succedutosi
sul palco per il 90 per cento è lo stesso visto negli ultimi quindici anni di storia
socialista. Eppure c’era una discreta presenza di giovani. Forse la loro timidezza
o forse il protagonismo obeso ed appesantito dei “vecchi” gli hanno impedito
di esprimersi.
Semioscura è rimasta la linea politica divisa tra chi difende come Shoichi Yokov,
l’ultimo dei soldati giapponesi scoperto ed arresosi nel 1972 nell’isola di Guam, la
linea di “a sinistra sempre, solo ed unicamente” e chi, come dei novelli Francis
Drake, invitano il Partito a scorribande corsare all’interno dei due schieramenti
italiani.
Prevarranno i Samurai o i filubustieri? Difficile dirlo, di certo il congresso non si è
espresso. Questa incertezza dovrà essere sciolta pena la fine della speranza che
il Congresso ha dato.
Mai come oggi, in una situazione così difficile e drammatica, conterà l’intelligenza
ed il valore del gruppo dirigente nazionale e locale.
Se continueranno a prevalere le convenienze personali, rispetto alla politica, la
fine è già scritta.
Le speranze del Partito risiedono tutte nella sua capacità di riprendere autonomia
ed identità. Nulla deve essere precostituito se non l’idea riformista socialista. Alleanze,
scelte, strategie ed uomini dovranno essere messe a disposizione
dell’opportunità della politica e non degli interessi individuali.
Il respiro collettivo è l’unico ossigeno possibile per un malato grave come il socialismo
italiano.
Questo è il primo grande, difficilissimo compito che ha davanti a se il nuovo segretario.
Ostacolo non raggirabile e non rinviabile.
Come in ogni attività umana, per ricostruire, riconvertire, ristrutturare, ripartire è
necessario un nuovo progetto ed un nuovo management e la ricerca è tra i migliori
disponibili non tra i supponenti di un potere che nessuno ha più.
Sergio Verrecchia

Nencini, il PS ed il Nuovo PSI

Si è rotto l’asse Berlusconi-Veltroni? Si farà il PDL?
Tutte domande che al momento non hanno risposte e la sola idea di volerne dare ci può condurre su una strada assai lontana da quello che serve.
Venerdì sabato e Domenica si è tenuto il primo congresso del PS.
Nencini è diventato segretario Nazionale e sta cercando di rilanciare un’iniziativa politica per rientrare nel gioco delle istituzioni italiane.
Alcuni aspettti mi hanno convinto, altri meno.
Non mi ha convinto per esempio l’interlocuzione univoca che ha voluto aprire con Veltroni, anche se una risposta di una possibile apertura è arrivata, allorquando il leader dell’attuale opposizione risponde che la sua partecipazione al congresso è da intendersi come una volontà di ri-costruire un rapporto.
Non mi convince il fatto che ancora una volta non ha voluto affrontare alla radice il vero problema che vi è in Italia e cioè che una forza Socialista, Riformista, moderna e moderata non può interloquire con l’area più conservatrice e dogmatica che ancora è presente nel nostro Paese.
Il problema non può essere quello di affrontare con pregiudizi le importanti riforme che necessitano al nostro Paese, viceversa quello di dare un impulso diverso, nuovo e attuale alle questioni sul tavolo.
Sicurezza, infrastrutture, sanità, giustizia, lavoro; tutte questioni che devono essere affrontate con un approccio moderno, senza preclusioni, senza preconcetti, valutando cosa è necessario fare e quale è la via possibile e migliore per attuarle.
Non mi ha convinto ancora la mancanza di apertura ad un dialogo con tutti i Socialisti, come se loro e solo loro posseggono l’unica e sola identità di Socialisti.
Viceversa ho apprezzato molto il dinamismo e la scommessa che lo stesso ha voluto porre sul tavolo.
L’asse con l’UDC era l’unica via possibile per aprirsi un’interlocuzione, una sorta di asse privilegiato per rimettersi sul tavolo della Politica, obbligando Veltroni a prendere una decisione su Di Pietro ed allo stesso tempo facendogli capire che il PD non può essere il solo depositario della cosìdetta politica riformista.
Così come interessante ed intelligente mi pare la volontà di manifestare per il Presidente della Repubblica; indipendentemente dalla cassa di risonanza che potranno avere, il senso politico di un richiamo alle Istituzioni è condivisibile e apprezzabile.
Un Congresso insomma che ci dà spunti per una riflessione che riguarda anche, per ovvie ragioni, a quello che succede nel nostro partito.
Bene l’intervento di Stefano, che ha portato il saluto della nostra organizzazione e ha offerto, anche se non richiesto, la possibilità al PS di avere degli interlocutori al Parlamento attraverso i nostri due deputati eletti con la PDL.
Quello che invece mi pare troppo lenta è viceversa l’iniziativa politica che in questo momento appare debole sottotono e per certi versi assente.
Se è vero che da una parte siamo gli unici Socialisti presenti in Parlamento è altrettanto vero che tutto questo non appare nella vita Istituzionale.
Per certi versi siamo troppo passivi, in attesa che gli eventi ci precipitino addosso, con scarso spirito d’iniziativa, con uno sfilacciamento che diventa ogni giorno sempre più palpabile e sempre più preoccupante.
Proprio in virtù del fatto che non sappiamo cosa succederà all’interno della nostra coalizione dovremmo essere più dinamici, pronti a interloquire con forza se pensiamo che il PDL si farà o pronti ad essere organizzati se viceversa il partito unico dei moderati non si farà.
Esiste un problema settentrionale nel nostro Partito che pesa come un macigno; un problema di risorse umane e di spazi politici; un problema che presto o tardi saremo obbligati ad affrontare.
Fintanto che il Nuovo PSI non sarà un partito presente anche al Nord, noi non saremo mai un partito!
I prossimi mesi saranno decisivi per capire in che direzione andrà la politica Italiana; il primo appuntamento sarà certamente quello della possibile riforma elettorale per le Europee.
E quello è un appuntamento che il Nuovo PSI non può né deve mancare.
Se saremo capaci di costruire un percorso politico ed organizzativo tale per cui possiamo pensare di raccogliere consensi e di occupare uno spazio politico allora avrà senso continuare a tenere in piedi questa comunità; viceversa il tutto rischia di essere un ufficio di collocamento per pochi.
E questa cosa sinceramente non mi interessa.

PS: DE MICHELIS, NO A RAPPORTO CAUDATARIO CON IL PD

(ANSA) – MONTECATINI TERME (PISTOIA), 5 LUG – Il Partito socialista deve escludere ‘qualsiasi convergenza con la sinistra massimalista’ ma anche ‘qualsiasi rapporto di tipo caudatario con il Pd’ e seguire ‘la sua marcia in qualsiasi direzione’. Lo ha detto Gianni De Michelis, a margine della sua partecipazione al primo congresso nazionale del Partito socialista in corso a Montecatini.
‘Dobbiamo dire con chiarezza – ha detto ancora De Michelis – che il tratto di mare nel quale cercheremo di navigare sara’ quello tra il Pd e il Pdl, esattamente dove si colloca Casini’.
Sulla legge elettorale, De Michelis ha aggiunto che sara’ necessaria una scelta esplicita ‘per una legge elettorale alla tedesca che vada oltre lo schema bipolare’. (ANSA).

Apc-PS/ NENCINI: APPOGGIAMO UDC PER CONSIGLIO REGIONALE CALABRIA

Con Casini e Cesa definita linea univoca su riforme istituzionali

Montecatini Terme, 6 lug. (Apcom) – Il Partito Socialista appoggerà il candidato dell’Udc per la vicepresidenza del Consiglio Regionale della Calabria: lo ha affermato Riccardo Nencini, neosegretario Ps, a margine dei lavori del congresso.
“Con Casini e Cesa – ha spiegato – abbiamo parlato prima del congresso, stabilendo una linea che riguarderà un comportamento univoco, intanto, sulle riforme istituzionali. Aggiungo che il Consiglio Regionale della Calabria dovrà eleggere un prossimo vicepresidente, e i socialisti in quella occasione sosterranno la candidatura dell’Udc. E’ il primo segnale concretissimo sul territorio, in una regione importante”.

CONGRESSO PS: NENCINI, NO SBARRAMENTO EUROPEE, DIALOGO CON UDC (3)=

(AGI) – Montecatini Terme, 6 lug – Nencini sulla situazione economica aggiunge: “Bene ha fatto Veltroni a richiamare l’attenzione sulla prospettiva dura, se non durissima, che aspetta le famiglie italiane in autunno. Sgombreremo il campo il prima possibile dalle questioni altre per dedicarci a provvedimenti necessari a migliorare le condizioni di vita dei cittadini. Berlusconi ed il Governo non usino le emergenze, piu’ o meno create ad arte, per nascondere una politica economica che ancora non decolla”.
Nel suo intervento di chiusura al congresso, Nencini propone un patto federativo a liberali, azionisti, movimento dei 101, repubblicani. A Walter Veltroni “chiediamo di portare alle estreme conseguenze la proposta che ci ha fatto: un nuovo centro-sinistra, una opposizione riformista fondata sul Pse.
Sciogliere l’apparentamento con l’Idv e’ interesse comune di tutti i riformisti”. Ai radicali Nencini chiede di sostenere le 3 campagne pubbliche del Ps su scuola, precari, caro bollette.

Apc-PS/ VELTRONI AL CONGRESSO, SOTTO I FISCHI C’E’ IL DIALOGO

Leader Pd apre, Nencini apprezza riconoscimento autonomia

Montecatini Terme, 5 lug. (Apcom) – “Non mi aspettavo gli applausi…”, ammette Walter Veltroni ai cronisti appena uscito dal Palazzo dei Congressi di Montecatini Terme, seconda giornata del congresso fondativo del Partito Socialista. Un’ora prima i delegati avevano accolto il suo ingresso con una salva di fischi, una disapprovazione così plateale da lasciare “amareggiato” Ugo Intini, sul podio in quel momento, secondo il quale “non è mai successa una cosa del genere in un’assemblea socialista”: e pazienza per il Berlinguer fischiato nell’84 a Verona con Bettino Craxi che disse “non mi posso unire a quei fischi solo perché non so fischiare”, e per il D’Alema coperto dai ‘buuu’ nel ’99 a Fiuggi, congresso fondativo dello Sdi, quando lodò il ‘grande traditore’ Giuliano Amato.

Intini, che pure c’era a Verona e a Fiuggi, ribadisce che “siamo un partito democratico, siamo abituati a discutere con tutti”.
Ha ragione: se la platea fischia, i leader del nuovo partito accolgono con soddisfazione l’apertura al dialogo da parte del leader del Pd, il quale afferma di voler “costruire un nuovo centrosinistra che non sia la ripetizione delle stagioni dell’Unione”, perché “il centrosinistra nuovo non deve essere l’assemblea di tutti coloro che non sono d’accordo con Berlusconi, ma deve avere una base programmatica”. Il Ps può e deve essere della partita: “Sulla base del rispetto dell’identità e della storia di entrambi – ha aggiunto Veltroni – io penso si possano creare nuovi rapporti tra forze autonome che vogliono fare un tratto di cammino insieme”. Una linea confermata, fuori dalla sala, da Vannino Chiti che riconosce nella relazione di Riccardo Nencini, sempre più vicino all’elezione a segretario per domattina, “un percorso di confronto e dialogo che è necessario, perché occorre costruire un’unità di tutte le forze riformiste”.

Soddisfazione confermata dai commenti del post-intervento: “Giudico positiva la proposta di Veltroni di costruire un nuovo centrosinistra fra forze autonome e riformiste”, ha detto Nencini, che ritiene “importante il riconoscimento che il leader Pd ha fatto dell’autonomia e dell’identità socialista, chiamando contemporaneamente alla collaborazione e al confronto”. Gongola l’ex compagno di partito Gavino Angius: “Il significato della presenza di Veltroni qui, le parole che ha detto – ha osservato – sono il riconoscimento del ruolo e dell’autonomia del nascente Partito Socialista, e sono di fatto un esplicito cambiamento di linea politica rispetto al passato”.

L’ipotesi di lavoro ricorrente è quella di un “campo largo” delle forze riformiste che ora stanno all’opposizione: quindi niente Di Pietro, “che non è riformista”, chiosa Angius, e i fischi che accolgono l’esponente Idv Fabio Evangelisti non mentono. Largo invece all’intesa, già evocata ieri da Nencini, con l’Udc, “con cui il rapporto può essere decisivo”, dice il vecchio leone del garofano Gianni De Michelis, per il quale “bisogna escludere ogni convergenza con la sinistra massimalista”, perché “il tratto di mare nel quale cercheremo di navigare sarà quello tra Pd e Pdl, esattamente dove si colloca Casini”. I fratelli separati del Nuovo Psi, per bocca del suo leader Stefano Caldoro, invitano gli ex compagni a riconoscere “i meriti del Governo” in tema di battaglie riformiste, piuttosto che “ascoltare le sirene del Pd”.

PS: CALDORO (NUOVO PSI), NON ASCOLTATE SIRENE DEL PD

(ANSA) – MONTECATINI TERME (PISTOIA), 5 LUG – Non ascoltate le sirene del Pd. Cosi’ Stefano Caldoro, segretario nazionale del nuovo Psi (che sostiene Berlusconi) esorta i socialisti del Ps riuniti per il primo congresso nazionale a Montecatini.
‘Allontanatevi dal fronte giustizialista – esorta Caldoro – e lavoriamo sui temi cari ai socialisti riformisti riconoscendo i meriti del governo su questi argomenti’.
Secondo Caldoro, le battaglie che sono ‘parte dei documenti congressuali, in particolare su un nuovo e moderno welfare, su scuola, merito e responsabilita’ e sulla giustizia delle garanzie, si possono fare insieme. Oggi non siete in parlamento – conclude Caldoro – come per noi e’ avvenuto in altre fasi.
Alla luce anche della vostra richiesta del diritto di tribuna, noi del nuovo Psi possiamo essere, se lo riterrete opportuno, anche la vostra voce in Parlamento su queste battaglie riformiste’. (ANSA).

DOPO “LOTTA CONTINUA”, VA IN SCENA “GUERRA CONTINUA”

Dopo l’infausta “lotta continua” dei lustri passati, va ormai da tempo in scena “guerra continua”. Quella guerra che, senza esclusione di colpi, si combatte ormai da tempo contro Silvio Berlusconi reo d’aver saputo dare, al popolo moderato di questo Paese, una alternativa organizzata ch’è stata capace di mettere fuori gioco (e non per caso fortuito) la ‘gioiosa macchina da guerra’ d’occhettiana memoria.

Come i presuntuosi di lotta continua, a suo tempo impegnati, inutilmente, a distruggere la borghesia e il capitalismo, si muovono gli strateghi di guerra continua che, anch’essa inutilmente, si sviluppa sull’altare dell’obiettivo di distruzione del pericolo pubblico n. 1, dimostrando così un’incredibile cecità politica.

A nulla sono valsi i risultati elettorali dell’anno scorso che hanno sancito, senza possibilità d’appello, la simbiosi tra popolo e leader del PdL; a nulla i clamorosi risultati registrati domenica scorsa in Sicilia dove è venuta meno la prassi che vuole sconfitti, alle amministrative dell’oggi, i vincitori delle politiche di ieri; a nulla l’aver constatato che il sentimento popolare di adesione al programma dei riformisti e dei moderati è ben saldo e difficilmente modificabile. E questo lo sanno anche lor signori.

Perché quindi l’agitarsi e la ripresa della criminalizzazione dell’avversario? Perché la messa in scena del becero armamentario già abbondantemente ignorato dall’elettorato? Perché di nuovo scenari che ipotizzano pericoli per la democrazia? La risposta è una sola: tutto è riconducibile alla “rincorsa continua”.

La rincorsa di quel Di Pietro allevato dalla sinistra ed oggi loro acerrimo concorrente sul terreno del qualunquismo e del giustizialismo (l’assenza di idee fa amare il sangue); la rincorsa del partito delle toghe che non vuole cedere neanche un millimetro del proprio potere e tiene sotto scacco anche il PD; la rincorsa di grilli, grillini, santoni, santori e guru vari, con l’obiettivo non di conquistare consensi ma di non perderli, e soprattutto per parare i colpi di una sorda lotta interna che sta mettendo in grave difficoltà il buonista (?) Veltroni. Ma se questo è vero, esso dimostra la straordinaria debolezza di un dirigente che piega le proprie posizioni politiche alle necessità, non del Paese che anche con l’opposizione si è chiamati a governare, ma della difficile vita interna del proprio partito.

Del resto, se si guarda al merito della vicenda, ci si accorge che l’atteggiamento del PD è semplicemente strumentale, e costruito su inesistenti emendamenti ‘salvapremier’. L’emendamento in questione, infatti, è condividibilissimo ed è necessario. L’obbligatorietà dell’azione penale costringe i PM a fare delle scelte, privilegiando alcuni filoni a discapito di altri. Stavolta col decreto emendato la scelta viene sottratta al loro arbitrio (spesso piegato a ragioni politiche) e, snellendo il mare magnum dei reati che ingolfano le procure, privilegia l’azione penale dei reati che comportano pene superiori ai 10 anni. Cosa c’è di scandaloso?

Il decreto è, quindi, sacrosanto, mentre il timido Aventino della Finocchiaro è una assurda sceneggiata senza alcun costrutto. Continuino pure così, il PdL e i suoi alleati non debbono farsi condizionare da questi teatrini, ma debbono andare avanti con il loro “governo continuo”.

Giovanni ALVARO

Reggio Calabria 17.06.2008

Provinciali di Trapani: Nuovo PSI elegge il Consigliere

Andrea Burzotta è riconfermato alla Provincia di Trapani.
2100 le preferenze raccolte dal rieletto consigliere Burzotta, eletto nelle liste della PDL come candidato del Nuovo PSI.
Un grande successo elettorale che permette ai Socialisti di avere una forte rappresentanza in Consiglio Provinciale.
Ad Andrea Burzotta ed al Segretario Provinciale Vito Ballatore un grandissimo ringraziamento, oltre ai più sinceri complimenti, per aver tenuto alto il Garofano

PS: BARANI, LOGO GAROFANO ROSSO E NOME SONO DEL NUOVO PSI

(V. ‘PS: CRAXI E DE MICHELIS…’ DELLE 17,30) (ANSA) – ROMA, 15 GIU – ‘Il logo del garofano rosso ed il termine Psi sono del Nuovo Psi come previsto in sentenze e dai provvedimenti del ministero dell’Interno. Bobo Craxi e Gianni De Michelis lo sanno bene e dunque non utilizzino questi argomenti.
Loro hanno scelto liberamente di aderire alla rosa nel pugno di Boselli e non al garofano rosso’. Lo afferma in una nota, Lucio Barani, parlamentare del Pdl ed esponente del Nuovo Psi di Stefano Caldoro.
‘Evitiamo di trascinare la storia gloriosa del Psi e di Bettino Craxi in dispute nominalistiche ed avviamo una stagione di dialogo tra i tanti socialisti e riformisti che dopo il 1994 e la fine del Psi hanno preso diverse strade continuando a difendere quei valori’, conclude Barani.(ANSA).

PDL: CALDORO, SCIOGLIMENTO PARTITI RISCHIA ESSERE MOSSA AFFRETTATA =

Roma, 13 giu. – (Adnkronos) – ‘La richiesta di scioglimento, dei partiti che animano il Pdl, senza approfondire che movimento politico creare rischia di essere una mossa affrettata. Proprio perche’ si ha l’intenzione di realizzare un grande movimento, capace di raggiungere un largo consenso, il percorso non potra’ essere quello di un partito tradizionale ne’ di un partito pesante’. Lo sottolinea Stefano Caldoro, segretario nazionale del Nuovo Psi e parlamentare del Pdl.

‘Piuttosto – aggiunge – bisogna guardare a quelle esperienze, ad esempio il modello americano federato e sussidiario, che conservano al loro interno sensibilita’ diverse ed identita’ e che mantengono la loro autonomia dando forza ai valori, ai programmi ed alla leadership piu’ che agli organigrammi. Per questi motivi la riflessione -continua Caldoro – non dovra’ svilupparsi sulla data di scioglimento dei singoli partiti, intesa come momento salvifico, ma sul modello e sulla forma di partito che si intende adottare’.

‘Superiamo i grandi limiti che sono stati alla base della nascita del Pd, nato nella sola fusione a freddo fra i gruppi dirigenti dei Ds e della Margherita. Discutiamo insieme di questi argomenti. La grande intuizione di Silvio Berlusconi – conclude – merita un percorso innovativo e moderno’.

FI ANNUNCIA ROAD MAP PER COSTITUENTE PDL, MA AN INSORGE/ANSA

VERDINI, PARTITI SCIOLTI ENTRO ANNO; LA RUSSA, SEMMAI CONFLUENZA (di Milena Di Mauro) (ANSA) – ROMA, 13 GIU – C’e’ anche, nella cronaca della giornata, la baruffa Forza Italia-An per la conferenza stampa milanese del coordinatore azzurro Denis Verdini, che in splendida solitudine annuncia tempi e modi della nascita del Pdl irritando Alleanza Nazionale, all’oscuro di tutto. Ma c’e’ soprattutto – dopo l’exploit elettorale e gli entusiasmi dei primi mesi di vita del Popolo della Liberta’ – la sensazione netta di molti che il processo al momento sia fermo. Al di la’ delle enunciazioni, i gruppi dirigenti dei due partiti sono spaventati dai passi falsi, guardinghi rispetto alle reciproche mosse, sospettosi e ancora intenti a misurare con il bilancino del Cencelli gli spazi dentro la nuova casa.
‘Forza Italia ed Alleanza Nazionale e gli altri partiti che compongono il Pdl si scioglieranno entro l’anno e nella prossima primavera si terra’ la Costituente in modo che il Popolo della Liberta’ possa presentarsi alle Europee dove il Pdl si presentera’ come corpo unico, con l’obiettivo di raggiungere un consenso intorno al 45% aprendo anche all’elettorato dell’Udc’, l’aveva fatta facile al mattino il coordinatore di Forza Italia Denis Verdini, in conferenza a Milano. Informato dalle agenzie durante un vertice con i ministri della Difesa Nato a Bruxelles, il ‘reggente’ di An Ignazio La Russa non aveva tardato a farsi sentire. ‘Spiace che l’onorevole Verdini abbia ritenuto autonomamente di enunciare tempi e percorsi per giungere alla costituente del nuovo Partito della Liberta’.
Spiace doppiamente perche’ An intende proporre non lo scioglimento ma la confluenza reciproca in un nuovo soggetto politico, capace di conservare militanze, storia e tradizione di ciascuno degli aderenti’, aveva corretto il tiro il ministro di Alleanza Nazionale, definendo ‘grave e certamente non opportuna’ la conferenza solitaria.
‘Meravigliato, sorpreso, dispiaciuto’ anche il ministro delle Politiche Ue Andrea Ronchi. ‘Quella di Verdini e’ un’iniziativa della quale non comprendo il senso – affermava Ronchi in linea con La Russa – Rispetto il diritto di tutti di poter esprimere la propria opinione, ma fino a prova contraria, per quanto riguarda il futuro di Alleanza Nazionale, sara’ An a deciderlo’. Un concetto ribadito dal presidente vicario dei deputati Italo Bocchino: ‘La nostra idea del Pdl e’ quella di un matrimonio per creare la grande famiglia italiana del popolarismo europeo. Ma i matrimoni sono noti per essere unioni, non sommatorie di scioglimenti’.
Eppure qualche giorno fa, in un incontro a Palazzo Grazioli, era stato proprio Silvio Berlusconi a riunire i vertici azzurri e di An per imprimere una accelerazione alla nascita del Pdl-partito e non piu’ cartello elettorale, soprattutto in vista delle prossime europee. I partecipanti descrivevano un Cavaliere ottimista, entusiasta del progetto, convinto della necessita’ di andare avanti coinvolgendo nuovi iscritti, magari da reclutare per strada nei gazebo. Piu’ cauti, al di la’ delle parole, i dirigenti di Fi e An (soprattutto questi ultimi indisponibili ad annessioni). Pronti a dare il proprio contributo invece i Popolari Liberali di Carlo Giovanardi, piu’ favorevoli ad un modello americano federato e sussidiario gli esponenti del Nuovo Psi di Stefano Caldoro, sul piede di guerra i Dca di Gianfranco Rotondi, contrari ad una costituente del Pdl centrata solo sul tandem Fi-An.
In attesa di futuri sviluppi, a sera Verdini sfuma la polemica del giorno: ‘Il ministro La Russa forse avrebbe fatto meglio a guardare la partita dell’Italia, e con lui il ministro Ronchi. Se avessero fatto lo sforzo di fare una telefonata al sottoscritto avrebbero capito che sto facendo un viaggio fra i dirigenti e gli eletti di Forza Italia per spiegare proprio la confluenza del nostro partito nel Popolo della Liberta’, cosi’ come sara’ per An e tutti gli altri partiti che di fatto hanno gia’ aderito al Pdl e trovato posto nelle sue liste elettorali’.
Ognuno fara’ il suo cammino, insomma, nel comune intento di far nascere il Pdl. ‘Opera complessa ma destino segnato dagli elettori e dalle nostre stesse scelte’, chiude il cerchio il presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri, osservando che ‘gli annunci unilaterali sono un errore ma non cancellano la comune prospettiva’. Ultima parola a Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati Pdl: ‘Sarebbe paradossale che, essendo uniti nella politica del governo, si verificassero conflittualita’ e divisioni proprio nella costruzione del nuovo partito che invece deve unire tutti’.(ANSA).

LE ROSSE MONTAGNE RUSSE SULLE INTERCETTAZIONI

Non c’era bisogno della puntigliosa pignoleria di Filippo Facci, che ha voluto ricostruire le varie fasi dell’atteggiamento ondivago o da montagne russe dei comunisti in riferimento alla vicenda intercettazioni, perché, conoscendoli bene, sapevamo del loro modus operandi. Purtroppo, per la democrazia, l’Italia ha una opposizione senza vero gruppo dirigente che subisce e si piega continuamente alle esigenze di partito o alle pressioni di lobby di categoria ‘amica’ o di pseudo partiti che non disdegnano di cavalcare il qualunquismo più becero pur di calcare le scene e mantenere il consenso di un pezzo di opinione pubblica, quella per intenderci, che si inebria coi grilli di turno.

E’ stata cambiata, nel corso degli anni, per ben 5 volte, la posizione ufficiale sull’argomento, dai comunisti comunque denominati (PDS, DS, PD) adattandola alle esigenze contingenti. Se le intercettazioni riguardavano Bettino Craxi, Silvio Berlusconi, e gli ‘altri nemici’ o non amici, erano legittime le intercettazioni e la loro pubblicazione, anche se su argomenti privati, perché esaltavano la democrazia; se le intercettazioni e la loro pubblicazione riguardavano i D’Alema (facci sognare) , i Fassino (allora abbiamo una banca?) o le cooperative rosse, apriti cielo, veniva mutilata la convivenza civile e la democrazia risultava fortemente compromessa.

Due pesi e due misure. Vecchia storia, sempre la stessa. E si chiedono perché hanno perso le elezioni? Non c’è bisogno di grandi studiosi, di ricercatori e di analisi approfondite per capirlo. La gente è meno manovrabile di quanto si possa credere, e rifiuta le posizioni strumentali. Sull’argomento intercettazioni, poi, a parte le pruderie di settori marginali della società, e la predisposizione a condividere un regime poliziesco da parte di qualunquisti di ogni risma, la maggioranza degli italiani rifiuta un sistema da Grande Fratello o da Orecchio di Dionisio.
Su questa lunghezza d’onda si è posizionato, e non strumentalmente, bisogna riconoscerlo, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che sostiene che il ‘problema è urgente e prima si risolve meglio è’ auspicando che tra maggioranza e opposizione ‘si possa trovare una larga intesa anche tenendo conto di precedenti proposte’. Chiaro il riferimento al decreto Mastella votato, nella precedente legislatura, da maggioranza e minoranza alla Camera, ma fatto miseramente naufragare al Senato dopo che erano state metabolizzate le preoccupazioni forleane.

Altra pasta di dirigente il nostro Presidente della Repubblica che dopo il grave scivolone sulla grazia a Bruno Contrada che lo ha portato ad adagiarsi sul giustizialialismo della Borsellino, ha ripreso con grinta e determinazione il suo status di dirigente ‘migliorista’. Dopo questa presa di posizione sarà interessante assistere alle acrobatiche arrampicate sugli specchi di quei dirigenti che avevano sposato le tesi dipietriste. Ma avremo tempo per vederli all’opera.

Oggi interessa sostenere il Governo Berlusconi perchè vada avanti con decisione. E’ ciò che chiedono gli elettori liberlsocialisti, riformisti e moderati che votando PdL hanno inteso approvare il programma presentato che conteneva non solo la riforma della giustizia genericamente intesa, ma la riforma delle intercettazioni in modo specifico. Anche per questo il Nuovo PSI sostiene che le argomentazioni pro riforma non hanno bisogno di giustificazioni sul risparmio che può realizzarsi. Per la sicurezza dei cittadini, infatti, non c’è risparmio che tenga. Non è questa, però, la posta in gioco, quanto la privacy dei cittadini e la ricostruzione dello stato di diritto.

(Giovanni ALVARO)

Reggio Calabria 11.6.2008

ANCHE SULLA GIUSTIZIA BISOGNA PROCEDERE DECISI

Siamo alle solite: il partito delle toghe decide di farsi sentire e ridiscende in campo. Lo fa, forse, per tastare il polso del Ministro, del Governo e della stessa opinione pubblica, per saggiarne le reazioni e valutare le mosse successive, ma di certo, per ribadire una propria presenza e un proprio diritto di veto su ogni aspetto della giustizia.

E lo fa anche quando il titolare di Via Arenula, il giovane Ministro Angelino Alfano, ha scelto si muoversi lentamente e con estrema prudenza, a differenza del Governo Berlusconi che, partendo a razzo e disorientando l’opposizione che non ha saputo trovare validi elementi di critica, ha aumentato considerevolmente il proprio consenso popolare, e a differenza di molti Ministri in carica che hanno seguito il leader e hanno messo fortemente i piedi nel piatto di loro competenza.

Il partito delle toghe non ha però messo in conto e neanche ha valutato appieno il cambio d’atteggiamento dell’opinione pubblica che si sintetizza con le nuove posizioni di un guru come Celentano e di un cantautore impegnato, da sempre, come De Gregori, che si dimostrano campanelli di un marcato cambio di fase. I loro atteggiamenti sono segnali della fine dei luoghi battuti per un quindicennio, del superamento della criminalizzazione dell’avversario, e dell’abbandono di un atteggiamento acritico, per far posto ad una vigile attenzione sul percorso dell’ex ‘vecchio odiato nemico’. In sostanza si tratta di una palese apertura di credito.

In sostanza non c’è più il clima adatto ai proclami mediatici, perchè a gridare ‘dagli all’untore’ rimangono poche vestali dell’odio viscerale e interessato. Lanciare campagne contro ogni tentativo di riforma giudiziaria non trova più sostegni popolari perché i guasti causati da lustri di scorribande giudiziarie hanno, al contrario, fatto crescere il consenso per una riforma del sistema giudiziario italiano adeguato ai tempi e comunque teso a realizzare una giustizia giusta.

Se il clima è questo, e al suo cambio hanno contribuito l’uso spregiudicato e spesso inutile della carcerazione preventiva, la pubblicazione di intercettazioni che nulla hanno a che vedere con le indagini su un determinato filone investigativo, il potere abnorme dei PM che sono i veri detentori della ‘giustizia’ (e l’esperienza dice che non sono infallibili), la spettacolarizzazione di casi giudiziari che dimostrano com’è facile l’errore (senza la ‘fortuna’ di un’altra caduta, al padre dei fratellini di Gravina sarebbe spettato l’ergastolo), e, infine, lo svuotamento, con raffiche di assoluzioni o proscioglimenti sistematici, di inchieste partite con grande battage pubblicitario.

Se il clima è così positivo (e lo è. Basti pensare al cambio di rotta dell’ANM il giorno dopo le prove generali), perché prudenza e cautela? Perché non afferrare il toro per le corna e avviare (come per la spazzatura campana, per l’abolizione dell’ICI, per il nucleare, per le grandi opere come il Ponte sullo Stretto e la Tav) non in sordina, ma alla luce del sole, un processo di ricostruzione della giustizia giusta con l’esaltazione della terziarità del giudice che deve necessariamente prevedere ruoli paritari tra accusa e difesa, così com’è in tutti i paesi più civili del mondo, con la responsabilità delle scelte, e con l’applicazione della meritocrazia in modo oggettivo e non con logiche di corpo o di casta che dir si voglia.
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Il Nuovo PSI di Stefano Caldoro si batterà perchè questo si avveri. Una decisa e ferma riforma può aiutare la ricostruzione dello Stato di diritto così a lungo vilipeso.

(Giovanni ALVARO)

Reggio Calabria 9.6.2008