Grazie Capranica.

  

C’era chi si era accontentato di una semplice assicurazione di Gianni De Michelis che mai sarebbe andato con questa sinistra che oggi deve ricredersi, a meno che non voglia continuare a fare il sordo per cui si conferma l’assunto che non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Ma in Calabria, nella recente tornata congressuale, il 100% degli iscritti meno 1 non sono stati né sordi né ciechi.  

Al Caprinica sono caduti tutti i veli ed anche il cieco calabrese dovrebbe riflettere su dove intende condurlo l’ex Segretario del Nuovo PSI, che messo alle strette ha dovuto parlare di costituente socialista collocata a sinistra.  

Per quanto ci riguarda la collocazione la deciderà il Congresso del 23 e 24 giugno ma da come stanno andando i Congressi provinciali e quelli regionali credo non sia azzardato dire che si continua nel solco tracciato dai padri fondatori del socialismo democratico e nettamente praticato da Bettino Craxi che il riformismo lo intendeva distinto e distante da una sinistra massimalista, oltranzista, egemonica e sostanzialmente antisocialista. 

Peccato che le strade divergano, peccato che un altro pezzo (anche se esiguo) lascia la trincea per lidi più tranquilli, peccato certo, ma forse è meglio così: non serviva a nessuno una finzione unitaria che bloccava il dispiegarsi dell’iniziativa politica com’è avvenuto per esempio durante la grande manifestazione contro la finanziaria del 2 dicembre dell’anno scorso.  

Per cui bisogna dire: grazie Capranica perché la chiarezza in politica è fondamentale. 

 

 

                                                             Giovanni ALVARO                                               Segretario Provinciale di Reggio Calabria

SONO ARRIVATI ALLA FRUTTA

 

 

Hanno fatto del sito del Partito una palestra a senso unico come nelle migliori tradizioni totalitarie.

Hanno ridotto un sito prestigioso ad un bollettino di una corrente tra l’altro infinitamente minoritaria.

Hanno usato censura e tracotanza per non far sentire le ragioni degli altri (infinitamente maggioritari) e per far credere d’essere solo loro il PARTITO.

E adesso vorrebbero anche tapparci la bocca se, per superare il ridicolo censore di turno, si è stati costretti ad aprire un nuovo sito (www.socialistalab.it) alla vigilia del Congresso del 23 e 24 giugno all’Hotel Midas di Roma.

La lettera di Casadei, Salomone  e Dell’oro, anche se mi ha ulteriormente amareggiato non mi ha sorpreso affatto. Essa è il frutto di un’abitudine a dettare legge, a comandare e a sentirsi i padroni incontrastati. Nè più e né meno di quanto detta legge, comanda e si sente padrone l’ispiratore principe di queste assurde diffide a usare una testata che, tra l’altro, non è loro.

Lasciateci in pace e fateci fare tranquillamente il Congresso. Certo è sempre un fatto negativo registrare l’abbandono del Partito che avete deciso di attuare: ma è meglio perdere qualche ramo secco che continuare in una deleteria ambiguità paralizzante.

Per quanto ci riguarda continueremo a difendere l’identità e l’autonomia dei socialisti rifiutando senza alcun tentennamento confluenze in partiti più o meno unici che già ora, prima di realizzarsi, mostrano la corda. Rifiutiamo anche di diventare una appendice di una formazione politica che dalla sua nascita non si è mai cimentata da sola ma ha sempre rincorso alleanze a apparentamenti (sempre diversi) fino all’attuale Rosa nel pugno.

Una politica riformista non guarda ai contenitori ma ai contenuti (erano parole di De Michelis) e su questo assunto abbiamo realizzato una dignitosa presenza nel Paese nel corso di questi anni. Il mondo purtroppo cambia ed è cambiato anche il pensiero di Gianni.  Liberissimo di farlo, ma perché ostacolarci? Perché censurarci e oggi pretendere di cancellarci? Forse la risposta è semplice: si capisce d’essere ormai alla frutta.

 

 

                                                                                         Adolfo COLLICE

Il Congresso non può non essere che a mozioni, perché dobbiamo sapere dove vuole andare la maggioranza del Partito.

Ho letto il documento di Mauro Del Bue e pur apprezzandone lo sforzo unitario, non posso non rilevarne la debolezza intrinseca perché sull’altare dell’unità mantiene una situazione di estrema ambiguità. Gli appelli ai sentimenti dei compagni non risolvono i nostri problemi. E’ necessario invece, una volta per tutte e in modo netto e chiaro, capire dove vogliamo andare. E questo lo si può decidere solo in un Congresso evitando le continue interpretazioni di comodo. 

Per esempio: Battilocchio si rifà ai padri fondatori che vanno da Turati a Saragat, a Nenni e a Craxi e dà una lettura della loro storia diametralmente opposta a quella che viene data da Mauro e tanti altri. Tutti dicono di essere di sinistra, ma mentre Perini è prigioniero del contenitore ‘sinistra’, altri non sottostanno a questi ridicoli  schieramenti e vogliono operare in ‘mare aperto’ come genuina forza riformista..  

In una parola, se non si supera l’attuale ambiguità, e il Congresso dovrà servire a questo, si finisce per perdere una occasione capace  di fare chiarezza sugli intendimenti del Nuovo PSI, e il risultato sarà identico a quando votati i documenti all’unanimità, a partire dal luglio dell’anno scorso, ognuno vi ha poi dato l’interpretazione che ha voluto. 

Il Partito non può più reggere una situazione simile. Un’unità solo di facciata, con il perpetuare le regole antidemocratiche che lo hanno governato, non serve a nessuno: i risultati grami che il Partito raccoglie nel Paese nascono anche dalle incertezze che ci hanno finora accompagnato. L’unità nella chiarezza, anche se nella diversità, col ripristino delle regole democratiche è quello che ci serve. Ma questo sarà il risultato del Congresso e non di inutili accordi di vertice. 

Non è quindi né giusto, né politicamente corretto tirare per la giacchetta il nostro Mauro che, per quello che abbiamo letto in questi mesi, è lontano mille miglia da chi oggi tenta di accattivarsene la simpatia. A Mauro voglio soltanto dire: un’unità fittizia non serve a niente, sarebbe la tomba definitiva degli sforzi che da anni stiamo facendo per mantenere in vita il nostro piccolo Partito.  

Un’altra strada sarebbe perdente: si continuerebbe a far vivere il Partito in una grave situazione di precarietà. Per questo il Congresso del 23 e 24 giugno è necessario.  

 

                                                                  Giovanni ALVARO

                                               Ex Direzione Nazionale – Reggio Calabria

Chi ha assicurato Vittorio CRAXI che il simbolo sarebbe stato usato solo a sinistra?

   Ho letto con una certa sorpresa una dichiarazione di Vittorio Craxi messa in circolo dall’AGI nella quale si afferma testualmente:“Nonostante le assicurazioni qualcuno ha continuato ad utilizzare in modo fraudolento ed illegale, come presto sarà dimostrato, il simbolo del garofano nel centro-destra, generando non poca confusione nell’elettorato. E’ un caso che non può continuare a ripetersi all’infinito”.  La domanda spontanea che ci si pone è semplicemente questa: CHI HA ASSICURATO che il Garofano non sarebbe stato utilizzato per alleanze con la Casa delle Libertà? Chi si è arrogato il diritto (?!!?) di spingersi fino a tanto? A me, comunque, non interessa conoscere nome e  cognome di chi avrebbe dato le sue assicurazioni a Vittorio Craxi, a me interessa sottolineare che i conti vanno sempre fatti assieme all’oste, nel nostro caso, il Partito che, come dimostrano le vicende degli ultimi mesi, rifiuta d’essere sballottato a secondo di ciò che frulla nella testa del Segretario padre-padrone.

 C’è comunque materia per la Commissione di Garanzia.

                                                                   Giovanni ALVARO                                               Ex Direzione Nazionale – Reggio Calabria

La democrazia NON va solo predicata

 

Sono rimasto semplicemente sbalordito e sconcertato a leggere “la soluzione” di Paolo Del Bufalo.  

Sbalordito, perché egli che tanto ciancia di regole e di democrazia le mette letteralmente sotto i piedi pretendendo che
la Commissione congressuale composta da 9 membri sia integrata da ben 20 Segretari Regionali che avrebbero, a maggioranza, richiesta la loro inclusione (e se fossero stati i Segretari Provinciali a fare detta richiesta?). Si dimentica il Nostro che le eventuali integrazioni possono essere fatte solo dall’Esecutivo così come stabilito dal deliberato del Consiglio Nazionale.  

La democrazia è tale se governata da regole certe, e tra esse c’è quella che prevede in ogni consesso, dove albergano posizioni diverse, che la gestione del processo decisionale, per capire qual è l’orientamento della maggioranza, avvenga con Commissioni paritetiche salvo le decisioni assunte all’unanimità.  Di questa prassi (Commissioni paritetiche) Del Bufalo se ne ricorda solo in coda al suo assunto ma dopo aver chiesto la convocazione illegittima del Consiglio Nazionale che ha esaurito, lo si vuole capire, il suo ruolo il 31 marzo ultimo.  

Sono, altresì, rimasto sconcertato per
la VOLGARITA’ gratuita con cui si attacca uno dei due nostri parlamentari REO D’AVER ACCETTATO IL RUOLO DI PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE CONGRESSUALE ed aver proceduto al suo insediamento che è frutto dell’unità delle due Commissioni presiedute da Trillo (Garanzia) e da Di Trapani (Tesseramento).  Che il compagno Barani abbia diversi incarichi dimostra semmai il suo equilibrio, cosa che manca totalmente al compagno Del Bufalo.  

Del Bufalo finisce facendoci sapere che preferisce una separazione consensuale. Noi non siamo dello stesso avviso anche perché accettando le regole della democrazia ne accettiamo i risultati anche se dovessimo essere costretti a turarci il naso.  

Sarà il Congresso che deciderà la linea e gli approdi nella salvaguardia dell’autonomia e nella difesa dell’identità. Vagheggiare Costituenti che esistono solo nell’immaginario di alcuni dirigenti è sempre legittimo, pensare alla ricostituzione del PSI e sognare il ritorno al periodo d’oro dei socialisti è altrettanto legittimo, ma ritornando con i piedi per terra è chiaro che trattasi di sogni e speranze di compagni che si illudono nel ritorno agli splendori del passato.  BISOGNA INVECE LAVORARE PER IL PRESENTE ED IL FUTURO SAPENDO QUANTA E’ RIPIDA, IRTA E SCOSCESA
LA RISALITA, per cui è inutile SCORAGGIARSI DINANZI A BATTUTE D’ARRESTO.  

Tenacia, compagni, tenacia e tenacia, non esistono scorciatoie. Quelle esistono solo per difendere qualche nicchia di sopravvivenza. 

 

                                                                           Giovanni ALVARO                                                         Commissario Provinciale Reggio Calabria