SOLIDARIETA’ AL SINDACO DI REGGIO CALABRIA

 

                        Ha ragione Berlusconi quando dice che c’è aria di campagna elettorale. Anche se si resiste accanitamente per far passare la finanziaria ed evitare le elezioni anticipate, ogni occasione è buona per mantenersi in allenamento e predisporsi per l’eventuale chiamata alle urne. Così è in tutt’Italia, e così è anche a Reggio Calabria.

                        Anche se l’invio di un avviso di garanzia è a garanzia dell’imputato, esso viene presentato e usato per criminalizzare il Sindaco della città, e tentare di indebolirne la leadership. E la solita orchestrina che la cosiddetta sinistra mette in moto per spostare l’acqua al proprio mulino. Pur non volendo imitare un noto ex Presidente della Repubblica, diciamo subito: non ci stiamo. Il Nuovo PSI non solo non ci sta, ma esprime a Peppe Scopelliti, e agli altri ‘avvisati’, la propria netta, chiara e convinta solidarietà.

                        Le assunzioni dei 110 vigili, usando uno strumento previsto dalla legge, ha permesso di dotare la città della presenza di una polizia municipale, forte di strumenti e numeri, che oltre ad essere adibita alla gestione di un traffico che diventa ogni giorno problematico, offre psicologicamente alla cittadinanza sicurezza e fiducia. E questo è tanto più importante in momenti difficili come quelli che il Paese sta attraversando.

                        I gruppuscoli del centrosinistra dovrebbero abbandonare il doppiopesismo, di togliattiana memoria, tra quanto realizzato da loro che viene presentato come perfetto, e quello realizzato dalla CdL che solo per detta matrice è chiaramente negativo.

                        Il signor Sindaco sappia, anche se  non ne ha bisogno, che (pur essendo noi in posizione critica nei suoi confronti) gli siamo sinceramente e politicamente vicini. Deve solo non curarsi di lor, ma continuare la propria azione di rinascita e ricostruzione del tessuto civile e democratico della nostra amata città. Su questo, i suoi e nostri concittadini saranno chiamati ad esprimersi.

                                                                                                       Giovanni ALVARO

                                                                                              Direzione Nazionale Nuovo PSI

Reggio Calabria, 11.11.2007

LETTERA APERTA A FILIPPO FACCI

Caro Filippo,
pur non conoscendoti personalmente sento il bisogno di esprimerti tutta la mia solidarietà per ‘l’editto romano’ che ti riguarda, e che indirettamente, ma non tanto, riguarda tutti noi. Ho avuto modo di apprezzarti, conoscendoti giornalisticamente, quando hai messo a nudo l’ex figlio di Bettino, che cercava di vendere per oro colato uno strapuntino che lor signori gli avevano riservato sulla corriera dell’Unione dopo che Zavettieri, vero detentore di un congruo pacchetto di voti, aveva ‘regalato’ una vittoria insperata al signor Prodi.

Perché ti dico che ‘l’editto romano’ ci riguarda, e non è una faccenda personale tra te e il signor Cappon? Perché, purtroppo, è il sintomo di uno strisciante regime che va costruendosi giorno dopo giorno, e di cui preoccuparsi sinceramente. E’ uno scenario, quello italiano, che si modifica continuamente e adotta metri di valutazione chiaramente influenzati da quella che può essere vista come la famosa ‘egemonia’ gramsciana.

Prodi viene iscritto nel registro degli indagati? Non succede nulla, ti ricordi invece quando ad essere iscritto era Berlusconi? D’Alema è indagato assieme a Fassino? Niente male, non fanno parte della banda nera, sono di altro colore. Emerge da indagini dei Ros qualche ombra su Minniti? Il silenzio è d’ordinanza. Enzo Biagi, amaramente, ed in ritardo, si accorge d’essere stato utilizzato strumentalmente dalla sinistra, e lo scrive in un libro che vedrà la luce prossimamente? Non c’è problema: viene letteralmente ignorato. Ed a ignorarlo ci sono i soliti familiari. E’ un film già abbondantemente visto con Falcone, e poi con Borsellino, e poi con altri (Parigi val bene una messa).

Ma dov’è la stampa libera? Latita per non disturbare il manovratore? E la TV, non si vergogna di mandare in onda una trasmissione sulle epurazioni, epurando, con atteggiamento più santoriano di Santoro, chi sicuramente non avrebbe cantato nel coro? Basta. E’ ora di chiudere una parentesi che rischia di diventare tragica. Bisogna accelerare i tempi e far sciogliere il Parlamento, prima che sia troppo tardi.

Perdonami, Filippo, se ti ho tediato più di tanto, ma intendevo esprimerti la mia più schietta solidarietà e assicurarti che terremo gli occhi ben aperti per far passare ‘a nuttata’.

Giovanni ALVARO
Direzione Nazionale Nuovo PSI

Reggio Calabria, 10.11.2007

INTERESSA SOLO L’APPARIRE

 

Le due vicende, purtroppo dolorose, che hanno catalizzato l’attenzione nazionale e quella calabrese sono la cartina di tornasole sulla capacità di governo di Prodi e di Loiero. Il massacro della povera signora Giovanna a Tor di Quinto a Roma e la morte assurda, per malasanità, del dodicenne Flavio a Reggio Calabria, hanno segnato negativamente, ma come se fossero in replica, le azioni espresse dai due governi per tentare di contrastare le dure e legittime critiche dell’opinione pubblica.

 

Messa a nudo la politica della libera immigrazione nel paese dei balocchi, così come viene visto dai disperati che scelgono di entrare in Italia, e denudata la sanità regionale che viene vista come mera occasione di occupazione, senza alcuna remora, di ogni posto di sottogoverno che essa offre, il duo Prodi-Loiero si è lanciato in iniziative (comunque tardive)  e proclami (comunque solo verbali) che hanno il sapore del mettere la coscienza in pace e nascondere ad una opinione pubblica frastornata, ‘incazzata’ e pronta ad esplodere, l’inconsistenza di chi ha in mano le redini nazionali e regionale.

 

Prodi ha cincischiato per settimane su un pacchetto sicurezza che, per mettere d’accordo tutte le componenti della propria ‘armata Brancaleone’, si era ridotto ad un disegno di legge che avrebbe navigato per mesi nel Parlamento e, nel migliore dei casi, avrebbe visto la luce almeno due anni dopo (sempre se l’attuale legislatura continuasse il proprio cammino). Dinanzi allo shock causato dal massacro di una inerme cittadina per mano di un criminale ‘comunitario’, è maturata la scelta del decreto legge, su suggerimento di Veltroni che tenta, così, di occultare le responsabilità nel proprio ruolo di  sindaco che ‘ignorava le favelas’ ai margini della città o lungo il Tevere.

 

Loiero, indaffarato solo a misurarsi col signor Minniti, nella creazione del PD, annuncia, urbi et orbi,  che cadranno delle teste per la morte del dodicenne. Non coglie la palla al balzo dimettendosi con la sua Giunta, né decide di licenziare, su due piedi, l’ex Magistrato, ‘prestato alla politica’,
la Doris Lo Moro, per acclarata e palese incapacità a gestire
la Sanità calabrese, ma pensa solo a colpire chi avrebbe ritardato la pratica delle assunzioni di autisti di autoambulanza.

 

L’uno e l’altro, Prodi e Loiero, sanno che devono superare il momento critico dell’attenzione dell’opinione pubblica, per cui puntano ad apparire quelli che non sono, ben sapendo di non essere.

 

La vicenda di Roma può innescare un mai sopito razzismo con azioni squadristiche contro cittadini rumeni che nulla hanno a che fare con l’ignobile vicenda di Tor di Quinto (e in questa direzione va fortemente criticata

la Magistrata Matone che, perennemente ‘ospite’ di trasmissioni tv, ha buttato benzina sul fuoco con le sue personali statistiche divulgate senza alcuna cautela).

 

La vicenda invece deve essere assunta come occasione per affrontare e definire l’atteggiamento italiano nei confronti della immigrazione comunitaria o meno. Il Nuovo Psi deve battersi per ottenere che la permanenza sul nostro territorio, in alloggi adeguati messi a disposizione dai poteri locali, non deve superare i tre mesi entro i quali l’immigrato deve trovare lavoro pena la sua espulsione reale. E qualora venga effettuato il reingresso usare la mano forte con il reale espletamento delle sanzioni anche restrittive. L’obiettivo è quello di evitare una permanenza in condizioni disumane che favorisce il degrado fisico e morale, per selezionare chi può vivere perché trova lavoro da chi magari vuol vivere di espedienti, elemosine, furti e quant’altro.

 

La vicenda della Calabria può essere assunta per realizzare quel salto di qualità nella sanità per evitare, da una parte, il mantenimento di livelli qualitativi veramente bassi,  e dall’altra, la fuga dei nostri medici che affollano gli Ospedali di ogni città del Nord. Per questo obiettivo però non bastano i proclami, c’è da voltare veramente pagina. Sarebbe ora, carissimo Loiero, di sgombrare il campo,
la Calabria, ne stia certo non avrebbe alcun rimpianto.

 

                                                                                       (Giovanni Alvaro)

                                                           Segretario Provinciale e membro della Direzione Nazionale

Reggio Calabria 04.11.2007

DE MICHELIS: E’ CADUTA L’ULTIMA MASCHERA

Nel Corriere della Sera di oggi, Lunedì 29 ottobre, a pagina 16, in un riquadro, campeggia la notizia di una ‘Farnesina bipartisan’ perché De Michelis sarebbe stato inserito, da D’Alema, in un Comitato di esperti (‘Gruppo di riflessione strategica’) incaricato di studiare … bla… bla… bla… Per chi è addentro alle vicende socialiste il termine bipartisan, riferito a De Michelis, suona veramente male, anche perché egli non rappresenta più quella fetta di socialisti che, ultimo con Bettino Craxi, si è sottratta all’egemonia comunista   

De Michelis dopo aver tuonato, per anni, contro il bipolarismo bastardo ha creduto conveniente e opportuno superare la ‘bastardaggine’ del bipolarismo, entrando, senza alcuna vergogna,  nella corte del vero capo dei post comunisti,  Massimo D’Alema, che lo ha inserito, ma guarda le coincidenze, nel gruppo ‘strategico’, nella sua qualità di Presidente dell’IPALMO (Istituto per le relazioni con i Paesi di Africa, America Latina  e Medio e Estremo Oriente) che dipende dal Ministro degli Esteri (D’Alema) sia per la nomina che per i finanziamenti, tra l’altro, si dice, abbastanza cospicui.

Alla domanda, ingenuamente posta da molti compagni, sul perché De Michelis avesse osteggiato la scissione di Bobo e Zavettieri, (che nell’autunno del 2005, avevano provocato una scissione che ha permesso la vittoria di Romano Prodi), se poi doveva arrivare allo stesso risultato anche se ammantato da un grande specchietto per le allodole qual’è la Costituente Socialista, a quella domanda la risposta arriva, netta e chiara, dalla notizia pubblicata dal Corriere.

De Michelis non si aspettava la vittoria di Prodi, e quando essa è arrivata, ha avuto paura di perdere posizioni personali faticosamente raggiunte, per cui ha cominciato a tessere le sue trame ed avviato un percorso di avvicinamento all’attuale sinistra, il tutto per non perdere quanto aveva ottenuto: pur di mantenere la Presidenza dell’Ipalmo (con i finanziamenti cospicui di cui si parla) De Michelis ha, infatti, dato vita ad un percorso che, nelle intenzioni, doveva o traghettare il Nuovo PSI nella ’armata Brancaleone’ di Prodi, o letteralmente distruggerlo.

Non so se questo è il prezzo richiesto da D’Alema, ma sta di fatto che è riuscito a coinvolgere  anche diversi apprezzati e onesti compagni che, non sapendo rispondere alla domanda sul perché, lo hanno seguito nell’avventura. Oggi le cose sono finalmente chiare e nette. Solo chi non vuol vedere continuerà a non scorgere i risvolti e gli interessi personali in una vicenda che di politico non ha proprio nulla. E mentre amaramente esterniamo queste riflessioni bisogna dare atto a Saverio Zavettieri che in tempi non sospetti aveva messo in guardia dai pericoli rappresentati dall’IPALMO.

Per fortuna il grosso, se non la quasi totalità del Partito, ha rifiutato le lusinghe della sirena De Michelis ed ha bloccato l’opera di scioglimento del Partito mantenendo in piedi il Garofano del Nuovo PSI con il quale si intende continuare la tradizione riformista che ha avuto il suo massimo splendore lontano dall’egemonia comunista.

A De Michelis, e mi dispiace,  non esprimo nessun augurio di un buon viaggio, anche perché gli auguri li riservo a noi stessi, che con mille sacrifici,  intendiamo continuare a far vivere la storia dei Turati, dei Saragat, dei Nenni e soprattutto di Bettino Craxi, che solo in noi, unici e veri eredi di una storia centenaria, può trovare la continuità. 

(Adolfo Collice)
Vice Segretario Nazionale e Segretario della Calabria

Reggio Calabria 29.10.2007

SCONFITTO IL NICHILISMO PRODIANO

Giovanni AlvaroIl giacobinismo distruttivo e la furia nichilista su tutto ciò che era stato prodotto dal passato Governo, stava costando 500 milioni (diconsi 500 milioni) di euro, pari a 1000 miliardi di vecchie lire, all’intera collettività per lo scioglimento della Spa Stretto di Messina e di conseguenza con il ‘de profundis’ al Ponte sullo Stretto.
Per fortuna il Senato ha respinto un assurda e vergognosa posizione del Governo Prodi che, per mantenere in piedi l’allegra ‘armata Brancaleone’, ha subito le scelte ideologiche dell’estrema sinistra, dei post comunisti e dei verdi rossastri capeggiati da quel esemplare di ‘pasionario’ che risponde al nome di Bianchi, da quel pericoloso nichilista di un Pecoraio Scanio, e dai vari abbaiatori alla luna quali Diliberto e Giordano.
E’ sperabile che anche per la TAV, il Mose e le varie opere pubbliche, cantierate o prossime all’appalto, dal governo moderato della passata legislatura, si abbia un sussulto di vergogna, e Udeur e Costituenti Socialisti abbiano il coraggio di bloccare l’opera distruttiva del Governo delle tasse e del NO a tutto. L’Italia non può subire continuamente un meccanismo simile alla tela di Penelope.
Nel merito del Ponte va detto subito che è falso l’assunto che sarà un’opera inutile e non produrrà niente di indotto. Al contrario sarà un’opera che intanto unirà, anche fisicamente le due sponde, con tutto ciò che questo comporta per superare l’isolamento, abbattere i tempi di percorrenza tra continente e isola, e avviare nel contempo il processo di avvicinamento dell’Italia ai paesi rivieraschi dell’Africa. Anche sul piano turistico il Ponte sarà un vero traino per determinare reali correnti turistiche adeguate ai bisogni di sviluppo economico che l’Area dello Stretto attende da tanto tempo.
Le forze favorevoli all’infrastruttura, testè salvata dalla distruzione, debbono avere adesso la forza e il coraggio di non mollare la presa non facendosi condizionare dai soliti luoghi comuni sul Ponte che interessa la mafia. Perché se passasse questa filosofia in Calabria ed in Sicilia non si potrebbe costruire neanche una casa perché quel lavoro pubblico può accendere gli appetiti mafiosi. Lo Stato ha i mezzi e la forza per vigilare e difendere le proprie scelte. Un’operazione inversa, come quella di regalare 500 milioni di euro al cartello delle imprese aggiudicatarie dell’appalto che senza aver assunto un solo manovale potevano portare a casa fior di quattrini, diventa una ignobile operazione di foraggiamento della mala politica. Bisogna sapersi attestare sulla sponda del positivo.
(Giovanni Alvaro)
Reggio Calabria 26.10.2007

QUELLE CARTE SU MINNITI, I DS E LA ‘NDRANGHETA

  

                        Marco Minniti, il super mediatico vice Ministro dell’Interno, l’uomo famoso per le frasi fatte (c’è un salto di qualità della mafia), l’elegantone che non disdegna far sapere il costo delle sue scarpe fatte a mano, il Lothar della politica, è stato eletto Segretario Regionale del Partito Democratico essendo, tra l’altro, l’unico candidato in lizza avendo ‘convinto’ gli avversari a ritirarsi dalla competizione, e che adesso però lo condizioneranno ben bene a partire da Loiero, passando per Fuda, ed arrivando agli stessi compagni di partito.

 

                        In Calabria è un susseguirsi di ringraziamenti e di dichiarazioni improntate ai buoni propositi sul come dirigerà il Partito e sul cosa lo impegnerà, come se lo stesso fosse nuovo alla Calabria ed ai suoi problemi, e non fosse l’uomo ‘forte’ che ha fatto, da oltre 15 anni, il bello e cattivo tempo nella Regione. In fotocopia si verifica in Calabria ciò che sta avvenendo a livello nazionale con l’altro uomo nuovo che si chiama  Walter Veltroni.

 

                        Il problema, comunque, non meriterebbe alcun commento se non fosse perché, il giorno prima della sua elezione, un giornale nazionale gli ha dedicato un articolo da prima pagina riferendo  di una inchiesta dei Ros dal titolo “Minniti, i Ds e gli affari calabresi”, non ripreso da altri  giornali che lo hanno letteralmente ignorato. Conoscendo ‘l’indipendenza’ della maggioranza dei giornali italiani la cosa non ci ha sorpreso per nulla, semmai, e amaramente, abbiamo fatto il paragone con la stampa del golpe giudiziario che ha seppellito
la Prima Repubblica anche se non è stato in grado di far vincere la gioiosa macchina da guerra occhettiana, e poi con la stampa della Seconda Repubblica specializzata nel tiro al bersaglio su Berlusconi, e su quanti lo hanno sostenuto e lo sostengono. Questo tiro al bersaglio è andato avanti, senza soluzione di continuità, anche oggi che i moderati non sono al governo, perchè Berlusconi fa paura, anche quando sta all’opposizione, per la sua innata capacità di aggregazione. Questa purtroppo è la vita.

 

                        Ma veniamo all’articolo in questione. Gian Marco Chiocci scrive che “la lettura di atti giudiziari non più coperti dal segreto, divenuti pubblici e di cui tanti temono la divulgazione…. mette in luce… le relazioni pericolose fra imprenditori, esponenti dei DS e cosche calabresi”. E più avanti riferisce di informative dei carabinieri sul Viceministro degli Interni (comunista, mai indagato), su l’ex sindaco Italo Falcomatà (comunista, deceduto), su Demetrio Naccari Carlizzi  (margherita, all’epoca vicesindaco di Falcomatà) e su tanti altri esponenti provinciali e regionali.

 

                        L’articolo continua riferendo della potente cosca Libri, della gestione dei rifiuti, della spartizione degli appalti in provincia di Reggio, dell’affare Centro Direzionale per il quale erano interessate due Società che, scrive il ROS: “sembrano rispondere a due gruppi mafiosi contrapposti”. I titolari di una delle due Società erano la moglie del vice di Amato e il di lui suocero.

 

                        Lungi da noi gridare all’untore, o pretendere la colpevolezza ad ogni costo. Siamo garantisti e lo resteremo, ma non siamo innocentisti a tutti i costi, per cui chiediamo che su questioni così delicate che interessano un uomo politico che occupa un posto importante al Ministero degli Interni, sia fatta piena luce. Mettere la testa sotto la sabbia, come fanno i maggiori giornali italiani, con un finto atteggiamento di solidarietà, rischia di non rendere giustizia ad un uomo politico così impegnato, perché lascia che il passa parola cammini, che si sviluppi, che diventi  enorme col rischio, se la verità è quella dei Ros, che oltre a Minniti e i suoi, travolga la debole democrazia calabrese.

 

                        Il doppiopesismo di togliattiana memoria può ritardare, ingarbugliare, confondere, ma non può cancellare la verità qualunque essa sia.

 

                                                                                               Adolfo COLLICE

lì 16.10.2007

NON AVEVAMO DUBBI: A BERLINO C’E’ SEMPRE UN GIUDICE…

 

L’annullamento delle elezioni amministrative dell’autunno del 2005, a Messina, per la esclusione dalla competizione elettorale della lista del Nuovo PSI,  fa giustizia dell’arroganza e della prepotenza che il gruppuscolo di fuorusciti, capitanati allora da Bobo Craxi e Saverio Zavettieri, esprimeva. Non contenti dell’aver tentato la distruzione del Partito, hanno ottenuto di cancellarci dalla scheda elettorale avendo trovato una valida sponda nel Presidente del TAR di Catania che come minimo vive fuori dalla realtà del nostro Paese ed era poco informato delle vicende politiche del nostro Partito.

A distanza di due anni, essendoci anche in Sicilia il famoso giudice di Berlino, vengono annullate le elezioni e, in primavera, a Messina si dovrà ripetere la consultazione elettorale. Analogo tentativo si era avviato anche a Reggio Calabria, sei mesi fa, (sostenuto dalla decisione monocratica del Presidente del Tar di Catania) non trovando però eguale accoglienza: la lista del Nuovo PSI non è stata esclusa dalla competizione e la causa di merito è fissata ai primi di dicembre. Dopo la sentenza riguardante Messina credo sia difficile tenerla ancora in piedi a Reggio Calabria, per cui la partita almeno quella con gli scissionisti, è praticamente finita.

Ma il Nuovo PSI pur essendo un Partito piccolo è certamente scomodo. E se non ha amici tra i propri avversari, purtroppo non ne registra molti neanche tra i propri alleati. Infatti rimane aperto un ricorso avanzato da una candidata di AN (iniziativa personale?) contro la proclamazione del nostro unico Consigliere eletto che, come da accordi assunti prima delle elezioni avrebbe dovuto essere nominato Assessore con relativo subentro del primo dei non eletti. Il non aver mantenuto, finora, gli accordi non ci stanca per nulla, nè ci spaventano i muscoli grossi di qualche nostro alleato al quale ricordiamo la storia di David e Golia.

Lungi da noi il pensare a rotture dell’alleanza, ma lungi da noi pure ipotesi di sottomissione. Abbiamo rifiutato il partito unico delle libertà, aderendo al percorso federativo, anche perché ci sentiamo e siamo capaci di reggerci sulle nostre gambe che sono rappresentate dalle idee innovative, laiche e pragmatiche del riformismo.

Auguri compagni di Messina, auguri compagno Di Trapani che hai voluto e tenacemente perseguito il ricorso che oggi ti rende giustizia, ma auguri anche a noi tutti che dobbiamo difendere a denti stretti la nostra autonomia e la nostra identità ed intendiamo sederci al tavolo degli alleati con pari dignità, ed essere trattati con eguale rispetto.

                                                                                    Giovanni ALVARO

Reggio Calabria 03.10.07

GIUSTA LA STRADA..


La Direzione Nazionale di Sabato 22 settembre accogliendo all’unanimità la proposta di Stefano Caldoro per l’adesione alla costituenda Federazione della CdL, ha spazzato via, in un sol colpo, e definitivamente, le assurde menzogne diffuse a piene mani sul percorso del Nuovo PSI.
I punti fermi da cui si è partiti sono stati, il rifiuto del Partito unico dei moderati che non alletta neanche alla lontana i riformisti, e la difesa dell’autonomia e dell’identità dei socialisti che sono stati alla base dei rifiuti di seguire Zavettieri prima, e De Michelis dopo. Il percorso che queste scelte comportano era, comunque, già stato delineato al Congresso di giugno: si è quindi trattato di un percorso obbligato, ma tanto più importante perché liquida ogni volgare polemica sulle reali intenzioni del Gruppo dirigente del nostro Partito.
L’aver ribadito questa scelta, soprattutto oggi, permette al Nuovo PSI di diventare realmente un chiaro punto di approdo per quei compagni che si trovano oggi sbandati e senza reale prospettiva politica. Tutti sanno, infatti, che l’avventura del duo Craxi-Zavettieri, è totalmente abortita, e da quel raggruppamento (I Socialisti Italiani) sono passati ad altre collocazioni i componenti dell’intero gruppo dirigente calabrese; nel mentre l’avventura di De Michelis è finita prima ancora di nascere.
La Costituente, parola magica per i socialisti, si sta quindi rivelando una grande menzogna. A nulla serve imbarcare gli Angius quando abbandonano lo SDI compagni del calibro di Ottaviano Del Turco e Cesare Marini, e abbandonano Zavettieri, i Racco e le Fabiano, e grande si presenta il fermento attorno ai compagni che hanno seguito De Michelis e che rifiutano l’imbarco a sinistra.
Il Nuovo PSI diventa quindi, anche per la scelta definitivamente formalizzata nella Direzione del 22 settembre, un netto, chiaro e forte punto di riferimento per tutti i socialisti che rifiutano di confluire nel Partito Democratico, che percepiscono l’imbroglio della Costituente, e non vogliono ritirarsi, come si suol dire, a vita privata.
A noi non rimane che tenere aperte le nostre porte, chiedendo a chi comprende le mistificazioni di questi anni e di questi ultimi mesi, un atto di coraggio: aderire all’unico Partito socialista che sarà presente sulla scena politica italiana.
Giovanni ALVARO
Reggio Calabria 25.9.07

Sciogliere il Consiglio Regionale della Calabria?

  

In questi ultimi giorni si è sviluppata una iniziativa politica, fortemente evidenziata dal tam tam mediatico, per lo scioglimento anticipato del Consiglio Regionale della Calabria. La motivazione di base di detta iniziativa è il gran numero di indagati che esistono tra i 50 Consiglieri Regionali.

Sull’obiettivo dello scioglimento si può essere d’accordo (e diremo anche perché), ma la motivazione è debolissima e non ci convince per nulla. Sarebbe, infatti, la riproposizione in scala minore, del film già visto, nei primi anni novanta, quando la Magistratura “sciolse” il Parlamento italiano dopo averlo bersagliato di centinaia di avvisi di garanzia. Non a caso si parlò allora di falsa rivoluzione giudiziaria. Il tempo, anche se nel corso degli anni si sono registrati guasti, sconquassi, e decimazioni, metaforiche ed anche fisiche, dei gruppi dirigenti della nazione il più importante dei quali è stato Bettino Craxi, è stato galantuomo: la verità su quel periodo è venuta sempre più marcatamente alla luce.

Non ci interessa, quindi, risolvere i problemi politici della Regione Calabria  delegando alla bisogna la Magistratura calabrese. Non è nello stile dei riformisti un percorso di questo genere. A noi interessa far superare la vergogna di una Giunta, con le armi della politica, perché Loiero tutto sa fare fuorché governare adeguatamente. Del resto cosa ci si aspettava da una aggregazione tutta protesa nell’occupazione sistematica di ogni nicchia di potere, e sempre più impegnata a dipanare le forti tensioni interne alla coalizione che vedono periodicamente gli uni contro gli altri super armati? Finora si sono persi 30 mesi su 60 e si proceda a vista con boutade di ogni genere (in questo Loiero è super maestro, avendo imparato subito la politica degli annunci sperimentata dai DS a livello nazionale) ma senza una reale politica di sviluppo della nostra Regione..

Se da una parte i DS tramite il viceministro Minniti indicano la vecchia e logora strada del contenzioso con Roma e così facendo assolvono le loro sistematiche inettitudini; dall’altra Loiero si è lanciato, dopo il massacro avvenuto in Germania, nella boutade ad effetto qual è stata la richiesta dell’intervento dell’esercito in Calabria contro la mafia.

Nel primo caso vi è la vecchia prassi collaudata nell’allontanare da sè le responsabilità del malgoverno e contro la quale si scagliavano negli decenni passati i comunisti (Minniti dimostra un grande mestiere); dall’altra la ricerca dell’effetto mediatico con la richiesta assurda di intervento dell’esercito per fare cosa? Contro quali divisioni dovrebbe essere impiegato e quindi combattere? E così difficile capire che la mafia o la ‘ndrangheta o la camorra si combattono con lavori di intellingence, con il rafforzamento degli organici della polizia e dei carabinieri, con adeguati reparti di magistratura specializzata nei reati mafiosi, con l’applicazione delle leggi già esistenti, con la confisca dei patrimoni illecitamente realizzati? Suvvia signori non è compito vostro il governo di una Regione e sarebbe, quindi, opportuno che toglieste il disturbo evitando altri guai alla Calabria.

Se scioglimento dev’esserci che lo sia per palese e collaudata incapacità. Ma intanto la Casa delle Libertà avvii una netta riflessione sul suo esserci, prima che ad essere sciolta sia proprio essa. La Calabria ha bisogno di una vera iniziativa politica ed è solo su questo terreno che ci si può confrontare e scontrarsi con i Loiero o i Minniti di turno. Ma in Calabria c’è in piccolo quel che esiste a livello nazionale. Stesso discorso, stesse situazioni. Non governo o al massimo Governo delle tasse. Prodi, come Loiero, non è tempo di sloggiare?

                                                          

                                                                                   Adolfo COLLICE

                                                                  Vice Segretario Nazionale Nuovo PSI

E’ FINITA L’AVVENTURA……

  

L’avventura iniziata, nell’autunno del 2005, da Bobo Craxi e Saverio Zavettieri (artefici di una gravissima scissione nel Nuovo PSI e della successiva vittoria del signor Prodi a cui hanno portato in dote ben 125 mila voti) si è praticamente conclusa.

Sono, infatti, di questi giorni le ultime news dal fronte de “I Socialisti Italiani” con l’abbandono del Partito, a Reggio Calabria, da parte della Presidente Provinciale Angela Romeo, dell’Assessore Provinciale Bernardo Russo, del Consigliere Provinciale Rocco Agrippo.

Dulcis in fundo l’on. Luciano Racco (dopo la decadenza del compagno Chieffallo  da Consigliere Regionale col contestuale subentro dell’on. Francesco Galati che ha aderito al Nuovo PSI ed è il nuovo Presidente del Gruppo Consiliare) ha bruciato i tempi ufficializzando il proprio percorso verso il PD e verso aggregazioni di sopravvivenza con altri cani sciolti.

A ben guardare hanno abbandonato “I Socialisti” quanti, avendo scelto di andare a sinistra, hanno deciso di evitare ulteriori sceneggiate “costituenti” saltando il fosso e andando direttamente nel costituendo partito cattocomunista che nascerà dalle ceneri dei DS e della Margherita. Ma proprio questa scelta e la conseguente debolezza degli autori dell’avventura, lascia disorientati quei socialisti che seguendo le scelte dei loro leaders oggi si trovano sbandati e senza bussola. Si rifiutano di essere catturati dalla sinistra che impera in Italia, hanno uno spirito moderato e riformista, hanno seguito ciecamente chi gli prospettava percorsi vincenti, ed oggi si ritrovano con un pugno di mosche e la morte nel cuore.

Ad essi lanciamo l’appello a ritrovare con coraggio la strada di casa propria, quella del riformismo e del socialismo, quella della identità e dell’autonomia, quella della tradizione craxiana. Il Nuovo PSI è aperto ad ogni apporto e non si attarderà a rimestare gli errori commessi. Bisogna solo avere quel pizzico di coraggio che serve sopratutto oggi che sono in azione le sirene del Partito Democratico che punta a legittimare un Presidente del Consiglio figlio di nessuno, e le sirene della cosiddetta Costituente socialista che altro non è che il tentativo di rafforzare uno SDI anch’esso prossimo ai saldi dopo le uscite pur esse orientate verso il PD di molti dirigenti nazionali e regionali.

A chi rifiuta queste prospettive e non vuole rintanarsi sotto la tenda ritirandosi a vita privata, offriamo una sponda politica seria, coerente e riformista: il Nuovo PSI di Stefano Caldoro. Compagni, vi aspettiamo, non perdete altro tempo.

                                                                Il Segretario Provinciale del Nuovo PSI

            di Reggio Calabria

                                                                                     (Giovanni Alvaro)  

Vero conflitto di interessi la non terziarità del Giudice

Il compagno Sanna intervenendo durante la riunione della Direzione Nazionale ha centrato il proprio intervento su quello che ha chiamato uno dei veri conflitti d’interesse che esistono nel Parlamento italiano, rappresentato dalla presenza di molti parlamentari che provengono dalla Magistratura e che non sono certamente indifferenti a che una legge sui problemi della loro ‘categoria’ sia varata con alcune regole anziché con altre.
Sanna ricordava la ribellione dei magistrati sull’ipotesi di separazione delle carriere tra giudicanti ed inquirenti, con connessa relativa minaccia di sciopero e altrettanto relativa sponda che dette minacce hanno trovato nel Parlamento, appalesando uno dei più gravi conflitti di interesse esistenti nel nostro Paese. I Magistrati che fanno i parlamentari, alla fine del loro mandato non ritorneranno, salvo casi sporadici alla Violante, a fare i Magistrati utilizzando le leggi che hanno potuto produrre anche pro domo loro?
Ma per evitare polemiche spicciole, e condividendo le argute argomentazioni usate da Sanna sull’incivile conflitto che, guarda caso, nessuno nella cosiddetta sinistra(!) italiana ha stigmatizzato, mi permetto di ampliarne le riflessioni, partendo dal fatto che l’obiettivo ‘separazione delle carriere’ è purtroppo un obiettivo minimo e di ripiego che, costruito per evitare le ‘polemiche’ da parte della sinistra e da parte degli interessati, sia dentro che fuori del Parlamento, si è sostanzialmente distanziato dal vero obiettivo di riforma della Magistratura che deve poggiare sulla terziarità del giudice.
In ogni Paese occidentale, dalla civilissima Inghilterra faro per ogni sincero riformatore, agli Stati Uniti a cui guardano ‘democratici’ alla Veltroni, la terziarità del Giudice è salvaguardata senza alcuna remora, mentre in Italia (patria del diritto!) detta parola, terziarità, sembra una sconcezza. E’ ora di riprendere l’iniziativa e rilanciare il problema. Perché non può esistere una vera riforma della Magistratura se non viene assegnato al Giudice il compito di vero giudicante che nasce dal ruolo terzo che deve assumere tra avvocato della difesa, che assiste il probabile reo, e l’avvocato dell’accusa, che deve rappresentare la società che viene offesa.
Se l’inquirente, con o senza separazione delle carriere, appartiene all’ordinamento giudiziario, la terziarità del giudicante rischia sempre d’essere messa in discussione o compromessa. Tra l’altro è così che la non terziarità, vera o presunta, viene percepita dall’opinione pubblica. Non basta infatti essere imparziali ma è necessario apparire anche tali. Obiettivo questo più che necessario in una società troppo a lungo dilaniata da contrapposti e chiusi schieramenti. Il Nuovo PSI non deve avere tentennamenti in materia.
Reggio Calabria 22.07.2007

Intervista a Giovanni ALVARO

Intervista al  SEGRETARIO PROVINCIALE e membro della DIREZIONE NAZIONALE del Nuovo PSI, Giovanni ALVARO 

L’opinione pubblica non si raccapezza più. Prima i giornali hanno dato notizia che il 23 e 24 giugnosi è svolto il Congresso del Nuovo PSI, oggi danno notizia di un altro Congresso  del Nuovo PSI che si è tenuto  il 7 e 8 luglio. Che succede?

 

Succede che la maggioranza del Partito ha tenuto un regolare Congresso nel mese di giugno individuando in Stefano Caldoro il nuovo Segretario Nazionale e stabilendo in modo netto e chiaro la propria linea politica. La restante parte del Partito, molto ma molto minoritaria, si è riunita nel mese di luglio eleggendo a Segretario Mauro Del Bue e a spostando Gianni De Michelis a Presidente del Partito che impropriamente chiamano ancora Nuovo PSI..

L’uso dello stesso nome (Nuovo PSI) e dello stesso simbolo (Garofano) nasce dal fatto che pur divisi da scelte politiche diverse non si è ancora consolidata legalmente di chi è la titolarità.

E’ ciò ch’è successo quando Saverio Zavettieri e Bobo Craxi hanno lasciato il Partito, e per alcuni mesi è regnata sovrana la confusione, fin quando la Magistratura non ha messo la parola fine al problema dando a Cesare quel ch’era di Cesare.

E’ augurabile che non ci si costringa a ricorrere ancora una volta alla Magistratura, perché oggi come ieri il problema è squisitamente politico.

 

Che vuol dire problema politico? 

Vuol dire che il Nuovo PSI, nato nel 2001 dopo diversi tentativi di organizzare i socialisti che si sono rifiutati di entrare nei  partiti ‘collaborazionisti’ o che hanno evitato di chiedere ospitalità nei partiti che hanno usufruito, e come, della falsa rivoluzione giudiziaria, è nato con una precisa scelta politica aderendo all’aggregazione più consona ai propri convincimenti riformistici e autonomistici. In una parola ci si è tenuti nel solco delle scelte craxiane che nascevano sempre senza i paletti dell’assurda divisione destra-sinistra ma solo con l’occhio rivolto ai contenuti ed agli obiettivi.

 

Alla fin fine, però,  bisogna schierarsi. O di là o di qua. 

E’ vero, la legge elettorale ti costringe a schierarti pena la tua scomparsa definitiva, per cui lo schierarsi alcuni lo hanno interpretato come strumentale alla propria sopravvivenza: si ripeteva spesso, in questi anni, il ‘primum vivere deinde filosofare’. Ma c’era e c’è chi, invece, considerava e considera lo schieramento già una scelta sui contenuti e sugli obiettivi.  

Da una parte uno schieramento eterogeneo e aggregato solo sull’antiberlusconismo perché sul resto c’è la tesi e l’antitesi su ogni cosa, dalla politica estera, alla politica sociale, alle grandi opere e via di questo passo.

Dall’altra c’è la concretezza degli obiettivi e la chiarezza delle posizioni, così concrete e così chiare  che hanno prodotto, nei 5 anni del Governo Berlusconi, ben 36 riforme di grande spessore e grande peso. Su quelle riforme c’è stato, per quanto piccolo, il contributo del Nuovo PSI.

 

Ma non era più congruo scegliere e confluire in parte, diciamo, nel Partito prodiano, e altra parte, in quello di Berlusconi? 

C’è chi l’ha fatto e chi si appresta a farlo. Sono di questi giorni, infatti, gli annunci delle adesioni nel Partito Democratico (Del Turco e Marini, o il calabrese Racco), ma c’è chi ha deciso di mantenere viva la fiammella socialista difendendo autonomia e identità come valori imprescindibili per il riformismo.

La scelta, oggi, di aderire a questo o a quel partito unico risponde solo alla necessità della singola sopravvivenza messa in discussione dalla stanchezza o dalla pochezza del proprio pensiero politico. E ciò vale anche per quanti pensano di pervenire alla confluenza seguendo un percorso in più fasi. Non cambia se lo sbocco è dentro o solo a sostegno del Partito Democratico, come in questi anni ha fatto lo Sdi con l’Unione..

Oggi questo iter lo ha messo in moto De Michelis e quanti lo hanno seguito. Pochi per la verità resi sempre più pochi dagli già annunciati abbandoni. Quando dico pochi dico letteralmente pochi. In Calabria per esempio il passaggio con De Michelis lo hanno deciso si e no 2, sottolineo 2, compagni.

 

Ma con tutte queste scissioni, con questi pezzi che vanno via, con forze che, se non in Calabria certamente in altre Regioni, abbandonano il Partito, quale può essere il futuro del Nuovo PSI? 

L’elezione di Stefano Caldoro a Segretario Nazionale è già una scelta politica di grande respiro che assicurerà certamente al Nuovo PSI un percorso positivo. Ma ciò che lo renderà un sicuro punto di riferimento per il mondo socialista, liberale, autonomista e craxiano è l’aver abbandonato, col Congresso del 23 e 24 giugno, gli equivoci e le ambiguità di questi anni. Si sta, senza se e senza ma,  nella Casa delle Libertà, e vi si sta col nostro dna socialista. Nessun disagio per questa scelta: sarebbe stata la scelta di Bettino che è stato sempre distinto e distante dai comunisti comunque camuffati.

Il disagio semmai dovrebbero sentirlo quanti si sono trovati ieri, e quanti si troveranno oggi, fianco a fianco con i vari Di Pietro, Pecoraro Scanio, Caruso, Diliberto  e le loro scelte politiche in materia giudiziaria, sociale ed ambientale.

Comunque non ci resta che augurar loro buon viaggio.

 

E in Calabria come la mettete con un Sindaco che vi ha negato il riconoscimento dell’Assessorato al Comune di Reggio Calabria?  

Se ad ogni difficoltà nei rapporti tra gli alleati ci si dovesse chiamare fuori e rompere ogni rapporto non ci sarebbe coalizione in grado di reggere per più di qualche settimana. In politica non può andare così. Il fatto che Scopelliti non ci ha ancora riconosciuto il ruolo di alleato vero nella Casa delle Libertà (mentre lo ha riconosciuto a partiti che attualmente inseguono sogni centristi) va certamente contrastato e corretto, anche perché il percorso di Reggio, o meglio il vento che ha soffiato a Reggio Calabria, deve essere trasferito nella Regione, e in questo processo, aldilà delle liste civiche che in poche potranno avere dimensione regionale, servono soprattutto i Partiti che hanno strutture organizzative in tutto il territorio della regione.

E’ un processo che deve vederci impegnati all’unisono perché non è ulteriormente tollerabile una Giunta, quella di Loiero, inconcludente e incapace che sta letteralmente affossando le speranze di riscatto delle nostre genti, e anche perché è tempo di tornare ai programmi, chiudendo la fase della mera occupazione del potere.

 

In conclusione, vuole lanciare un appello alle varie anime socialiste? 

La ringrazio di questa opportunità e la utilizzo immediatamente anche perché il popolo socialista, parlo degli elettori socialisti, della gente che ha vissuto l’età d’oro dei socialisti, ma anche dei giovani che inconsapevolmente sono animati da riformismo e da voglia di giustizia sociale, cercano disperatamente uno strumento per le loro battaglie per cambiare la nostra Calabria.

Ad essi, ma anche ai dirigenti di base e non, che sono sconcertati delle scelte suicide fatte prima da Saverio Zavettieri e da quelle sciagurate fatte oggi da Gianni De Michelis, chiediamo di rompere ogni indugio ed avvicinarsi al Partito. Le porte sono aperte, non c’è alcuna preclusione. Anche se non c’è il vitello grasso da  offrire ai figliuoli prodighi saremo comunque felici di accoglierli.

 

Reggio Calabria, 11.7.2007

MA QUANTI SONO I PRETENDENTI AL TRONO?

 Alla riunione del 7 e 8 luglio che, senza preoccuparsi del ridicolo, continuano a chiamare Congresso del Nuovo PSI, ben sapendo che esso è illegale, illegittimo, e senza alcun valore politico, perché il Nuovo PSI il suo Congresso lo ha celebrato, rispettando tutte le norme e le regole statutarie e del Codice Civile, il 23 e 24 giugno scorsi eleggendo a Segretario Stefano Caldoro, si presentano con ben 5 candidati al ruolo di Segretario Nazionale. Al candidato unico on. Mauro Del Bue, si è aggiunto quasi subito, l’eurodeputato Alessandro Battilocchio, e in corso d’opera sembra si siano affacciati all’ipotesi Perini e Sergio Verrecchia. Troppi, veramente troppi pretendenti a un trono che tra l’altro è senza regno, sintomo certo che ormai sono totalmente staccati dalla realtà e continuano a duellare all’infinito. Ma quando non c’è orientamento maggioritario su chi deve assumere la leadership torna prepotentemente alla ribalta il 5° candidato che è il Segretario uscente Gianni de Michelis che diventa giocoforza, stante la frammentarietà delle proposte, il candidato vincente. C’è da scommettere infatti che, per evitare ulteriori lacerazioni, ed anche perché il ruolo di Segretario dovrebbe durare fino all’autunno data durante la quale sarà partorita la Costituente, pardon: il Nuovo SDI, il Segretario uscente sarà disponibile a sacrificarsi e a continuare a dirigere quel che resta del Partito. Vorrei ricordare che al Congresso, quello vero del 23 e 24 giugno, il candidato al ruolo di Segretario era UNO e UNO soltanto, Stefano Caldoro, ed è stato votato all’UNANIMITA’. E questo non solo perché gli si riconosceva la indiscussa leadership, ma anche perché il collante che teneva e tiene uniti quanti hanno deciso di scegliere la strada maestra del Nuovo PSI, riformista, liberale e autonomista nel solco craxiano, non era animato da spirito di potere. Stefano, avanti tutta. La strada imboccata è quella giusta. L’augurio è quello che molti di quelli illusi dalla speranza di una vera Costituente capiscano l’imbroglio e ritornino sui propri passi, perchè il futuro dei socialisti è quello di stare lontani dai comunisti. Giovanni ALVARO Segretario Provinciale di Reggio Calabria

Solo gli struzzi pensano di cambiare la realtà non guardandola, a meno che…

L’articolo di Pierluigi Battista sul Corriere della Sera di oggi dal titolo “Basta diaspore: salvate i socialisti” ha dato vita ad una serie di precisazioni su chi sarebbe in minoranza nel vecchio Nuovo PSI, ma non ad una riflessione seria e ragionata sull’argomentazioni contenute nel corpo dell’articolo. Che De Michelis, Sottani e sicuramente Verrecchia ed altri, strillino perché, pur non avendo partecipato al Congresso del Midas sono rimasti una esigua minoranza in cerca d’autore, così come aveva, del resto, previsto solo qualche mese fa lo stesso ex Segretario dichiarando ai quattro venti che lui avrebbe aderito alla Costituente anche solo “con i pochi che mi seguiranno”. E’ normale ed è comprensibile tentare di nascondere la realtà “ai pochi che li seguiranno” perché in caso contrario sarebbero costretti ad arrivare alla metà semplicemente nudi. Il tentativo di far apparire quel che non c’è nasce anche dal fatto che nessuno, dico nessuno (neanche Boselli), li accoglierebbe a braccia aperte se anche visivamente non portano nulla in dote. Elencare deputati in cerca di nicchie di sopravvivenza, o Segretari Regionali totalmente staccati dalla base, non basta a camuffare una palese inconsistenza. L’operazione ha tutto il sapore di nascondere agli altri la realtà. Ma se questo è comprensibile, non lo è altrettanto l’aver semplicemente ignorato la riflessione di Battista sul vero obiettivo della cosiddetta “Costituente socialista”. E qua c’è proprio l’atteggiamento dello struzzo che non nega agli altri ma a se stesso la verità. E lo fa mettendo semplicemente sotto la sabbia la propria testa e immaginandosi scenari che esistono solo nel proprio immaginario: Costituente, fine della diaspora, ricomposizione del vecchio Partito Socialista e quindi splendori dell’età d’oro. Battista con la lucidità che lo contraddistingue ha colto il nocciolo dell’annuncio della Costituente che è “l’ultima tappa di un peregrinare senza metà”, e continuando fa la storia non dei socialisti ma dello SDI e delle sue esigenze di sopravvivenza che lo hanno visto passare dall’alleanza con Dini, a quello con i Verdi, alla più recente con i Radicali per imboccare quindi l’affannosa scelta di “scendere repentinamente dall’autobus” dopo il deludente risultato elettorale. Battista parla senza mezzi termini e allusioni di “sospetto della strumentalità e della contingenza”. Perché si vuole continuare a vedere scenari che non esistono? Perché continuare a far credere che tutto può entrare nel calderone inclusi Mussi, Angius e Salvi che pensano invece alla Cosa o Casa rossa? E dello Sdi, senza Del Turco, Marini e quant’altri, che resta? Suvvia compagni, siete troppo intelligenti per pensare di darcela a bere. Viene agitata una bella bandiera che parla al cuore dei socialisti, ma quali sono i veri obiettivi?
Giovanni ALVARO Segretario Provinciale di Reggio Calabria

Il Nuovo PSI (schierato con la CdL) conquista un seggio a Reggio Calabria.

Notizia più bella da portare al Congresso del 23 e 24 giugno al Midas non poteva esserci: il Nuovo PSI, schierato con la Casa delle Libertà, ha conquistato il seggio a Reggio Calabria dopo i riscontri effettuati dall’Ufficio Elettorale Centrale. Entra, così, nel Consiglio Comunale della più importante città della Calabria il compagno Giuseppe Martorano che ha totalizzato ben 960 voti di preferenza, e gli subentrerà, dopo la nomina ad Assessore, il compagno Mario Laface. Il risultato conseguito, circa il 2%, è di grande valore politico perché si realizza nella scelta dell’alleanza con le forze moderate chiaramente collocate nella CdL, nel mentre gli altri socialisti, tutti assieme appassionatamente, (I Socialisti di Zavettieri, lo SDI di Boselli e i Repubblicani europei) si debbono accontentare di uno striminzito 1,6%. Se ce n’era bisogno, proprio a Reggio Calabria, l’elettorato ha sonoramente bocciato la “Costituente socialista”. L’esordio elettorale nella città che ha dato vita alla ripresa del socialismo democratico distinto e distante dal massimalismo ed estremismo parolaio dell’egemonia comunista, è quindi stato abbastanza deludente. Arrivederci a Roma per porre finalmente fine alle incertezze sulla linea politica. La chiarezza in politica è fondamentale.