Vivere o Morire

O adesso o mai più.

De Michelis ci ha rovinato conducendoci in questo stato dopo 10 anni di sua gestione totalitaria.

Adesso nuove prospettive si possono aprire a condizione che riusciamo coraggiosamente a prendere con decisione un percorso unico determinato serio e deciso.

Qual è la nostra linea Politica oggi, qual è la nostra collocazione oggi?

Cosa ne pensiamo del Partito delle Libertà?

Perché non siamo visibili?

Perché mai una persona dovrebbe stare nel Nuovo PSI? Qual è la proposta di attrazione che lo stesso fa. Com’è l’organizzazione sul territorio?

Sono tutti interrogativi che ognuno di noi, che ha deciso di non mollare, di tenere alta la bandiera del SOCIALISMO, ha nella testa, ha nel cuore.

Ci troviamo di fronte al bivio: vivere o perire; io credo che la partita debba essere giocata tutta, con forza con determinazione, che la nostra sopravvivenza è necessaria, non solo a noi per continuare a vivere, ma anche al nostro Paese per essere migliore.

E se dobbiamo morire almeno facciamolo con dignità combattendo fino all’ultimo, moriamo avendo cercato di mantenere alto il simbolo del garofano che è anche il simbolo del riformismo Italiano.

Indicateci una linea, che sia tale, dateci un percorso, dimostrateci che vale la pena stare nel Nuovo PSI, non permettete a molti compagni che non vogliono andare con la falsa sinistra e con la falsa costituente di fare un loro percorso da singoli, senza il Nostro Partito.

Abbiamo perduto troppe occasioni, non dobbiamo avere la capacità di perdere anche questa.

                                                                                                               Annibale

IL RIFORMISMO STA CON BERLUSCONI

 

 

                        Quando avevamo invitato a fermarsi, smettendola con le polemiche assurde che tanto sembravano strumentali, o meglio ancora puerili, non mettevano nel conto la capacità gramsciana di Berlusconi di far delle difficoltà sgabello, per un salto di qualità, trasformando in positivo quello che appariva negativo. Confessiamo sinceramente che non pensavamo mai a questa grande capacità che, al paragone, fa dei vecchi alleati dei nanetti della politica.

 

                        Già in quella riflessione, fatta il giorno prima del tsunami Silvio, criticavamo aspramente l’immagine che le polemiche davano della fu CdL, quando imploravamo di “smetterla  di fare come quegli eredi che, a babbo ancora vivo, si accapigliano attorno al letto del presunto moribondo per accaparrarsi l’eredità. Per quell’eredità non c’è notaio che tenga, né possono esistere investiture da delfino. Il leader che potrà aspirare a sostituire Berlusconi, quando sarà, deve anzitutto diventare punto di riferimento, per capacità, carisma e atteggiamento unitario, dell’intera coalizione o almeno della sua grande parte”. 

                        Già allora, fra le righe ma non troppo, scrivevamo che all’orizzonte non scorgevamo grandi condottieri in grado di afferrare il testimone.   Del resto, in cuor nostro, non perdonavamo la sconfitta elettorale subita che non può essere imputabile al ‘destino cinico e baro’ ma a quegli strateghi che hanno lasciato solo a battersi come un leone il Berlusca nazionale. E dopo la sconfitta per un soffio, che ancora grida vendetta, si è dovuto assistere ai balletti ed ai corteggiamenti casiniani ai vari Mastella e company (per costruire il centro!!!) che sono stati, decisamente, respinti al mittente. Non è bastata quell’esperienza, assurda e vergognosa, ma ci si è appostati per cogliere qualche errore del leader per aggredirlo platealmente.

 

                        L’occasione è stata la finanziaria, e anziché lavorare per far crescere il dissenso diniano all’interno del centrosinistra, ci si è collocati miopemente sul versante interno senza alcuna vergogna. Ha ragione allora Giuliano Ferrara quando sostiene che non era più tollerabile questa situazione: è mancato totalmente il gioco di squadra, e chi non ha voti e consensi adeguati si arroga il diritto di aggredire chi è il motore trainante delle forze moderate.

 

                        Ora il dado è tratto. Bisogna partire da questa nuova realtà. Il Nuovo PSI non ha dubbi: riconosce a Berlusconi capacità e intuizioni, e quindi la sua leadership. Noi siamo con lui, portando in dote la nostra storia, la nostra autonomia e la nostra identità. Altri sono scappati al primo stormir di fronde. Buon viaggio. Noi guardiamo all’Italia, ai suoi problemi, alle riforme necessarie. Vogliamo, assieme a Berlusconi, chiudere con la fase ingessata che sta alle nostre spalle, chiudere con le aggregazioni militari, avviare una nuova stagione fatta, come nella migliore stagione riformista, di confronto, dialogo e positività.

 

                        Il Nuovo PSI non avrà tentennamenti. Già le prime dichiarazioni dei suoi massimi dirigenti vanno in questa direzione.

 

                       

                                                                                                       Giovanni ALVARO

                                                                                              Direzione Nazionale Nuovo PSI

 

 

Reggio Calabria, 21.11.2007

NON AVEVAMO DUBBI: A BERLINO C’E’ SEMPRE UN GIUDICE…

 

L’annullamento delle elezioni amministrative dell’autunno del 2005, a Messina, per la esclusione dalla competizione elettorale della lista del Nuovo PSI,  fa giustizia dell’arroganza e della prepotenza che il gruppuscolo di fuorusciti, capitanati allora da Bobo Craxi e Saverio Zavettieri, esprimeva. Non contenti dell’aver tentato la distruzione del Partito, hanno ottenuto di cancellarci dalla scheda elettorale avendo trovato una valida sponda nel Presidente del TAR di Catania che come minimo vive fuori dalla realtà del nostro Paese ed era poco informato delle vicende politiche del nostro Partito.

A distanza di due anni, essendoci anche in Sicilia il famoso giudice di Berlino, vengono annullate le elezioni e, in primavera, a Messina si dovrà ripetere la consultazione elettorale. Analogo tentativo si era avviato anche a Reggio Calabria, sei mesi fa, (sostenuto dalla decisione monocratica del Presidente del Tar di Catania) non trovando però eguale accoglienza: la lista del Nuovo PSI non è stata esclusa dalla competizione e la causa di merito è fissata ai primi di dicembre. Dopo la sentenza riguardante Messina credo sia difficile tenerla ancora in piedi a Reggio Calabria, per cui la partita almeno quella con gli scissionisti, è praticamente finita.

Ma il Nuovo PSI pur essendo un Partito piccolo è certamente scomodo. E se non ha amici tra i propri avversari, purtroppo non ne registra molti neanche tra i propri alleati. Infatti rimane aperto un ricorso avanzato da una candidata di AN (iniziativa personale?) contro la proclamazione del nostro unico Consigliere eletto che, come da accordi assunti prima delle elezioni avrebbe dovuto essere nominato Assessore con relativo subentro del primo dei non eletti. Il non aver mantenuto, finora, gli accordi non ci stanca per nulla, nè ci spaventano i muscoli grossi di qualche nostro alleato al quale ricordiamo la storia di David e Golia.

Lungi da noi il pensare a rotture dell’alleanza, ma lungi da noi pure ipotesi di sottomissione. Abbiamo rifiutato il partito unico delle libertà, aderendo al percorso federativo, anche perché ci sentiamo e siamo capaci di reggerci sulle nostre gambe che sono rappresentate dalle idee innovative, laiche e pragmatiche del riformismo.

Auguri compagni di Messina, auguri compagno Di Trapani che hai voluto e tenacemente perseguito il ricorso che oggi ti rende giustizia, ma auguri anche a noi tutti che dobbiamo difendere a denti stretti la nostra autonomia e la nostra identità ed intendiamo sederci al tavolo degli alleati con pari dignità, ed essere trattati con eguale rispetto.

                                                                                    Giovanni ALVARO

Reggio Calabria 03.10.07

E’ FINITA L’AVVENTURA……

  

L’avventura iniziata, nell’autunno del 2005, da Bobo Craxi e Saverio Zavettieri (artefici di una gravissima scissione nel Nuovo PSI e della successiva vittoria del signor Prodi a cui hanno portato in dote ben 125 mila voti) si è praticamente conclusa.

Sono, infatti, di questi giorni le ultime news dal fronte de “I Socialisti Italiani” con l’abbandono del Partito, a Reggio Calabria, da parte della Presidente Provinciale Angela Romeo, dell’Assessore Provinciale Bernardo Russo, del Consigliere Provinciale Rocco Agrippo.

Dulcis in fundo l’on. Luciano Racco (dopo la decadenza del compagno Chieffallo  da Consigliere Regionale col contestuale subentro dell’on. Francesco Galati che ha aderito al Nuovo PSI ed è il nuovo Presidente del Gruppo Consiliare) ha bruciato i tempi ufficializzando il proprio percorso verso il PD e verso aggregazioni di sopravvivenza con altri cani sciolti.

A ben guardare hanno abbandonato “I Socialisti” quanti, avendo scelto di andare a sinistra, hanno deciso di evitare ulteriori sceneggiate “costituenti” saltando il fosso e andando direttamente nel costituendo partito cattocomunista che nascerà dalle ceneri dei DS e della Margherita. Ma proprio questa scelta e la conseguente debolezza degli autori dell’avventura, lascia disorientati quei socialisti che seguendo le scelte dei loro leaders oggi si trovano sbandati e senza bussola. Si rifiutano di essere catturati dalla sinistra che impera in Italia, hanno uno spirito moderato e riformista, hanno seguito ciecamente chi gli prospettava percorsi vincenti, ed oggi si ritrovano con un pugno di mosche e la morte nel cuore.

Ad essi lanciamo l’appello a ritrovare con coraggio la strada di casa propria, quella del riformismo e del socialismo, quella della identità e dell’autonomia, quella della tradizione craxiana. Il Nuovo PSI è aperto ad ogni apporto e non si attarderà a rimestare gli errori commessi. Bisogna solo avere quel pizzico di coraggio che serve sopratutto oggi che sono in azione le sirene del Partito Democratico che punta a legittimare un Presidente del Consiglio figlio di nessuno, e le sirene della cosiddetta Costituente socialista che altro non è che il tentativo di rafforzare uno SDI anch’esso prossimo ai saldi dopo le uscite pur esse orientate verso il PD di molti dirigenti nazionali e regionali.

A chi rifiuta queste prospettive e non vuole rintanarsi sotto la tenda ritirandosi a vita privata, offriamo una sponda politica seria, coerente e riformista: il Nuovo PSI di Stefano Caldoro. Compagni, vi aspettiamo, non perdete altro tempo.

                                                                Il Segretario Provinciale del Nuovo PSI

            di Reggio Calabria

                                                                                     (Giovanni Alvaro)  

Con Francesco Galati, gruppo del NuovoPSI in Regione Calabria

“La decisione dell’on. Francesco Galati di rispettare il patto con gli elettori calabresi e di confermare la sua appartenenza al Nuovo PSI ci riempie di orgoglio e di gioia. L’on. Galati, la cui dirittura morale è da additare come esempio in una fase politica caratterizzata dal più disinvolto trasformismo, rappresenterà in Consiglio regionale il partito dei socialisti autonomisti, il partito di coloro che non si sono rassegnati a sciogliere l’identità socialista nei calderoni del Partito Democratico e della Costituente. 

Abbiamo apprezzato la sobrietà e lo stile dell’on. Galati che ha annunciato, in aula, un’opposizione di tipo costruttivo, come è nelle migliori tradizioni del socialismo. Siamo certi che l’azione politica che l’on. Galati dispiegherà nel Consiglio regionale consentirà al Nuovo PSI di riacquistare un ruolo importante nel panorama politico calabrese e di irrobustire l’impianto di un partito che ha l’ambizione di costituire l’ala riformista dello schieramento moderato.  Il gruppo del Nuovo PSI, attraverso l’impegno e le riconosciute capacità morali e politiche dell’on. Galati, svilupperà certamente un’intensa attività legislativa, ma contribuirà anche, ne siamo sicuri, a preparare le condizioni ad una reale alternativa a questo Governo regionale prigioniero dei veti della sinistra radicale.  

I socialisti del Nuovo PSI, con in testa il segretario nazionale on. Stefano Caldoro, salutano con entusiasmo la ricostituzione del gruppo regionale in Calabria. Gli opportunistici cambi di casacca e i tentennamenti di un gruppo dirigente smarrito, avevano praticamente smantellato il grande successo delle liste del Nuovo Psi alle ultime regionali, cancellando un gruppo formato da ben tre consiglieri, conquistato in una logica di coalizione con la Casa delle Libertà. Quel gruppo stava per intrupparsi nel nascente Partito Democratico, utilizzando i voti che erano stati chiesti agli elettori da una posizione di alleanza con la Casa della Libertà. La coraggiosa e coerente scelta dell’on. Galati rende giustizia a tutti quei socialisti che intendono difendere e tenere alta la bandiera del riformismo e dell’autonomismo.
Le numerose adesioni giunte in questi giorni, da ogni regione italiana, ci fanno ben sperare nel futuro del nostro partito che rappresenterà il fattore aggiunto della coalizione moderata. All’on. Galati i migliori auguri per il gravoso ed impegnativo lavoro che lo attende”.

Adolfo COLLICE
Vicesegretario Nazionale e Segretario Regionale del Nuovo PSI Michelangelo FRISINIMembro della Direzionale Nazionale

Reggio Calabria, 1 agosto 2007      

Comunicato Stampa delle Federazioni di Forlì-Cesena, Rimini e Ravenna.

 

I segretari provinciali delle federazioni di Forlì-Cesena, Rimini e Ravenna, si sono incontrati per discutere sulla conclusione del congresso nazionale del Nuovo PSI svoltosi a Roma il 7/8 Luglio 2007 e hanno sottoscritto il presente documento:
Considerato il tipo di comunicazione passata sui media nazionali, sentite le preoccupazioni degli iscritti e dei simpatizzanti, vista l’importanza del momento politico nell’ottica della questione socialista e del rilancio del riformismo in Italia, tramite la costituente Liberal Socialista intendono precisare quanto segue;
1. Conferma in pieno della mozione congressuale presentata dall’On. Mauro Del Bue, votata all’unanimità nei nostri congressi provinciali;
2. I segretari Romagnoli chiedono che venga perseguita l’Autonomia Socialista, come deciso dal congresso, nei confronti di ambedue gli schieramenti;
3. I compagni che collaborano alla Costituente devono definire in termini chiari e inequivoci, uno spazio politico che dia, risalto e ruolo all’Identità Socialista, fuori da ambedue i poli in cui oggi si è articolato il bipolarismo italiano;
4. Il nuovo soggetto politico deve garantire un nuovo e diverso spazio di rappresentanza politica alle realtà socialiste regionali, procedendo da subito sulla strada del Federalismo politico socialista, ponendo ai vertici del nuovo partito una classe dirigente nuova che sappia rappresentare il futuro del socialismo, anche visivamente, e non un passato sicuramente glorioso ma ormai finito, garantire le rappresentanze regionali, nell’ottica del federalismo di cui sopra, l’autonomia necessaria per gestire le fasi programmatiche-politiche delle diverse realtà.
Se tali punti non trovassero piena accoglienza nel nuovo soggetto, i Socialisti del Nuovo PSI delle federazioni di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini valuteranno, da subito, l’opportunità di prendere le distanze.
I socialisti del Nuovo PSI chiedono inoltre che il nuovo partito ponga nel suo programma l’autonomia della Romagna come regione autonoma.

Ravenna . 17.07.07

I Segretari Provinciali

Forlì-Cesena Raffaele Procicchiani
Ravenna Bruno Fantinelli

Rimini Raniero Sebastiani

Intervista a Giovanni ALVARO

Intervista al  SEGRETARIO PROVINCIALE e membro della DIREZIONE NAZIONALE del Nuovo PSI, Giovanni ALVARO 

L’opinione pubblica non si raccapezza più. Prima i giornali hanno dato notizia che il 23 e 24 giugnosi è svolto il Congresso del Nuovo PSI, oggi danno notizia di un altro Congresso  del Nuovo PSI che si è tenuto  il 7 e 8 luglio. Che succede?

 

Succede che la maggioranza del Partito ha tenuto un regolare Congresso nel mese di giugno individuando in Stefano Caldoro il nuovo Segretario Nazionale e stabilendo in modo netto e chiaro la propria linea politica. La restante parte del Partito, molto ma molto minoritaria, si è riunita nel mese di luglio eleggendo a Segretario Mauro Del Bue e a spostando Gianni De Michelis a Presidente del Partito che impropriamente chiamano ancora Nuovo PSI..

L’uso dello stesso nome (Nuovo PSI) e dello stesso simbolo (Garofano) nasce dal fatto che pur divisi da scelte politiche diverse non si è ancora consolidata legalmente di chi è la titolarità.

E’ ciò ch’è successo quando Saverio Zavettieri e Bobo Craxi hanno lasciato il Partito, e per alcuni mesi è regnata sovrana la confusione, fin quando la Magistratura non ha messo la parola fine al problema dando a Cesare quel ch’era di Cesare.

E’ augurabile che non ci si costringa a ricorrere ancora una volta alla Magistratura, perché oggi come ieri il problema è squisitamente politico.

 

Che vuol dire problema politico? 

Vuol dire che il Nuovo PSI, nato nel 2001 dopo diversi tentativi di organizzare i socialisti che si sono rifiutati di entrare nei  partiti ‘collaborazionisti’ o che hanno evitato di chiedere ospitalità nei partiti che hanno usufruito, e come, della falsa rivoluzione giudiziaria, è nato con una precisa scelta politica aderendo all’aggregazione più consona ai propri convincimenti riformistici e autonomistici. In una parola ci si è tenuti nel solco delle scelte craxiane che nascevano sempre senza i paletti dell’assurda divisione destra-sinistra ma solo con l’occhio rivolto ai contenuti ed agli obiettivi.

 

Alla fin fine, però,  bisogna schierarsi. O di là o di qua. 

E’ vero, la legge elettorale ti costringe a schierarti pena la tua scomparsa definitiva, per cui lo schierarsi alcuni lo hanno interpretato come strumentale alla propria sopravvivenza: si ripeteva spesso, in questi anni, il ‘primum vivere deinde filosofare’. Ma c’era e c’è chi, invece, considerava e considera lo schieramento già una scelta sui contenuti e sugli obiettivi.  

Da una parte uno schieramento eterogeneo e aggregato solo sull’antiberlusconismo perché sul resto c’è la tesi e l’antitesi su ogni cosa, dalla politica estera, alla politica sociale, alle grandi opere e via di questo passo.

Dall’altra c’è la concretezza degli obiettivi e la chiarezza delle posizioni, così concrete e così chiare  che hanno prodotto, nei 5 anni del Governo Berlusconi, ben 36 riforme di grande spessore e grande peso. Su quelle riforme c’è stato, per quanto piccolo, il contributo del Nuovo PSI.

 

Ma non era più congruo scegliere e confluire in parte, diciamo, nel Partito prodiano, e altra parte, in quello di Berlusconi? 

C’è chi l’ha fatto e chi si appresta a farlo. Sono di questi giorni, infatti, gli annunci delle adesioni nel Partito Democratico (Del Turco e Marini, o il calabrese Racco), ma c’è chi ha deciso di mantenere viva la fiammella socialista difendendo autonomia e identità come valori imprescindibili per il riformismo.

La scelta, oggi, di aderire a questo o a quel partito unico risponde solo alla necessità della singola sopravvivenza messa in discussione dalla stanchezza o dalla pochezza del proprio pensiero politico. E ciò vale anche per quanti pensano di pervenire alla confluenza seguendo un percorso in più fasi. Non cambia se lo sbocco è dentro o solo a sostegno del Partito Democratico, come in questi anni ha fatto lo Sdi con l’Unione..

Oggi questo iter lo ha messo in moto De Michelis e quanti lo hanno seguito. Pochi per la verità resi sempre più pochi dagli già annunciati abbandoni. Quando dico pochi dico letteralmente pochi. In Calabria per esempio il passaggio con De Michelis lo hanno deciso si e no 2, sottolineo 2, compagni.

 

Ma con tutte queste scissioni, con questi pezzi che vanno via, con forze che, se non in Calabria certamente in altre Regioni, abbandonano il Partito, quale può essere il futuro del Nuovo PSI? 

L’elezione di Stefano Caldoro a Segretario Nazionale è già una scelta politica di grande respiro che assicurerà certamente al Nuovo PSI un percorso positivo. Ma ciò che lo renderà un sicuro punto di riferimento per il mondo socialista, liberale, autonomista e craxiano è l’aver abbandonato, col Congresso del 23 e 24 giugno, gli equivoci e le ambiguità di questi anni. Si sta, senza se e senza ma,  nella Casa delle Libertà, e vi si sta col nostro dna socialista. Nessun disagio per questa scelta: sarebbe stata la scelta di Bettino che è stato sempre distinto e distante dai comunisti comunque camuffati.

Il disagio semmai dovrebbero sentirlo quanti si sono trovati ieri, e quanti si troveranno oggi, fianco a fianco con i vari Di Pietro, Pecoraro Scanio, Caruso, Diliberto  e le loro scelte politiche in materia giudiziaria, sociale ed ambientale.

Comunque non ci resta che augurar loro buon viaggio.

 

E in Calabria come la mettete con un Sindaco che vi ha negato il riconoscimento dell’Assessorato al Comune di Reggio Calabria?  

Se ad ogni difficoltà nei rapporti tra gli alleati ci si dovesse chiamare fuori e rompere ogni rapporto non ci sarebbe coalizione in grado di reggere per più di qualche settimana. In politica non può andare così. Il fatto che Scopelliti non ci ha ancora riconosciuto il ruolo di alleato vero nella Casa delle Libertà (mentre lo ha riconosciuto a partiti che attualmente inseguono sogni centristi) va certamente contrastato e corretto, anche perché il percorso di Reggio, o meglio il vento che ha soffiato a Reggio Calabria, deve essere trasferito nella Regione, e in questo processo, aldilà delle liste civiche che in poche potranno avere dimensione regionale, servono soprattutto i Partiti che hanno strutture organizzative in tutto il territorio della regione.

E’ un processo che deve vederci impegnati all’unisono perché non è ulteriormente tollerabile una Giunta, quella di Loiero, inconcludente e incapace che sta letteralmente affossando le speranze di riscatto delle nostre genti, e anche perché è tempo di tornare ai programmi, chiudendo la fase della mera occupazione del potere.

 

In conclusione, vuole lanciare un appello alle varie anime socialiste? 

La ringrazio di questa opportunità e la utilizzo immediatamente anche perché il popolo socialista, parlo degli elettori socialisti, della gente che ha vissuto l’età d’oro dei socialisti, ma anche dei giovani che inconsapevolmente sono animati da riformismo e da voglia di giustizia sociale, cercano disperatamente uno strumento per le loro battaglie per cambiare la nostra Calabria.

Ad essi, ma anche ai dirigenti di base e non, che sono sconcertati delle scelte suicide fatte prima da Saverio Zavettieri e da quelle sciagurate fatte oggi da Gianni De Michelis, chiediamo di rompere ogni indugio ed avvicinarsi al Partito. Le porte sono aperte, non c’è alcuna preclusione. Anche se non c’è il vitello grasso da  offrire ai figliuoli prodighi saremo comunque felici di accoglierli.

 

Reggio Calabria, 11.7.2007

Segreteria Regionale Veneto

Si è riunita a Legnago, presso il Ristorante “ Pergola “,
la Segreteria Regionale allargata ai membri della Direzione Nazionale, per discutere su alcune tematiche di attualità. 

La relazione introduttiva  ha richiamato le fasi salienti dell’ultimo congresso nazionale, dove a supporto della elezione di Stefano Caldoro, sono stati nominati in Direzione  Nazionale ben 5 esponenti Veneti : Angelino Masin, Gianni Curti, Giovanni Bianchi Ceriani, Roberto Michieletti e Roberto Gamba.  

Circa le ultime elezioni l’Organismo ha espresso entusiasmo e soddisfazione per i risultati recentemente ottenuti alle amministrative nel Comune Capoluogo di Verona e nei contesti, non meno significativi, di altre località del Bellunese, del Rodigino e del Veneziano. 

Ha plaudito, in particolare, al successo dell’Avv. Giampaolo Sardos Albertini che proprio nella città scaligera è stato interprete riconosciuto dei valori di laicità e riformismo liberale propri del nuovo corso Socialista.  

A lui, come a tutta
la Cdl, i migliori auguri di proficuo lavoro nel nuovo Consiglio Comunale. 

Circa i rapporti con

la Giunta Regionale Veneta i convenuti hanno dato mandato al Segretario Masin di chiedere un incontro preliminare con l’Assessore Oscar De Bona. 

Scopo del dialogo quello di riconfermare e, ancor più, rilanciare la sinergia e la collaborazione con il suo lavoro e la sua rappresentatività in quel contesto. Inoltre per ricercare ed individuare alcuni temi caratterizzanti e qualificanti della politica riformista Veneta da oggi sino  a fine legislatura. 

L’Esecutivo di Segreteria ha, altresì, ufficializzato l’ubicazione logistica del Comitato Regionale, sito in  Via Frattini di Verona dove, quanto prima, sarà promossa l’inaugurazione ufficiale alla presenza delle autorità. 

Come ultimo punto è stata affrontata la questione del tesseramento le cui modalità dovranno all’un tempo garantire la privacy ma, altresì, essere comprovate da una adesione chirografariae documentata. Per l’anno in corso l’iscrizione è già aperta, con quota  normale fissata in €. 20.00 e  quella ridotta, per giovani e pensionati indigenti, in € 5.00. 

Infine ipotizzato un Forum regionale di tutti gli amministratori del Nuovo Psi attualmente in carica da organizzarsi entro il prossimo Ottobre.

Grazie Capranica.

  

C’era chi si era accontentato di una semplice assicurazione di Gianni De Michelis che mai sarebbe andato con questa sinistra che oggi deve ricredersi, a meno che non voglia continuare a fare il sordo per cui si conferma l’assunto che non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Ma in Calabria, nella recente tornata congressuale, il 100% degli iscritti meno 1 non sono stati né sordi né ciechi.  

Al Caprinica sono caduti tutti i veli ed anche il cieco calabrese dovrebbe riflettere su dove intende condurlo l’ex Segretario del Nuovo PSI, che messo alle strette ha dovuto parlare di costituente socialista collocata a sinistra.  

Per quanto ci riguarda la collocazione la deciderà il Congresso del 23 e 24 giugno ma da come stanno andando i Congressi provinciali e quelli regionali credo non sia azzardato dire che si continua nel solco tracciato dai padri fondatori del socialismo democratico e nettamente praticato da Bettino Craxi che il riformismo lo intendeva distinto e distante da una sinistra massimalista, oltranzista, egemonica e sostanzialmente antisocialista. 

Peccato che le strade divergano, peccato che un altro pezzo (anche se esiguo) lascia la trincea per lidi più tranquilli, peccato certo, ma forse è meglio così: non serviva a nessuno una finzione unitaria che bloccava il dispiegarsi dell’iniziativa politica com’è avvenuto per esempio durante la grande manifestazione contro la finanziaria del 2 dicembre dell’anno scorso.  

Per cui bisogna dire: grazie Capranica perché la chiarezza in politica è fondamentale. 

 

 

                                                             Giovanni ALVARO                                               Segretario Provinciale di Reggio Calabria

Socialismo Moderno

Le novità politiche italiane ed internazionali sono e saranno talmente rivoluzionarie che noi non possiamo non tenerne conto.Non possiamo non considerare quello che in queste settimane sta avvenendo sotto i nostri occhi e non possiamo conseguentemente pensare che anche il nostro Partito non ne subisca le conseguenze.Tutte le situazioni sono nella direzione del rafforzamento del sistema Bipolare, l’incognita riguarda o meno il bipartitismo.Ma vediamo di andre con ordine.Il primo fatto è ai più ormai noto ed è la costituzione del P.D., che seppur con numerose traversie e con i normali scontri ha preso la sua strada.Non voglio su questo soffermarmi ulteriormente nell’analisi di un fatto, che seppur superficialmente abbiamo già trattato.Il secondo fatto nuovo è l’elezione di Sarkozy.Non è tanto sconvolgente la sua elezione, quanto il nuovo impulso che lo stesso sembra aver trasmesso alla Francia.Rivoluzionario nella presenza femminile nel Governo, rivoluzionario nella presenza totale dei membri del suo Governo, totalmente rivoluzionario nello stravolgere schematismi che a questo punto appaiono obsoleti e che avranno conseguenze anche a livello Europeo, nominando, lui di destra, un ministro (agli ESTERI) Socialista e quindi, secondo gli schemi che conosciamo, di sinistra.Eppure molto interessante per chi, da addetto ai lavori, dovrebbe cogliere l’elemento di novità e partecipare al cambiamento che la storia Politica Europea sta vivendo.é evidente o per lo meno dovrebbe esserlo a chi vuole fare il dirigente Politico, che la nuova forma trovata da Sarko produrrà degli stravolgimenti negli schemi che noi siamo abituati a vivere dalla Rivoluzione Francese in poi.Durante i nostri trascorsi scolastici ci hanno insegnato che il Parlamento Francese nel suo insediamento posizionò alla destra ed alla sinistra i due schieramenti contrapposti. Da lì nacque poi l’attuale schematismo che si rafforzò negli anni a seguire con la costituzione dei Partiti che poi si ricondurranno all’ideologia Marxista (PSI compreso) e che avrebbero fatto gli interessi della “massa” e quelli della nobiltà o della borghesia che viceversa difendevano la propria casta.Ovviamente mi verrà perdonato se la mia ricostruzione è molto semplicistica e certamente superficiale, ma non vuole essere un’analisi storica.Negli anni ci siamo abituati quindi a considerare la lotta di classe, la rivendicazione di diritti, la conquista di condizioni dignitose per tutti, la tuela dei lavoratori, il voto alle donne, come, giustamente battaglie in difesa dei più deboli, e conseguentemente come battaglie di sinistra.Ma oggi questo schema è riproponibile?Ecco a mio parere la novità di Sarko; con le sue nomine ha stravolto i precedenti schemi.Ma questa è davvero una novità così stravolgente?Credo di no!Il Socialismo Craxiano credo sia stato il precursore di questa nuova forma “francese”. Il nostro era un Socialismo moderno, che non solo cercava di creare condizioni miglior per tutti, ma si aggiornava con l’evoluzione della Società, era al passo con i tempi.E paradossalmente i primi rivoluzionari, siamo stati noi, quando, obbligati dal colpo di Stato “a Mani Pulite” abbiamo, obbligatoriamente scelto di stare con Berlusconi, ben sapendo che lì c’era il MSI, c’era la Lega e quant’altro più lontano da NOI!Lo abbiamo fatto, in parte inconsapevolmente, come quasi sempre avviene nei cambi epocali, senza porci il minimo dubbio nel dove stare. Abbiamo scelto la storia naturale della LAICITA’ dello STATO, dell’approccio antidogmatico, della ricerca “LAICA”, priva di preconcetti, delle soluzioni ottimali.Ed ecco a questo elemento di novità che già ci puo far capire alcune cose aggiungersene un altro, recentissimo, che rafforza questo mio pensiero:l’intervento di Cordero di Montezemolo.Non è molto interessante sapere se entrerà o non entrerà in Politica, o meglio lo sarà se e quando avverrà, lo è di più cercare di cogliere l’aspetto nuovo del suo intervento.Io ovviamente non c’ero all’assemblea di Confindustaria, e posso solo rifarmi a quello che ho letto.Quado parla nel suo intervento ponendo l’accento sulla necessità di alcune riforme e chiede se queste sono di destra o di sinistra, non ha per caso fatto lo stesso passo di Sarko che affronta i problemi non secondo una logica antica ma trovando le soluzioni, a suo modo di vedere ottimali, e che quindi vanno contro il sistema?Ed oggettivamente le riforme possono essere catalogate in uno schema riduttivo che ne riduce la portata?Io credo di no!E tutto questo cosa c’entra con il Nuovo PSI?Beh credo che questa sia la Partita della NOSTRA sopravvivenza.O cogliamo il senso del cambiamento di epoca e di contesto nel quale viviamo oppure, noi, siamo dei perdenti.Qualcun altro un giorno farà quello che avremmo dovuto fare noi, ma l’occasione, per noi, che abbiamo la presunzione di saper cogliere i fatti perchè SOCIALISTI, sarà perduta per sempre.In questa logica credo che sia addirittura superata la contrapposizione tra PSE e PPE (e anche in questo caso perchè non immaginare il PD nel PSE così come era emerso a OPORTO?).Del resto se cerchiamo di guardare alla naturale storia del MONDO, tutto è in divenire, e quindi nulla è per sempre, conseguentemente perchè gli schemi che noi siamo abituati a concepire non possono modificarsi, e quindi perchè non proviamo noi ad essere protagonisti della STORIA?In questa logica credo che lo spazio che una forza a-dogmatica come la nostra, deve occupare è certamente quella di netta contrapposizione alle forze DOGMATICHE, che anche attraverso il sistema Bancario, vedi ultimi fatti, stanno occupando scientificamente tutti gli spazi che vengono lasciati vuoti.Noi abbiamo il dovere di compiere un forte atto di rottura con il PASSATO, dobbiamo saper guardare oltre le nostre abitudini, riprodurre in tempi moderni, e con i dovuti adeguamenti, quello che SARAGAT fece quando ebbe la forza di avviare il processo RIFORMISTA.Ecco perchè la FALSA COSTITUENTE è una BUFALA, ecco perchè dobbiamo avere il coraggio di guardare oltre, ecco perchè dobbiamo avere la presunzione di identificare un progetto di LAICITA’ delle riforme che siano verso la direzione di uno STATO moderno ed efficiente.Ma davvero crediamo che questa sinistra sia la nostra? davvero siamo convinti che in un processo di avvicinamento al Centro-Sinistra noi saremmo in grado di non essere assorbiti da chi è più grande di noi e che si vuole occupare, da una prospettiva diversa, delle cose di cui ci vogliamo occupare noi?Dobbiamo essere alternativi al PD, che rappresenterà la nostra faccia speculare.E per essere alternativi non possimo che essere contrapposti.I nostri rivali non sono nè la Lega nè AN, bensì, sono coloro i quai pensano a delle riforme per noi inconciliabili, antiche e dannose.Poi forse avranno ragione loro, questo lo dirà la Storia, ma abbiamo almeno il dovere di provarci.Dobbiamo costruire un progetto LAICO di riforma dello STATO, ammodernando l’Università, rinnovando il sistema SANITARIO, stravolgendo l’attuale sistema del LAVORO e anche del sistema bancario.Credo che questo progetto sia più facilmente attuabile dalla CDL, per alcuni ragionevoli motivi.Il primo, è che la maggior parte dei componenti della CDL sono a-dogmatici; il secondo, elemento che forse è più importante del primo, perchè qui non ci sono SOCIALISTI LIBERALI, spazio che è nostro e che noi dovremmo coprire.E’ difficile pensare di fare una battaglia con chi vede la prosptettiva della vita in maniera diversa rispetto a noi.Poi lasciamo spazio alle speculazioni di bassa meschinità di alcuni poveracci che dietro a questo mio pensiero intravvede chissà quali manovre oscure che il CAV., con l’aiuto di qualche parlamentare ex Nuovo PSI, sta facendo per sfasciare (cosa poi? non siamo nenache considerati pulviscolo) il Nuovo PSI.Qui sta il motivo della nostra divisione, non sulle posizioni personali di Stefano Caldoro e del suo gruppo di “Napoletani”; Stefano, io e molti altri pensiamo di dover giocare questa scommessa rivoluzionaria, di voler dare un contributo alla storia del Liberal-Riformismo Socialista, trovando le motivazioni, le tracce i presupposti per fare un percorso nuovo e rinnovato.Siamo per uno Stato LAICO, Riformista, Liberale, siamo per rivendicare la nostra presenza nella costruzione di questo STATO, siamo per rivendicare l’autonomia di un pensiero moderno, innovativo, libero.Non abbiamo bisogni di collocazioni, abbiamo voglia di fare, di costruire, di giocare la partita della riforma dello Stato, con le nostre idee, con i nostri sogni, con i nostri progetti.Siamo convinti che non ci si debba prendere in giro nè si debba prendere in giro molti compagni che credono ancora nel Riformismo Socialista. Siamo per la chiarezza e se  questa dovesse anche creare la divisone siamo perchè questa divisione di strategia avvenga nel miglior modo possibile e con il minor trauma possibile.Ma per piacere basta con l’ambiguità della politica dei due forni, basta con la tattiche rivolte a imbrogliare qualcuno, basta con il cambio della posizione politica ogni 24 ore.Che qualcuno abbia il coraggio di dire una volta e per tutte che cosa pensa di fare da grande, senza problemi senza preoccupazioni, senza tatticismi e senza remore.Noi non vogliamo finire sotto le macerie per la seconda volta, vogliamo fare la nostra scommessa e vogliamo farla in grande.Siamo pronti al confronto, siamo pronti alla partita, siamo preparati a dare al Socialismo Rifromista Liberale un bel futuro. 

 

Elezioni Francesi

Credo che lo sforzo ed i tentativi di tradurre in chiave italiana il voto francese, non abbiamo fondamenti né analisi riconducibili. Ed altrettanto potremmo dire di quello inglese, o spagnolo, o tedesco… Se la propensione futurista è di tradurre il tutto in chiave europea, ciò che manca, e che mancherà per parecchio, è una ”storia condivisa “. A ricordare la guerra di secessione americana, ci vorranno cento anni per realizzare gli Stati Uniti… d’ Europa, basti pensare che solo sessant’anni fa eravamo in  guerra contro
la Francia e l’Inghilterra… Per il momento di unica abbiamo solo la moneta, troppo poco per parlare di tradizione comune, di lingua  comune, di politica  comune…  Un primo passo coraggioso potrebbe essere quello di lanciare partiti di riferimento europeo… E, visto il nostro innato spirito europeista, perché non esserne i precursori ? Dar vita ad un vero Pse  frutto di congressi di base, che si misurasse su uno Statuto  costituente (là sì, necessario, per sintetizzare le diverse realtà nazionali) e che eleggesse i suoi rappresentanti, il suo Segretario. Di che socialismo parleremmo, allora?  Quello disposto ad allearsi ai comunisti ? quello che si richiamasse a Marx? L’errore di Segolene è stato quello di non smarcarsi da un certo massimalismo, di inseguire più l’arcobaleno che non la bandiera  francese. L’effetto antisistema iniziato  a metà anni 60 è alla canna del gas. Il disordine pubblico delle banlieus o degli stadi non è più di sinistra, ma contro la società. Bisogna ridare contenuti alla cultura socialista, aggiornarla per tradurre i bisogni e le aspettative della gente che vuole migliori qualità esistenziali, nel lavoro, nella sanità,nel tempo libero…. Una politica finanziaria fondata sulla tassazione non è di sinistra, la difesa dell’attuale sistema pensionistico, quando la media di vita è aumentata di 10anni, non è di sinistra. Le rivendicazioni e la politica della CGIL non è di sinistra. Pecoraio Scanio e Di pietro non sono di sinistra. Il Pd non  è di  sinistra… A leggere taluno, anche in casa nostra, sembra che il problema, l’infamia, sia questa: stare o meno con quelli che si dicono”di sinistra “, non già per contenuti, ma per etichetta o  schieramento… I comunisti del compromesso o gli Sdi di oggi… ( provare per credere )così ci trattano, fatto salvo che non facciamo loro comodo… o che il Nuovo psi non sia organizzato (o inesistente ). In Polesine noi siamo l’entità socialista più qualificante. All’ opposizione in Provincia e nei due comuni più grossi. Gli assessori e le  prebende sono tutte dei boselliani e zavetteriani, ma io non vedo  politiche di sinistra. Allora oltre che di Nuovo Psi adesso ho cominciato a parlare di “nuova sinistra “, quella che parla di riformismo liberale, di laicità, di gradualismo, di tolleranza, di economia informatica e nanotecnologica, di progressismo, di Europa socialdemocratica e non marxista. C’è ancora spazio e tempo per diventare riferimento popolare di queste idealità. Anzi ne abbiamo quasi un dovere sociomorale oltre che storicopolitico ! Se questi “sinistri”italiani fossero stati zitti invece che appoggiarla, probabilmente il risultato poteva cambiare per
la Royale, che non già per le catene della vetero sinistra interna ha perso, ma perché non è stata credibile per il centro moderato della borghesia francese (che avrà valutato anche quello che sta succedendo da noi con i suoi deleteri falsi fans al Governo… ).  Lo snodo politico, anche  per la società italiana, non solo per il socialismo che vuole esserne “al servizio “, è lì, al centro.  Alleanze  a sinistra, con questa falsa sinistra, ma anche con quella vera, sono antiitaliane, sono antieuropee. E’ portare la  sinistra verso il centro, conquistare al socialismo a-comunista i ceti moderati che darà all’Italia una più efficace, larga ed omogenea governabilità. Abbiamo un grande compito: dare spazio,voce e  rappresentatività a questi cittadini, come ai tempi di Labor e delle Acli.. Non sarà un simbolo rapinato  ed aggiunto al sinistrismo che farà morire questa idea.  

Angelino MasinSegretario della Federazione di Rovigo

Capone:LE RAGIONI DI FACCI E LE RISPOSTE CHE MANCANO

 

Filippo Facci muove critiche ragionevoli all’iniziativa della “Costituente Socialista” e paventa rischi ben più che ipotetici, poiché la sua analisi si basa sulla vicenda recente dei socialisti in Italia, sui loro limiti e contraddizioni spesso personali e di leadership.

Ma la sua costruzione critica manca della risposta più importante al problema più grave: durante questa seconda repubblica, destra e sinistra (o le si chiami pure come si vuole) che risposte hanno saputo dare ai problemi dell’Italia?

E il deficit di riformismo è stato soddisfatto da qualcuno? Facci cita Tremonti e Nicola Rossi (persone e politici stimabilissimi): ma per quali scelte degne di essere considerate come azioni riformiste profonde in favore del futuro del nostro Paese?

La verità è che non basta come risposta l’analizzare che i socialisti hanno votato per Forza Italia: lo sappiamo tutti! Il problema è cosa hanno fatto Forza Italia e il suo straordinario leader (stimato e stimabilissimo da chi, come noi, è di sinistra senza esserne schiavo!) per riformare questo Paese quando ne avevano la possibilità, con la più grande maggioranza parlamentare della storia repubblicana a disposizione! Questa è una grande occasione storica persa e non basta dire che “ci volevano altri cinque anni”. Il livore contro il Governo Berlusconi e il “basta” che molti hanno proferito durante quegli anni, è diventato l’odio verso il Governo Prodi che peggio di così non avrebbe potuto e potrebbe fare.

Nessuna parte in campo rappresenta oggi una visione innovativa, non di destra o di sinistra, categorie inutili oltre che superate, in Italia. La sinistra è in ritardo, in larga parte dell’Europa e vedremo nei prossimi giorni cosa ne sarà in Francia, dove pure la battaglia si preannuncia aspra e all’ultimo voto. Le risposte sono deboli e contraddittorie, l’aspirazione ai nuovi (e giusti) diritti non viene coniugato con il loro costo, con la loro sostenibilità sociale, con il problema del “disordine sociale” che cresce, di giorno in giorno.

Manca una risposta della sinistra migliore, quella che le scelte non le ha sbagliate nel passato, come hanno ammesso l’autocritico Violante e il ripensante Fassino, quella sinistra riformista che oggi in Italia non c’è perché non incide negli equilibri politici e nelle scelte.

L’intervista de “il Giornale” a Nicolas Sarkozy chiude poi la bocca a quanti usano il concetto di “destre” in modo dispregiativo: una lezione di lungimiranza e coraggio politico così alto, di fermezza modernizzatrice, di visione prospettica alta, merita rispetto, attenzione ai contenuti, disponibilità alla discussione e all’integrazione, prima ancora che alla critica dei contenuti.

Oggi serve una sinistra trasversale e moderna. Sarà, in Italia, il PSI che qualcuno tra noi si appresta a ricostruire, questo luogo politico? Lo sarà rifiutando la logica dello “stare a sinistra, per forza” rimettendo in moto una competitività che non serve solo a contrattare qualche posticino in più, ma a mostrare alle altre formazioni politiche la volontà di far prevalere le proprie idee ed i contenuti riformisti “senza dei quali non ci può essere accordo e sostegno ad alcuna coalizione”?

Sarà questo nuovo soggetto una cosa ben diversa dallo SDI e da tutte le formazioni litigiose, anzi inutilmente litigiose, del post-PSI? Sarà un soggetto aperto da una discussione programmatica vera che definisca cosa è e deve essere il socialismo riformista nel prossimo ventennio in Italia? Sarà aperto ad un ricambio generazionale, forzoso, dei gruppi dirigenti, delle “facce”, della loro capacità di comunicare e convincere? Sarà un soggetto autenticamente democratico? E, soprattutto, come si rivolgerà al mondo del lavoro ed al sindacato, una forza socialista che deve considerare il lavoro come il centro del problema, come il modo e il luogo della produzione della ricchezza, del riscatto sociale possibile, della costruzione della società, senza accettare le regole della “sindacatocrazia” e senza tollerarne la sclerotizzazione che produce oggi solo problemi ai cittadini e ai lavoratori? E come sarà aperto all’esterno? Con le primarie, ma un po’ più serie e progressive di quelle usate dal centro-sinistra? E sarà questo soggetto capace di capire la lezione di tangentopoli, evitare per regole interne, che il ripetersi di fenomeni di degenerazione venga considerato naturale e fisiologico, adottando contromisure efficaci “a monte”? O non sarà nulla di tutto ciò?

LUCIO BARANI: Gianni De Michelis ci dovrà dare qualche spiegazione.

 

 

Leggo i giornali di domenica e apprendo dalla stampa e non dagli organi istituzionali di partito, che Gianni De Michelis, con congresso aperto del Nuovo PSI e stabilito per il 23 e 24 giugno, dichiara a Boselli e allo SDI: “la scelta è fatta, io e i pochi(!) che mi seguiranno siamo con voi”, oppure “la mia scelta è fatta, sarò con voi, per ora è un’adesione personale” e quant’altro.Queste dichiarazioni mi sono piaciute poco, lo dico francamente come semplice compagno socialista che crede nel partito, nella democrazia del dibattito interno, nel valore di un congresso che assieme abbiamo stabilito di tenere per poter decidere il nostro futuro.Soprattutto non mi piacciono i fatti compiuti e le tirate di bavero espresse male specialmente da un punto di vista comunicativo.De Michelis non è solo un iscritto, è il segretario di un partito che non può tirare per la cavezza a titolo personale senza la dignità di un dibattito interno e senza ottemperare a ciò che è normale in politica: dare la parola agli iscritti e ai delegati per decidere a maggioranza le linee guida della propria politica se questa va confermata o mutata radicalmente.Spero che nei prossimi giorni ci sia un doveroso chiarimento, altrimenti saremmo in presenza di un grave errore formale che supera la sostanza stessa di un dibattito interno, poiché se un segretario si sente di decidere prima e indipendentemente dal congresso dei propri iscritti, apre di fatto e da subito una grave crisi interna politica e statutaria, rende un cattivo servizio al proprio partito, commette un significativo errore di comunicazione verso l’esterno.Volutamente non entro in merito sulle future decisioni che dovrà prendere il partito nella sua coralità, decisioni che personalmente intenderò rispettare come si conviene secondo il principio di militanza. Se non lo facessi, prassi vorrebbe che rassegnassi le dimissioni, anche come parlamentare o giustamente il partito dovrebbe richiedere le mie dimissioni.Giova ricordare quella che è la nostra attuale collocazione politica e il senso della nostra presenza in Parlamento: il sottoscritto e Mauro del Bue si sforzano, con una non indifferente mole di lavoro per garantire una costante presenza e dibattito, di portare avanti una politica autonoma autenticamente socialista e di opposizione all’attuale governo Prodi, quello che possiamo definire “il meno amato dagli Italiani” e che di riformismo liberale ha veramente poco e tanto di massimalismo retrodatato.Questo è il mandato che noi abbiamo avuto dal Partito, dagli iscritti e dagli elettori. Di contro Boselli e Bobo Craxi stanno eseguendo giustamente il loro mandato, che è quello di sostenere il governo Prodi (anche con pochi distinguo critici in situazioni che, come nel caso Mastrogiacomo, gridano scandalo a Dio), di partecipare con ruoli di corresponsabilità, di essere integratori e attori dell’attuale maggioranza e spesso i più strenui difensori con qualche atteggiamento da “fedelissimi” anche quando non era dovuto dalle circostanze.Buon senso direbbe che quando soggetti collocati diversamente decidono di mettersi assieme con pari dignità, ambedue devono fare un passo indietro dalle loro posizioni di punta per camminare su un terreno di neutralità, quella che noi chiamiamo “dichiarazione reciproca di autonomia”.La pari dignità e l’autonomia delle scelte non significano poi mettersi in un limbo politico, si possono evidentemente fare tutte le scelte di questo mondo ma dentro un orizzonte responsabile e paritario.Altrimenti parliamo di “annessione”, e francamente mi sembra quello che Gianni ha ceduto, come segretario , in un congresso che non è il suo.Ho già detto che esistono buoni motivi per cui la data del nostro congresso è utile. Perché così si valutava l’assise SDI (ma pare che questo è già stato fatto anticipatamente), perché si valutavano le sorti dei congressi DS e Margherita e si attendevano le novità e le contraddizioni del PD, perché si valutavano serenamente i risultati delle prossime elezioni amministrative. Non sto parlando di tempi lunghi, ma di tempi brevi.Invece stiamo assistendo a troppe forzature e dichiarazioni strane e anticipatorie, mentre sarebbe bene che il nostro Partito occupasse il proprio tempo per definire la piattaforma irrinunciabile, uno “jus soli” un diritto a esistere in un posto, con l’indispensabile democrazia e serietà interna.E se questo non fosse ritenuto fattibile e credibile, allora Gianni De Michelis dovrebbe spiegarci per che cavolo ci ha costretti a fare la scissione con Bobo Craxi appena nell’ottobre 2005, prima delle elezioni.

Per una fase Costituente. F.G.

 

E’ indubbio che la politica abbia in sé i tratti della passionalità, della ruvidezza e non di rado della rissosità. Il rapporto tra i due schieramenti, dentro e fuori le Aule parlamentari nell’ultimo decennio della vita politica del Paese, persino negli stessi partiti che ne costituiscono la dorsale, ne è del resto la riprova. Ciò avviene, ed è avvenuto, in molte democrazie contemporanee e nella gran parte delle organizzazioni politiche e degli interessi collettivi.
Laddove c’è confronto, contrasto di posizioni, talvolta conflitto di interessi, aspirazioni di governo o esigenza di rappresentanza, non mancano divisioni e fratture, talvolta separazioni. Queste fibrillazioni permeano il sistema politico e finiscono spesso per coinvolgere le stesse istituzioni, sì da provocare veri e propri strappi istituzionali. Non sempre si arriva alla rottura istituzionale, ma il deficit di funzionamento è tale da indebolirne fatalmente l’azione, la trasparenza e la fiducia.
Molto più frequentemente, certo, avviene all’interno dei partiti, nonostante le regole democratiche e in ogni caso entro certi limiti.
La politica guida e indirizza le istituzioni e, si dice, queste ultime sono le ombre allungate degli uomini. Se così è, non è poi così difficile trovare le ragioni per le quali le nostre istituzioni, nell’ultimo quindicennio, siano state così poco sensibili e instabili nel rappresentare al meglio l’interesse collettivo e generale del Paese.
C’è sempre una parte versus l’altra. Naturalmente il conflitto è parte integrante della democrazia, ne alimenta l’evoluzione e la direzione, spesso il ricambio della classe dirigente. Esso però deve essere metabolizzato, governato, mediato, e non lasciato a sé stesso.
Nei momenti difficili, allorquando il rischio è quello della deflagrazione, almeno nei sistemi politici consolidati e più stabili, più responsabili potremmo dire, si giunge alla frattura e alla separazione in seguito ad un contrasto strisciante, oppure al termine di una divaricazione incomponibile.
La storia dei socialisti in questo Paese, in particolare, ancor prima dell’odierno assetto bipolare -benché esistesse una divisione ben più netta quale quella di Yalta- è ormai nell’immaginario collettivo la storia di una coazione a ripetere.
Nel corso di questo lungo tratto di storia del paese il partito socialista, che più di altri ha promosso e sostenuto i valori ed i princìpi del riformismo socialista, è più volte inciampato in fratture interne, in lacerazioni e in scissioni. Più di una volta si è trovato scosso nelle fondamenta in presenza o a seguito di scelte importanti.
Eppure non sono mancati i momenti in cui, benché su posizioni diverse, nulla ha impedito il formarsi di maggioranze e legittime minoranze. Entrambe con la stessa dignità e il medesimo rispetto, ognuno con la propria responsabilità.
A differenza di ieri, tuttavia, esito evidente di una politica avvelenata dai semi della mutazione che ha permeato il sistema politico e della rappresentanza degli interessi negli ultimi quindici anni – e che si ritrova evidentemente in molte altri soggetti politici –oggi, laddove c’è il dissenso sembra quasi naturale e legittimo che dietro l’angolo vi sia già pronta la trama della delegittimazione, quando non l’agguato politico.
Avviene nella famiglia socialista, ma anche altrove le cose non vanno certo meglio.
Un autorevole Ministro della Repubblica ammette che non parteciperà ai lavori congressuali del proprio partito perchè il confronto interno è ormai diventato una ‘conta tra bande’. La stessa costruzione del PD, che pure dovrebbe essere il contenitore e la piattaforma del ‘nuovo’ soggetto riformista-liberale-democratico del paese appare sempre più un lungo e contradittorio negoziato di elìte.
Vi è dunque una questione di carattere più generale, che riguarda sì i socialisti ma che finisce per coinvolgere in realtà il sistema dei partiti in quanto tali. Quando i socialisti parlarono di Grande Riforma intendevano anche questo.
Più di una volta i socialisti sono stati dilaniati per eterodirezione, e sull’argomento c’è da porsi forse oggi una domanda: sono stati bravi gli ispiratori nei loro progetti di frantumazione del PSI, o sono stati viceversa incapaci i socialisti di difendersi, di difendere sé stessi, la propria identità e autonomia da queste scorrerie esterne?
E’ forse una questione antropologica, fine a sé stessa, o la risposta non va forse rintracciata nel fatto che in questo lungo percorso il riformismo socialista, quello che fa riferimento da sempre al socialismo europeo -il quale ancora oggi rappresenta una delle esperienze politiche più feconde e originali della vecchia Europa – al di là delle percentuali elettorali, è una fattispecie da controllare e manomettere perché rappresenta un dinamismo culturale e politico tanto fecondo da rappresentare un insidia per il confronto politico?
La bagarre del Consiglio Nazionale del Nuovo PSI rappresenta bene, purtroppo, un metodo ed un costume della politica che si è andato via via dilagando e che sembra ormai completamente sfuggire alla responsabilità alla quale sarebbe in realtà chiamata la politica, alla sua stessa ragion d’essere.
Vi è un debordamento fuori controllo, una fragilità, un deragliamento dalle regole di autogoverno responsabile che non corrisponde più alla politica che dovrebbe interpretare, mediare, portare a sintesi i contrasti e le contraddizioni di una realtà contemporanea sempre più complessa, e guidare poi le istituzioni con i propri uomini. A larga parte della politica sembra ormai interessi più che l’esercizio della rappresentanza la ricerca di ‘zone franche’, di extraterritorialità di giudizio e di verifica.
Il nesso causale tra instabilità istituzionale, sfaldamento del sistema politico e la diffusa insofferenza e indifferenza dei cittadini nei confronti della politica è da rintracciare in questo metodo, in questa sindrome; vale a dire in una politica che sembra ormai completamente avvitata su sé stessa in un percorso di autoreferenzialità, scollata da una società reale che va avanti nonostante la politica.
Nella comunità del Nuovo PSI, per tornare al Consiglio Nazionale di pochi giorni fa, la responsabilità di quel che è avvenuto è da ascrivere non tanto ai casseur che si sono prestati all’opera, quanto agli ispiratori che ne hanno guidato e preparato l’azione.
Quel che appare paradossale è il fatto che proprio nell’istante in cui, in seguito al lungo logoramento della Seconda Repubblica, riemerge con forza –per un insieme di ragioni- la ‘questione’ socialista (al pari della questione di quale democrazia dell’alternanza) e dunque l’opportunità di riavviare le condizioni per la ricostruzione una grande, ampia forza socialista e riformista quale esiste in tutti i paesi europei, in grado di riportare la politica e le istituzioni nel suo binario più corretto, siano proprio i socialisti a non essere all’altezza della sfida.
Di fronte a un sistema politico che ormai sbanda quotidianamente, ed a un sistema istituzionale che dovrebbe ritrovare maggior equilibrio, c’è oggi l’opportunità di rilanciare un’azione che, messa in campo sin dal Congresso di Bari del 1991, non ha potuto dispiegarsi perché bruscamente interrotta.
E’ giunto il tempo di rimettere in piedi e insieme la famiglia socialista, nell’alveo del PSE, al pari delle altre grandi esperienze socialiste, socialdemocratiche e laburiste europee. Sia con coloro i quali vengono da quella tradizione e da quella esperienza- e che oggi da dirigenti, semplici militanti o elettori aderiscono a varie formazioni politiche – sia con la ricomposizione della diaspora, sia infine con tutti coloro i quali non condividono il percorso e il progetto indistinto e a fusione fredda del Partito Democratico.
La Costituente Socialista è e può essere il cantiere attraverso il quale rimettere in moto un processo che guardi al futuro del Paese, non al suo passato.
E’ il cantiere dal quale tracciare un’azione forte per il ritorno della Politica alla sua vera ragion d’essere, per rilanciare una sfida per la modernizzazione del paese, per interpretare le nuove domande di cambiamento che vengono dalla società civile, per promuovere e sostenere delle risposte alle tante questioni economiche, sociali e civili ancora aperte; per contribuire a rimodellare il quadro politico intorno ad un assetto più omogeneo e meno conflittuale, e rivisitare il sistema istituzionale intorno ad un progetto di riforma credibile e autorevole.
Il Nuovo PSI di certo non può attardarsi. Dopo il CN, privo di una votazione certificata, vi è in primo luogo l’esigenza e l’urgenza di un ripristino delle regole del gioco; il ritorno ad un autogoverno responsabile che non significa unanimismo di maniera ma confronto aperto, netto, anche aspro se necessario. Non una conta tribale, ma la legittimità a confrontarsi su posizioni di maggioranza o minoranza, legittimamente validate, qualora non vi siano le condizioni per convergenze consensuali.
Da tempo si è impressa una netta distanza e distinzione da quella che era la Casa delle Libertà, che persino per Buttiglione e Casini non esiste ormai più.
Coloro i quali ‘senza sè e senza ma’ ritenessero, anacronisticamente, che quella ‘transitoria alleanza’ debba avere ancora un seguito, lo dicano apertamente, senza infingimenti né manovre sotto il tavolo. Deve essere altrettanto chiaro che non c’è e non ci sarà alcuno spazio per un’altra aggressione di casseur volta alla delegittimazione del Nuovo PSI e del suo segretario.
Se il Partito deciderà quanto prima di aderire alla fase della Costituente socialista in funzione della ricostituzione di una larga e ampia forza politica socialista e riformista, naturalmente all’interno del PSE – come penso siano convinti la gran parte dei suoi dirigenti ed elettori- questo potrà avvenire consensualmente, se il dibattito interno lo consentirà nonostante le indebite interferenze esterne – o a maggioranza.
La minoranza, legittimamente, potrà dissentire, non aderire, scegliere un’altra strada, ma in ogni caso non potrà pretendere di impantanare o impedire questo percorso di riaggregazione intorno ad un progetto autenticamente riformista, né troverà terreno fertile per impossessarsi di un identità indivisibile che appartiene solo ed esclusivamente alla storia politica del Paese.

F. G.