I SALTIMBANCHI DI PIAZZA NAVONA SONO UNA VERGOGNA PER IL PAESE

Vergogna, vergogna, vergogna. Quanto avvenuto a Piazza Navona è una vergogna. per i protagonisti, per chi li ha allevati, per chi li ha fatti entrare in Parlamento, per chi pensava di tenerli sotto controllo e li ha preferiti ai socialisti di Boselli che sono, rispetto al ‘molisano’, di un altro pianeta con differenza politica valutabile in anni luce. Non abbiamo alcuna remora a dirlo noi del Nuovo PSI. Gli errori di Boselli sono altri, non certamente quelli del qualunquismo e del giustizialismo che, forse, sono stati alla base della loro liquidazione per mano comunista.

Potremmo chiudere quì la riflessione dicendo soltanto, chi è causa del suo mal pianga se stesso. Ma il male purtroppo non ricade solo su chi lo ha provocato, ma sull’intero Paese che continua ad essere sottoposto a fibrillazioni inaccettabili. La vicenda, tra l’altro, deve essere assunta come riflessione tesa a correggere, ce lo auguriamo, gli errori che ne sono stati la genesi.

Se per anni in Italia si è gridato al pericolo del regime, al pericolo del fascismo, e che anzi era alle porte una terribile dittatura, non solo si permettono le sconcezze sentite in Piazza Navona, ma si spingono le nuove generazioni a non capire cos’è stato veramente il fascismo. Se si afferma continuamente che oggi siamo in un regime autoritario e che se avesse vinto Berlusconi c’era chi avrebbe abbandonato l’Italia, senza poi farlo, è chiaro che i giovani arrivano alla conclusione che quello del ventennio, in fin dei conti, non era quella terribile dittatura così come riportano i libri di storia. Poveri noi, se quattro intellettuali che si sentono superiori a tutti, per un solo quarto d’ora di protagonismo, diventano veicolo certo di disinformazione.

Se ogni porcata contro Berlusconi ed i suoi alleati viene giustificata perchè “è satira” e la satira non deve essere censurata, si autorizza la Sabina Guzzanti a dire tutto e il contrario di tutto, passando da una porcata all’altra senza alcuna remora, se non quella di evitare d’essere una persona civile perché nella gara a chi la sparava più grossa non bisognava essere seconda a nessuno, ma anche per ‘evitare’ di non venire accusata d’essere condizionata da quella testa lucida e pensante del senatore Paolo Guzzanti, che è anche suo padre.

Se, dopo l’imbarco del Di Pietro, e dopo il fallimento del suo ‘controllo’ anziché mandarlo a quel paese anche perché non ‘c’azzecca’ nulla con la politica, si è deciso di inseguirlo sul suo terreno preferito, ch’è la caccia al Cavaliere Berlusconi, e quest’inseguimento ha messo in discussione anche un nuovo modo di fare politica costruito sul dialogo e sull’assunto che l’avversario non è un nemico da abbattere, è chiaro che il nostro descamisados si senta l’ombelico del mondo ed è convinto di poter invertire il rapporto con il PD.

Se con le platee fornite dagli ex comunisti si è costruito il personaggio Grillo e, con soddisfazione, si sono esaltate le sue performance, non era possibile pensare che il percorso del personaggio potesse essere ricondotto a fenomeno passeggero facilmente assorbibile, anche perché il mare di soldi accumulati dal Beppe nazionale con i ‘suoi spettacoli’ è tale che per alimentarlo le sparerà sempre più grosse. Sono errori che si pagavo salatamene, ed è quello che oggi sarà costretto a pagare Walter Veltroni e il suo PD, se è vero che i sondaggi danno in crescita il gradimento dell’odiato Cavaliere.

Lungi da noi il “tanto peggio, tanto meglio”. Esso non è nella nostra cultura. Non gioiamo per le disgrazie altrui che possono, tra l’altro, diventare disgrazie per tutto il Paese: i saltimbanchi non sono la politica, ma solo e soltanto una vergogna per l’intero Paese, e sulla vergogna non si costruisce niente.

Giovanni ALVARO

Reggio Calabria 10.07.2008

CONGRESSO PS, PERDUTA L’ULTIMA OCCASIONE

Fin quando le ultime truppe del fu grande partito socialista, per intenderci quello craxiano, continueranno a mordersi la coda, o a girare come farfalline attorno alla lampadina non c’è, purtroppo, alcuna speranza di recuperare altre importanti forze all’impegno riformista, ma neanche la speranza di assistere alla promozione di una nuova classe dirigente che abbia un segno distintivo rispetto al passato, quali la discontinuità ed il salto generazionale.

Il Congresso del PS a Montecatini ha sostanzialmente mancato l’appuntamento con un percorso nuovo. Ancora una volta si è data l’impressione di assistere ad un film già visto. E’ vero che c’è stato il ‘nuovo’ rappresentato da Nencini , che ci sono stati i fischi a Walter Veltroni ed al suo PD, e che c’è stata la richiesta di ‘rompere’ con Di Pietro, ma sembrano (e in politica è estremamente importante) atti dovuti dopo una drammatica sconfitta. Infatti, Boselli doveva essere sostituito, se non altro per l’accanimento terapeutico che lo ha visto protagonista nel rapporto stretto con Prodi ; Veltroni, amante ingrato, doveva essere fischiato, se non altro per salvare la faccia di chi vuol continuare a perseverare negli errori; e la richiesta di rottura con Di Pietro è sembrata poco convincente, se non altro perché presentata tardivamente e dopo aver subìto la sindrome di Stoccolma.

Ancora una volta si è perduta un’occasione, nel caso l’occasione principe, per avviare realmente un percorso nuovo. Tutto, infatti, è sembrato finalizzato alla ‘ricostruzione’ di un rapporto col PD, un rapporto comunque senza pari dignità. Peccato, perché almeno in provincia ci sono energie sprecate o poco utilizzate che si stanno formando, senza vera politica, ma solo nel gioco dell’accattonaggio politico. Peccato veramente, perché il riformismo ha bisogno di allargare i propri confini, ha bisogno di nuove energie, deve esso stesso sapersi rinnovare.

Quando si è prigionieri delle proprie nomenclature (con o senza Boselli il discorso è lo stesso) è certo il rischio che esse impongono la strada che punta alla propria sopravvivenza ritagliandosi uno spazio che, prima il PD si è rifiutato di concedere, ma che adesso (dopo la sconfitta) sembra disponibile a concedere. Da quà la scelta “a sinistra a prescindere”, che stava in bell’evidenza nel dibattito congressuale, ben sapendo che politicamente il frontismo è la negazione del riformismo, della sana politica, del confronto, del buon governo.

All’Italia e agli italiani non interessa sapere dove, fisicamente, si vanno a sedere i deputati ma interessa sapere quale politica sono disposti a sostenere. La scelta di far vincere il PdL, col margine che tutti ricordano, ha proprio questo connotato, aver voluto sostenere una determinata politica. Il PdL e Silvio Berlusconi sono l’espressione netta del riformismo, della sana politica e del buon governo, che non sono solo ‘marchi di qualità’, ma sono scelte concrete che viaggiano sulle gambe di una nutrita schiera di riformisti doc.

Il Nuovo PSI di Stefano Caldoro sostiene questa politica. Ha scelto da tempo di far parte, come forza riformista moderna e moderata, di questo schieramento che rifiuta, come sarebbe giusto e necessario per ogni forza socialista, l’alleanza con la parte più conservatrice e dogmatica che circola nel Paese e che, di volta in volta, tenta di camuffarsi. Ma su questo ritorneremo.

Giovanni ALVARO

DOPO “LOTTA CONTINUA”, VA IN SCENA “GUERRA CONTINUA”

Dopo l’infausta “lotta continua” dei lustri passati, va ormai da tempo in scena “guerra continua”. Quella guerra che, senza esclusione di colpi, si combatte ormai da tempo contro Silvio Berlusconi reo d’aver saputo dare, al popolo moderato di questo Paese, una alternativa organizzata ch’è stata capace di mettere fuori gioco (e non per caso fortuito) la ‘gioiosa macchina da guerra’ d’occhettiana memoria.

Come i presuntuosi di lotta continua, a suo tempo impegnati, inutilmente, a distruggere la borghesia e il capitalismo, si muovono gli strateghi di guerra continua che, anch’essa inutilmente, si sviluppa sull’altare dell’obiettivo di distruzione del pericolo pubblico n. 1, dimostrando così un’incredibile cecità politica.

A nulla sono valsi i risultati elettorali dell’anno scorso che hanno sancito, senza possibilità d’appello, la simbiosi tra popolo e leader del PdL; a nulla i clamorosi risultati registrati domenica scorsa in Sicilia dove è venuta meno la prassi che vuole sconfitti, alle amministrative dell’oggi, i vincitori delle politiche di ieri; a nulla l’aver constatato che il sentimento popolare di adesione al programma dei riformisti e dei moderati è ben saldo e difficilmente modificabile. E questo lo sanno anche lor signori.

Perché quindi l’agitarsi e la ripresa della criminalizzazione dell’avversario? Perché la messa in scena del becero armamentario già abbondantemente ignorato dall’elettorato? Perché di nuovo scenari che ipotizzano pericoli per la democrazia? La risposta è una sola: tutto è riconducibile alla “rincorsa continua”.

La rincorsa di quel Di Pietro allevato dalla sinistra ed oggi loro acerrimo concorrente sul terreno del qualunquismo e del giustizialismo (l’assenza di idee fa amare il sangue); la rincorsa del partito delle toghe che non vuole cedere neanche un millimetro del proprio potere e tiene sotto scacco anche il PD; la rincorsa di grilli, grillini, santoni, santori e guru vari, con l’obiettivo non di conquistare consensi ma di non perderli, e soprattutto per parare i colpi di una sorda lotta interna che sta mettendo in grave difficoltà il buonista (?) Veltroni. Ma se questo è vero, esso dimostra la straordinaria debolezza di un dirigente che piega le proprie posizioni politiche alle necessità, non del Paese che anche con l’opposizione si è chiamati a governare, ma della difficile vita interna del proprio partito.

Del resto, se si guarda al merito della vicenda, ci si accorge che l’atteggiamento del PD è semplicemente strumentale, e costruito su inesistenti emendamenti ‘salvapremier’. L’emendamento in questione, infatti, è condividibilissimo ed è necessario. L’obbligatorietà dell’azione penale costringe i PM a fare delle scelte, privilegiando alcuni filoni a discapito di altri. Stavolta col decreto emendato la scelta viene sottratta al loro arbitrio (spesso piegato a ragioni politiche) e, snellendo il mare magnum dei reati che ingolfano le procure, privilegia l’azione penale dei reati che comportano pene superiori ai 10 anni. Cosa c’è di scandaloso?

Il decreto è, quindi, sacrosanto, mentre il timido Aventino della Finocchiaro è una assurda sceneggiata senza alcun costrutto. Continuino pure così, il PdL e i suoi alleati non debbono farsi condizionare da questi teatrini, ma debbono andare avanti con il loro “governo continuo”.

Giovanni ALVARO

Reggio Calabria 17.06.2008

Provinciali di Trapani: Nuovo PSI elegge il Consigliere

Andrea Burzotta è riconfermato alla Provincia di Trapani.
2100 le preferenze raccolte dal rieletto consigliere Burzotta, eletto nelle liste della PDL come candidato del Nuovo PSI.
Un grande successo elettorale che permette ai Socialisti di avere una forte rappresentanza in Consiglio Provinciale.
Ad Andrea Burzotta ed al Segretario Provinciale Vito Ballatore un grandissimo ringraziamento, oltre ai più sinceri complimenti, per aver tenuto alto il Garofano

LE ROSSE MONTAGNE RUSSE SULLE INTERCETTAZIONI

Non c’era bisogno della puntigliosa pignoleria di Filippo Facci, che ha voluto ricostruire le varie fasi dell’atteggiamento ondivago o da montagne russe dei comunisti in riferimento alla vicenda intercettazioni, perché, conoscendoli bene, sapevamo del loro modus operandi. Purtroppo, per la democrazia, l’Italia ha una opposizione senza vero gruppo dirigente che subisce e si piega continuamente alle esigenze di partito o alle pressioni di lobby di categoria ‘amica’ o di pseudo partiti che non disdegnano di cavalcare il qualunquismo più becero pur di calcare le scene e mantenere il consenso di un pezzo di opinione pubblica, quella per intenderci, che si inebria coi grilli di turno.

E’ stata cambiata, nel corso degli anni, per ben 5 volte, la posizione ufficiale sull’argomento, dai comunisti comunque denominati (PDS, DS, PD) adattandola alle esigenze contingenti. Se le intercettazioni riguardavano Bettino Craxi, Silvio Berlusconi, e gli ‘altri nemici’ o non amici, erano legittime le intercettazioni e la loro pubblicazione, anche se su argomenti privati, perché esaltavano la democrazia; se le intercettazioni e la loro pubblicazione riguardavano i D’Alema (facci sognare) , i Fassino (allora abbiamo una banca?) o le cooperative rosse, apriti cielo, veniva mutilata la convivenza civile e la democrazia risultava fortemente compromessa.

Due pesi e due misure. Vecchia storia, sempre la stessa. E si chiedono perché hanno perso le elezioni? Non c’è bisogno di grandi studiosi, di ricercatori e di analisi approfondite per capirlo. La gente è meno manovrabile di quanto si possa credere, e rifiuta le posizioni strumentali. Sull’argomento intercettazioni, poi, a parte le pruderie di settori marginali della società, e la predisposizione a condividere un regime poliziesco da parte di qualunquisti di ogni risma, la maggioranza degli italiani rifiuta un sistema da Grande Fratello o da Orecchio di Dionisio.
Su questa lunghezza d’onda si è posizionato, e non strumentalmente, bisogna riconoscerlo, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che sostiene che il ‘problema è urgente e prima si risolve meglio è’ auspicando che tra maggioranza e opposizione ‘si possa trovare una larga intesa anche tenendo conto di precedenti proposte’. Chiaro il riferimento al decreto Mastella votato, nella precedente legislatura, da maggioranza e minoranza alla Camera, ma fatto miseramente naufragare al Senato dopo che erano state metabolizzate le preoccupazioni forleane.

Altra pasta di dirigente il nostro Presidente della Repubblica che dopo il grave scivolone sulla grazia a Bruno Contrada che lo ha portato ad adagiarsi sul giustizialialismo della Borsellino, ha ripreso con grinta e determinazione il suo status di dirigente ‘migliorista’. Dopo questa presa di posizione sarà interessante assistere alle acrobatiche arrampicate sugli specchi di quei dirigenti che avevano sposato le tesi dipietriste. Ma avremo tempo per vederli all’opera.

Oggi interessa sostenere il Governo Berlusconi perchè vada avanti con decisione. E’ ciò che chiedono gli elettori liberlsocialisti, riformisti e moderati che votando PdL hanno inteso approvare il programma presentato che conteneva non solo la riforma della giustizia genericamente intesa, ma la riforma delle intercettazioni in modo specifico. Anche per questo il Nuovo PSI sostiene che le argomentazioni pro riforma non hanno bisogno di giustificazioni sul risparmio che può realizzarsi. Per la sicurezza dei cittadini, infatti, non c’è risparmio che tenga. Non è questa, però, la posta in gioco, quanto la privacy dei cittadini e la ricostruzione dello stato di diritto.

(Giovanni ALVARO)

Reggio Calabria 11.6.2008

ANCHE SULLA GIUSTIZIA BISOGNA PROCEDERE DECISI

Siamo alle solite: il partito delle toghe decide di farsi sentire e ridiscende in campo. Lo fa, forse, per tastare il polso del Ministro, del Governo e della stessa opinione pubblica, per saggiarne le reazioni e valutare le mosse successive, ma di certo, per ribadire una propria presenza e un proprio diritto di veto su ogni aspetto della giustizia.

E lo fa anche quando il titolare di Via Arenula, il giovane Ministro Angelino Alfano, ha scelto si muoversi lentamente e con estrema prudenza, a differenza del Governo Berlusconi che, partendo a razzo e disorientando l’opposizione che non ha saputo trovare validi elementi di critica, ha aumentato considerevolmente il proprio consenso popolare, e a differenza di molti Ministri in carica che hanno seguito il leader e hanno messo fortemente i piedi nel piatto di loro competenza.

Il partito delle toghe non ha però messo in conto e neanche ha valutato appieno il cambio d’atteggiamento dell’opinione pubblica che si sintetizza con le nuove posizioni di un guru come Celentano e di un cantautore impegnato, da sempre, come De Gregori, che si dimostrano campanelli di un marcato cambio di fase. I loro atteggiamenti sono segnali della fine dei luoghi battuti per un quindicennio, del superamento della criminalizzazione dell’avversario, e dell’abbandono di un atteggiamento acritico, per far posto ad una vigile attenzione sul percorso dell’ex ‘vecchio odiato nemico’. In sostanza si tratta di una palese apertura di credito.

In sostanza non c’è più il clima adatto ai proclami mediatici, perchè a gridare ‘dagli all’untore’ rimangono poche vestali dell’odio viscerale e interessato. Lanciare campagne contro ogni tentativo di riforma giudiziaria non trova più sostegni popolari perché i guasti causati da lustri di scorribande giudiziarie hanno, al contrario, fatto crescere il consenso per una riforma del sistema giudiziario italiano adeguato ai tempi e comunque teso a realizzare una giustizia giusta.

Se il clima è questo, e al suo cambio hanno contribuito l’uso spregiudicato e spesso inutile della carcerazione preventiva, la pubblicazione di intercettazioni che nulla hanno a che vedere con le indagini su un determinato filone investigativo, il potere abnorme dei PM che sono i veri detentori della ‘giustizia’ (e l’esperienza dice che non sono infallibili), la spettacolarizzazione di casi giudiziari che dimostrano com’è facile l’errore (senza la ‘fortuna’ di un’altra caduta, al padre dei fratellini di Gravina sarebbe spettato l’ergastolo), e, infine, lo svuotamento, con raffiche di assoluzioni o proscioglimenti sistematici, di inchieste partite con grande battage pubblicitario.

Se il clima è così positivo (e lo è. Basti pensare al cambio di rotta dell’ANM il giorno dopo le prove generali), perché prudenza e cautela? Perché non afferrare il toro per le corna e avviare (come per la spazzatura campana, per l’abolizione dell’ICI, per il nucleare, per le grandi opere come il Ponte sullo Stretto e la Tav) non in sordina, ma alla luce del sole, un processo di ricostruzione della giustizia giusta con l’esaltazione della terziarità del giudice che deve necessariamente prevedere ruoli paritari tra accusa e difesa, così com’è in tutti i paesi più civili del mondo, con la responsabilità delle scelte, e con l’applicazione della meritocrazia in modo oggettivo e non con logiche di corpo o di casta che dir si voglia.
.
Il Nuovo PSI di Stefano Caldoro si batterà perchè questo si avveri. Una decisa e ferma riforma può aiutare la ricostruzione dello Stato di diritto così a lungo vilipeso.

(Giovanni ALVARO)

Reggio Calabria 9.6.2008

VIOLANTE, SE LO CONOSCI NON PUOI NON EVITARLO

Dinanzi alla sortita del Ministro della Difesa, Ignazio La Russa, che voterebbe senza alcun dubbio per Luciano Violante a membro della Corte Costituzionale perché lo stima, ci sarebbe soltanto da ridere. Sorprende la leggerezza con la quale si affrontano certi argomenti che non possono essere catalogati come semplici infortuni.

C’è piuttosto, nella sortita larussiana, una inconsapevole (?) e continua ricerca di legittimazione che viene considerata di alta qualità se proveniente dai comunisti, ex o post che siano. Una sortita, quindi, sconvolgente non solo per il merito ma anche per la implicita dichiarazione che i certificati di buona condotta hanno valore solo se rilasciati dagli eredi di Togliatti.

A nulla sono quindi valsi gli sforzi e le ‘rotture’ fatte a Fiuggi, le altrettante ‘rotture’ fatte in Israele da Gianfranco Fini e le sue coraggiose affermazioni sul male assoluto rappresentato dal fascismo. A nulla la scelta di aderire al PdL che li potrà portare dritti dritti verso approdi europei che venivano visti, fino ad ieri, come il fumo negli occhi, a nulla le perdite politiche ed organizzative rappresentate da settori della cosiddetta destra pura, ma soprattutto a nulla è valso il responso delle urne che ha, con una splendida vittoria, legittimato il fronte moderato e riformista, nel quale ci sono anche gli uomini di AN.

La ‘captatio benevolentiae’, esplicita nella sortita di La Russa, è semplicemente fuori luogo perché rischia di rappresentare una classe dirigente impacciata e non conscia del proprio ruolo e della propria forza. Ruolo e forza che le vengono dal responso elettorale e non necessitano di alcun timbro di qualità. Non serve, tra l’altro, questo atteggiamento accattivante neanche al nuovo clima di dialogo che si tenta di instaurare nel Paese, perché il dialogo va riferito ai problemi di riforma (elettorale, regolamentare, costituzionale) e di convergenza su provvedimenti d’emergenza (sicurezza, ambiente, grandi opere) CONDIVISI, e non certamente a ‘risarcimenti’ per mancate ‘acquisizioni’ come la Presidenza di una delle due Camere.

Nel merito poi, a che serve dimenticare il ruolo che i singoli hanno avuto nel Paese e i danni e le rovine che quel ruolo ha determinato? A che serve fare come gli struzzi e dimenticare che Luciano Violante era stato soprannominato ‘il piccolo Andrei Vishinsky’ grande accusatore nelle purghe staliniane del 37? E, nel contempo dimenticare ch’egli è stato anche l’inventore, l’ideatore e il regista della via giudiziaria al socialismo? E che ha condiviso, pubblicamente, nella lotta alla mafia, le classiche teorie comuniste dei colletti bianchi che dovevano, per forza, stare dietro alla camorra, alla mafia ed alla ‘ndrangheta? E che queste teorie hanno fatto sedere sul banco degli imputati fior di politici come Andreotti, e come Giacomo Mancini che alla fine del loro calvario sono stati assolti pienamente?

La Russa può dimenticare o sull’altare della legittimazione far finta di dimenticare, o decidere di dimenticare perché l’azione di Violante ha avviato l’affossamento della Prima Repubblica, ma il Nuovo PSI no, non dimentica e non ricerca come lui o come hanno fatto frange di socialisti la ‘certificazione’ di buona condotta. Siamo sempre stati contro i totalitarismi e continueremo ad esserlo. Violante è l’emblema stesso della tracotanza e della superbia. E’ l’espressione più genuina del massacro dei socialisti e dell’interruzione del processo di crescita del Paese. Non è possibile dimenticare.

Egli, tra l’altro, non ha le caratteristiche di imparzialità che sono indispensabili per evitare di piegare a interessi di parte delicati Organi dello Stato come la Corte Costituzionale già oggi abbastanza sbilanciata.

Giovanni ALVARO

Reggio Calabria 21.05.2008

NO, NON SIAMO IN FASE DI SMOBILITAZIONE

Leggo, sempre più spesso, dichiarazioni di militanti socialisti che, dopo gli ultimi risultati elettorali e la splendida vittoria dell’aggregazione riformista moderata guidata da Silvio Berlusconi, ormai si sentono in dirittura d’arrivo verso il Partito delle Libertà e pensano allo scioglimento ed all’abbandono dei nostri simboli, con l’adesione piena al PdL.

Mi sembra che si stia correndo troppo, ben sapendo che scelte di questo tipo, se devono essere assunte, devono essere decise da un Congresso Nazionale, fermo restando che se qualcuno si è stancato (perché magari pensava ad un percorso trionfale e senza ostacoli) può decidere autonomamente di traghettare verso i lidi che più considera opportuni (lo hanno fatto migliaia di socialisti –a destra e a sinistra- non sarà uno scandalo che lo facciano altri). Noi, comunque, non saremo fra di essi e ancoriamo le nostre scelte alle decisioni congressuali del Midas del 2007: adesione ad una Federazione di moderati, e difesa della nostra autonomia e della nostra identità.

Quella scelta (quella del Midas che ha consacrato Stefano Caldoro a Segretario Nazionale) risponde comunque a scelte politiche irreversibili, perché frutto di una diversa visione della società italiana, delle sue esigenze e dei modi per affrontarle. Essa non necessità di ‘sacrifici’ ma di chiare e salde scelte politiche come quelle che, in questi anni, abbiamo saputo assumere.

Guai a mollare la spugna proprio nel momento in cui trionfa il riformismo liberal-socialista; proprio ora che anche il Governo Berlusconi si fortifica di capacità e di intelligenze craxiane attraverso il pieno utilizzo delle risorse che il riformismo ha saputo ‘allevare’ (Tremonti, Sacconi, Frattini, Cicchitto, Moroni, Boniver, Stefania Craxi, ecc.); proprio ora che, in assenza dell’imbroglio Costituente, il Nuovo PSI può diventare reale punto di approdo per un popolo socialista allo sbando e che, in assenza di chiara simbologia socialista, rischia di far aumentare le percentuali dell’astensionismo.

Il concomitante voto amministrativo delle settimane passate (con gli splendidi risultati conseguiti nelle realtà dove abbiamo avuto il coraggio di misurarci) sono la prova provata di quanto spazio esiste per continuare la nostra azione. Siamo stati e continueremo ad essere elementi di stimolo e di pungolo nei confronti dei nostri alleati che, purtroppo, non sono solo Berlusconi e Fini, ma anche centinaia di dirigenti periferici, nelle Regioni e nelle province, spesso e volentieri abbastanza chiusi e con poco respiro politico. Non è che questi dirigenti cambieranno atteggiamento sol perché gruppi ‘sfiduciati’ di quadri socialisti decideranno di confluire nelle loro fila. Anzi continueranno a mantenere un atteggiamento di sufficienza ed esclusione che tanto manda in bestia i nostri quadri provinciali.

Ed allora basta con la sfiducia e il malessere che è anche frutto dell’amaro in bocca per le vicende legate alla composizione dell’Esecutivo, perché c’è molto da lavorare. E questo lo si può fare da qualunque postazione. Io preferisco continuare ad utilizzare quella del Nuovo PSI.
Giovanni ALVARO

Reggio Calabria 11.5.2008

NON SIAMO FIGLI DI UN DIO MINORE

Diciamo subito che il Nuovo PSI non è figlio di un Dio minore ma, come ogni altro alleato del fronte moderato riformista, rivendica pari dignità. Tutti, infatti, grandi o piccoli che siano, hanno diritto, ad essere coinvolti nella formazione del nuovo esecutivo. Con presenze consistenti o con presenze che possano apparire soltanto simboliche, ognuno deve sentirsi pienamente coinvolto e parte integrante del progetto “rialzati Italia”.

Sbaglia chi pensa che si tratti di un giro di parole per avanzare rivendicazioni tese a soddisfare le aspirazioni, che pur sarebbero legittime, di singoli dirigenti. Tutt’al più la rivendicazione punta a soddisfare le aspettative degli elettori dei singoli partiti che hanno scelto di votare PdL anche per la presenza in quelle liste dei propri dirigenti. Per quanto ci riguarda due di essi, Stefano Caldoro (Segretario Nazionale) e l’uscente Lucio Barani, sono stati eletti, affermando così una presenza socialista organizzata che, da altre parti, i riferiamo ai Costituenti, è stata giudicata fastidiosa ed è stata liquidata malgrado anni di servitù più o meno cosciente.

Non è azzardato dire che la presenza del Nuovo PSI nel panorama politico nazionale diventa, giocoforza, per gli elettori socialisti, ormai allo sbando, un punto importante di riferimento che già le concomitanti elezioni amministrative hanno abbondantemente conclamato. Dove, infatti, abbiamo presentato liste col nostro Garofano i risultati sono stati abbastanza lusinghieri. Da Catanzaro in Calabria, a Bitonto nelle Puglie, ai Comuni della Campania le percentuali si aggirano attorno al 5%, e ciò anche in presenza, come a Catanzaro, di altre due liste socialiste che realizzano un 4 ed un 2,7% ciascuna.

Il Nuovo PSI ha quindi pieno titolo a chiedere una presenza nell’esecutivo, e pieno titolo ha il Nuovo PSI Calabrese a rivendicarlo per la propria regione. Sarebbe assurdo infatti non cogliere l’importanza di un riconoscimento che va aldilà dell’immediato per guardare con sufficiente tranquillità ai nuovi appuntamenti non ultimi quelli elettorali regionali nelle Regioni del Sud. Così come per la Sicilia , dove Lombardo ha stravinto, bisogna ‘omogeneizzare’ gli esecutivi regionali per evitare le quasi certe conflittualità contro le grandi opere pubbliche, a partire dal Ponte sullo Stretto.

Tra l’altro non sarebbe capito un ‘trattamento’ diverso tra le forze minori, alcune delle quali, come l’ MPA, già abbondantemente ricompensate con gli eletti, ed altre che bussano insistentemente alla porta del PdL . Siamo,però, certi e più che convinti che la ‘quadra’ (come l’ha chiamata Bossi ) anche per il Nuovo PSI sarà trovata dal Presidente Silvio Berlusconi che ha la capacità di non guardare solo all’oggi, ma quella di guardare sempre a domani e dopodomani, perché è così che si vincono non le battaglie, ma le guerre.

I Segretari Provinciali, nonché membri della Direzione Nazionale
Giovanni ALVARO – Reggio Calabria
Gianfranco BONOFIGLIO – Cosenza
Mimmo FULCINITI – Catanzaro
Carlo PANTANO – Vibo Valentia

Calabria 03.05.2008

LA FONDAZIONE SERVE ALLA VERITA’ STORICA

I commenti alla proposta di Stefano Caldoro, che si possono leggere nel blog del Partito Socialista Nuovo Psi, dimostrano che si è capito poco degli obiettivi che Stefano si prefigge di raggiungere con l’idea della Fondazione. Ed allora mi permetto di fare chiarezza.

La proposta di Stefano Caldoro per la Costituzione di una Fondazione dei Socialisti è quanto di più semplice e necessario si potesse pensare per non disperdere la storia e il ruolo che il Partito Socialista ha avuto nel nostro Paese dalla nascita fino a Bettino Craxi che ha rappresentato, aldilà delle ignobili e vergognose mascalzonate subite con l’esilio e la gogna mediatica, il clou della elaborazione teorica e dell’applicazione pratica del riformismo più puro.

Non so, però, se l’iniziativa avrà il successo che merita anche perché ancora fresche sono le polemiche che ‘dall’interno’ hanno minato e accelerato la crisi del Partito. La fuga (SDI), la diaspora (I Socialisti), la ricerca di nicchie di sopravvivenza (PD) da una parte; e la necessità di continuare un percorso nell’alveo della tradizione riformista, con nuovi (Forza Italia) o antichi strumenti (Nuovo PSI) dall’altra, hanno minato profondamente anche gli aspetti di stima, rispetto e solidarietà, che pur esistevano tra soggetti socialisti che la pensavano diversamente.

Illudersi che oggi dirigenti come Caldoro, De Michelis, Zavettieri, Stefania Craxi, Tremonti, Cicchetto, Moroni, Sacconi, Boniver, Del Turco, Benvenuto, Boselli, Martelli, Mancini, ecc., possano dar vita ad un soggetto di studio, di ricerca e di salvaguardia del marchio e della tradizione socialista italiana sembra impossibile, ma vale la pena tentarne la realizzazione, anche perché la Fondazione non può e non sarà un soggetto politico, non deve e non può fare politica, ma deve solo difendere le verità storiche e blindare insegne e marchio. E deve, anche, saper dire all’opinione pubblica, fortemente frastornata dai media nazionali che parlano di scomparsa dei socialisti, che anche nell’attuale Parlamento vi sono ben 70 parlamentari con radici socialiste, due dei quali (Caldoro e Barani) espressione del Garofano del Nuovo PSI, eletti nel PDL.

Tra l’altro, in tempi di bipartitismo (realizzato con partiti unici o contenitori elettorali), sarebbe l’unica strada per difendere la gloriosa storia dei socialisti. Non è, quindi, velleitaria la proposta di Stefano Caldoro, che non è, lo ripeto, una proposta di autoscioglimento per costruire assurde terze vie. Essa, per i tempi che corrono e le collocazioni ormai sedimentate dei gruppi dirigenti, non punta alla ricomposizione dei socialisti ormai semplicemente impensabile, né punta alla costruzione del partito unico degli stessi, ma solo a difendere e tramandare alle nuove generazioni, il ruolo avuto e i contributi che i socialisti hanno dato al nostro Paese.

La Fondazione non nasce, se nascerà, in alternativa al Partito che per noi continuerà a rimanere il Nuovo PSI.

Adolfo COLLICE

Cosenza 27.4.2008

TO’, ERA VERO, VELTRONI E IL PD SONO PER IL PONTE

Quando avevamo colto in un comizio di Walter Veltroni, a Reggio Calabria, una inversione di 360 gradi sul Ponte di Messina, e lo avevamo scritto, siamo stati fortemente criticati come se ci fossimo inventato tutto o come se fossimo dei provocatori senza alcuna remora. Oggi abbiamo la conferma che ciò che avevamo affermato è praticamente vero: Veltroni non è scivolato sul problema, e noi non abbiamo mistificato alcunché.

La conferma ci viene, nientepopodimeno, che dall’ex Prefetto antimafia, Luigi De Sena, che il PD, in mancanza di altre mogli, sorelle, figlie, cognate di caduti in missione o per mano mafiosa, da inserire nelle proprie liste, ha deciso di promuovere ad un seggio senatoriale. Egli ha dichiarato che: “indipendentemente dalla mia idea, penso che la posizione favorevole possa essere condivisa da tutto ilo PD. NON MI RISULTA CHE VELTRONI SI SIA ESPRESSO CONTRO IL PONTE SULLO STRETTO. Come Parlamentare della Calabria dico che per risolvere il problema infrastrutturale della regione bisogna fare il Ponte sullo Stretto di Messina”.

E’ una dichiarazione netta e precisa che non può essere frutto dell’iniziativa improvvida del neo senatore che ha dimostrato, in queste settimane, d’essere distante anni luce da atteggiamenti alla Calearo che, al contrario, avevano creato non pochi imbarazzi nel gruppo dirigente dei cattocomunisti. Non tutti, comunque, sono stati avvisati del cambio di rotta, per cui si è subito dichiarata contrariata la signora Rita Borsellino che ha dichiarato di “non capire questa presa di posizione. Il governo Prodi aveva accantonato questo progetto”.
E anche il popolo di sinistra si troverà spiazzato, e passerà del tempo prima di riuscire a individuare per dove soffia il vento. Sarà una metabolizzazione lenta, ma alla fine ci si accoderà come sempre è avvenuto al ‘contr’ordine, compagni’. Tra l’altro la dichiarazione di De Sena taglia l’erba della polemica di chi avversava il Ponte perché appetibile per le cosche mafiose. Lo stesso super ex prefetto antimafia ha chiosato che c’è una catena normativa di controllo che sviluppata e snellita può bloccare il rischio.

Quando il Nuovo PSI proclamava la propria scelta per il Ponte, occasione unica, per sviluppare tutte le infrastrutture dell’Area dello Stretto, con un Ponte, perno centrale del definitivo rilancio dell’attività turistica di grande respiro, veniva accusato di velleitarismo e incapacità a capire le ragioni dei no tra le quali spiccava (non si rida, per piacere) quella verde del Pecoraro che si preoccupava del disturbo che veniva causato alla millenaria rotta dei delfini con l’ombra proiettata sulle acque del mare. E poi vogliono sapere perché hanno perso.

E’ chiaro che l’inversione di rotta nasce anche dai sondaggi sull’atteggiamento positivo dell’opinione pubblica nei confronti della grandiosa opera, e sulla certezza che essendo una delle opere che il Popolo delle Libertà rilancerà da subito, si tenta di non ‘regalare’ il merito solo al fronte guidato da Silvio Berlusconi. Ma se così è, dove vanno a finire tutte le panzane verdi, e quelle sui terremoti, sulla mafia, l’incapacità ingegneristica a realizzarlo e le difficoltà per il finanziamento? Ancora una volta si ha la riprova che spesso le posizioni della sinistra, su questo o quell’obiettivo, non sono frutto di valutazioni di merito, ma sono dettate da atteggiamenti precostituiti per la collocazione del proprio schieramento.

Ma lasciamo perdere, e, in nome di Bettino Craxi che il Ponte lo ha voluto, andiamo avanti segnando con esso anche quell’unità ideale del Paese che la propaganda ‘sinistra’ indica in pericolo per la presenza della Lega.

Giovanni ALVARO

Reggio Calabria 23.4.2008

TENTARE DI TRASFORMARE LE ROSE IN GAROFANI

Che dopo la debacle elettorale dei Costituenti (?) socialisti, si avviasse un serrato dibattito era tra le cose non solo possibili ma necessarie. Ma va evitato che, per l’ennesima volta, ci si attorcigli su se stessi con analisi tese solo all’autogiustificazione o a dar la colpa al destino cinico e baro determinato dal solo Walter Veltroni. Questo tipo di dibattito servirebbe solo all’autocommiserazione, ma non certamente a riannodare i legami dei riformisti genuinamente craxiani. Altra cosa è invece riconoscere gli errori commessi, rileggere la realtà che sta di fronte e conseguentemente decidere sul famoso che fare? Ho, quindi, apprezzato il contributo di Sergio Verrecchia, non nuovo comunque a coraggiose affermazioni anche se poi, non seguite dai fatti con le necessarie scelte politiche. Ma anche Del Bue ha teso a mettere i piedi nel piatto.

Tre mi sembrano, comunque, le affermazioni da riprendere. Due da condividere, e una un po’ meno. La prima (meglio tardi che mai) è riferita al superamento della divisione nominalistica tra destra e sinistra dietro cui si nasconde, da sempre, l’azione staliniana per criminalizzare chi osa liberarsi dalla egemonia gramsciana dei comunisti. Verrecchia introduce, e la cosa ci fa molto piacere, i concetti di progressisti e conservatori riferiti ai nuovi bisogni della società ed alle resistenze ‘conservatrici’ per affrontarle. Al popolo della sinistra può sembrare incredibile, ma i conservatori non stanno dalla parte di Silvio Berlusconi, ma dalla parte dei poteri forti (editoria, finanza, grande padronato, ecc.) che gestiscono, da dietro le quinte (ma non troppo), la sinistra camuffata e riciclata.

La seconda, espressa da De Bue, è riferita alla ‘battaglia elettorale’ del PS centrata di più sull’identità socialista, di cui gli italiani hanno fatto a meno, e di meno anzi per nulla sul vero conflitto che si giocava nel Paese tra il Governo Prodi, quello della sinistra, meglio conosciuto come il governo delle tasse e dell’‘armata Brancaleone’, e la stragrande maggioranza dei cittadini. I socialisti del PS guidati da Boselli sembravano di un altro pianeta.

Del Bue e Verrecchia affrontano, poi, il tema partito. Il primo per denunciare l’operazione Costituente basata sul Partito padrone (lo SDI) con ‘altri ospiti (quelli illustri, quelli graditi, quelli sopportati)’, mentre il secondo per denunciare, finalmente, le anomalie di un partito centralizzato che regge, vive, o ha vissuto, per il sostegno di una piccola corte che, a volte, come ai tempi di Gianni De Michelis a Largo Argentina, sembrava veramente la corte dei miracoli. A tutte e due però va detto che non è la forma partito (centralizzato o federalista) che può far superare le difficoltà, quanto una chiara scelta politica che chiuda definitivamente con la subalternità a supremazie che la recente tornata elettorale ha spazzato via senza alcun appello.

Il sottostare, tra l’altro, alle egemonie altrui porta inevitabilmente, per non infastidire il ‘sovrano’, a disconoscere, o mettere in ombra, l’eredità ineliminabile di Bettino Craxi. Ma è solo su questo terreno che può riaprirsi un vero confronto tra le diverse anime, almeno quelle vive, dei socialisti, dichiarando immediatamente, come primo atto, chiuso il grande imbroglio della Costituente.

Anche sulla legge elettorale pensare che il ‘Vassallum’ poteva andare meglio per i piccoli partiti è fuorviante, offre scappatoie allo sconforto dei compagni, e mistifica la realtà, perché pur avendo votato col ‘porcellum’, sono state avviate le prove generali del Vassallum così come ha voluto Veltroni, e Silvio Berlusconi, che non teme le sfide, gli è andato dietro. Non resta che attendere e partecipare al dibattito. Sarà ciò che farà il Nuovo PSI per tentare di trasformare le rose in splendidi garofani.
Giovanni ALVARO

Reggio Calabria 21.04.2008

RIPRENDERE IL CAMMINO. SIAMO SOLO ALL’INIZIO.

Ho apprezzato l’intervento di Antonino ( Di Trapani ) e, se può avere un significato, sono d’accordo con lui, non solo per quello che esprime, ma per il significato che ha e che intende dire, quello che esprime ( anche se il clinch della critica a Boselli, ma aggiungerei De Michelis e Del Bue, è ormai pleonastico ed insufficiente. Come la coperta corta di Linus… ). Per cui, protesi soprattutto a migliorare noi stessi, più che criticare gli altri, e forti di un successo ulteriormente amplificato dalle nostre intuizioni politiche Venete e Siciliane (apparentamento con i Movimenti Federalisti territoriali ), necessita, secondo me, che da qui si parta per ridefinire una identità che langue ed una esistenza che … non esiste. Per il primo aspetto sarà quanto mai necessaria una conferenza programmatica nazionale, sul secondo un’attenta valutazione dei prossimi passi istituzionali. Mi riferisco alla collocazione Parlamentare dei nostri deputati eletti: nel Gruppo del Pdl o in quello Misto ? I prossimi importanti appuntamenti elettorali delle amministrative 2009 e 2010, necessitano di un ancoraggio, di un riferimento, di un richiamo, ad un soggetto politico nazionale ben identificabile. Per non dimenticare le prossime elezioni europee, con le implicanze di un già dichiarato riferimento al Ppe da parte di Berlusconi e Fini…. Insomma è già tempo che la nostra vittoria elettorale ( il Segretario Nazionale alla Camera dei Deputati ) ed il nostro Garofano diventino notizia da proporre e propagandare pubblicamente ed in ogni ambito possibile. Riconoscendo a noi stessi di essere stati bravi e disciplinati, ora è tempo, dopo il ” primum vivere “, di ” (deinde) philosophare “. Non possiamo più essere un partito fantasma. Abbiamo il grande compito di ricostruire un Movimento Socialista ( Federalista oltre che Autonomista ? ne parleremo ) utile all’Italia ed all’Europa.

NESSUN PAREGGIO, SI RIPARTE COL BUONGOVERNO

Non c’era bisogno d’essere chiromanti per scrivere, meno di una settimana fa, un articolo dal titolo ‘Fra una settimana si riparte col… buongoverno’ con il quale, praticamente e senza alcuna cautela, si ipotizzava la vittoria del fronte riformista del PdL. Erano i disastri causati dal sinistro Governo Prodi a farci capire che la gente voleva cambiare registro riprendendo un percorso interrotto meno di due anni fa. Non si poteva perdonare, infatti, il mancato sviluppo e la liquidazione delle riforme e dei progetti faticosamente messi in piedi dal precedente Governo Berlusconi, e la politica sanguisuga delle tasse che sono state introdotte su ogni argomento del vivere civile tanto da raggiungere la iperbolica cifra di 110 nuovi balzelli, comunque denominati, e all’incredibile livello del prelievo attestato al 44%.

La sinistra e il suo popolo più cieco pensavano che bastasse un pò di maquillage; qualche slogan ammantato da intellettualismo, sol perché americaneggiante, come il ‘si può fare’; la decisione di non utilizzare elettoralmente il signor Prodi perché logorato e non spendibile; l’eliminazione dalle liste dei nemici più acerrimi degli italiani laboriosi come Visco; o la liquidazione, solo nel confronto politico nazionale e non nelle amministrative, della sinistra antagonista e barricadiera, o dei verdi presuntuosi e arroganti, per far dimenticare i guasti che erano sotto gli occhi di tutti. Gli unici che si rifiutavano di vederli erano, come al solito, i fideisti con i paraocchi, che erano convinti bastasse negare la realtà per poterla cambiare.

Non è andata così. Per fortuna gli italiani si dimostrano sempre un passo più avanti di tanti soloni e politici saccenti. Sempre più avanti di quanto pensano o si illudono di poter ottenere tanti editorialisti che in questi anni, guidati da Eugenio Scalfari, hanno appestato l’aria con le loro analisi di parte. Sempre in anticipo sui processi che cambiano inesorabilmente la storia.

Certo se era prevedibile l’uscita di scena dei boselliani avviati al macello dai propri ex padroni, fa impressione, ma è piacevole, constatare che, a distanza di venti anni, è crollato anche in Italia il muro di Berlino, e che in Parlamento non siederanno più personaggi orgogliosi di chiamarsi comunisti come Diliberto, Bertinotti, Mussi, o personaggi dell’imbecillità pseudo verde e della trasgressione come Pecoraro Scanio, Francesco Caruso o Luxuria.

E fa altrettanto piacere pensare che il terremoto del 13 e 14 aprile ha chiuso definitivamente le porte a personaggi dell’antipolitica che bussavano insistentemente in esse, come i Moretti, i Pardo, i Grillo e i Celentano. Si sono salvati solo quelli che, in tempo, hanno saputo mimetizzarsi nel PD. Ma anch’essi non avranno vita facile e si avvieranno all’autodistruzione. Le vittorie coprono normalmente ogni contraddizione, ma non avviene lo stesso con le sconfitte, per cui ci sarà la cosiddetta resa dei conti tra i reduci della disfatta. Se ne vedranno delle belle.

Intanto il PdL, con leader e premier Silvio Berlusconi, potrà riavviare il percorso riformista, dar corso al proprio programma, rifare dell’Italia un vero e grande cantiere di lavoro per risalire la china e superare il declino, senza quel ‘pareggio’ agognato e sperato da tanti che sentendo la sconfitta si illudevano di poterla neutralizzare. Si riparte quindi col buongoverno. Il Nuovo PSI del Garofano, che elegge al Parlamento il proprio Segretario Nazionale, Stefano Caldoro e il proprio uscente on. Lucio Barani e che ha dato il proprio contributo alla splendida vittoria e darà il proprio contributo al governo del Paese, rimane un punto di riferimento per il popolo socialista ormai allo sbando e senza bussola. Le porte di questo, pur piccolo, Partito sono aperte.

Giovanni ALVARO

Reggio Calabria 15.04.2008

FRA UNA SETTIMANA SI POTRA’ RIAVVIARE… IL BUONGOVERNO

Siamo in dirittura d’arrivo. Fra una settimana l’Italia potrà riprendere il cammino del buon governo, delle riforme e del vivere civile. Fra una settimana il riformismo potrà trionfare avviando per il nostro Paese un percorso di civiltà interna e di protagonismo internazionale recuperando i due anni di ‘sperpero politico’ provocato dal cosiddetto ‘Governo Prodi’, classico dilettante allo sbaraglio. In questo processo i socialisti del Nuovo PSI , forti delle loro idee, del loro pragmatismo e del loro riformismo, vorranno e sapranno dare il loro contributo.

A chi domanda cos’avranno di speciale i riformisti per essere così sicuri d’invertire la tendenza al declino del nostro Paese, si può tranquillamente rispondere che hanno soprattutto una diversa concezione della gestione della cosa pubblica.

Per la sinistra (ufficiale o mascherata che sia) la scelta per far quadrare i conti (si fa per dire) è stata ed è abbastanza semplice: mettere le mani nelle tasche dei cittadini aumentando la pressione fiscale a dismisura e provocando i guasti che sono sotto gli occhi di tutti (ripresa dell’evasione fiscale, aumento dell’inflazione, difficoltà a poter soddisfare le esigenze più elementari di fasce sempre più larghe di cittadini, livelli incivili di gestione dei servizi di base sopratutto quelli della sanità o della pulizia dei centri abitati). E il signor Walter Veltroni è espressione di questa filosofia così come lo ha dimostrato nel governo di Roma.

Per i moderati e riformisti, aggregati e raggruppati nel PdL, la scelta per affrontare e risolvere gli stesi problemi sta nel rifiuto a diventare sanguisughe e ‘rapinare’ i propri concittadini, che è una politica che aggrava i problemi e non li risolve per nulla. La quadratura dei conti pubblici sta nel saper eliminare gli sprechi, liquidare le sacche di privilegi esistenti, sbaraccare ogni Ente inutile, e ridurre i costi della politica.

Questo secondo percorso può essere fatto SOLO da chi non dipende da gruppi di pressione, da chi è lontano dai poteri forti che prosperano quando il Paese patisce le proprie difficoltà, e da chi non subisce i condizionamenti delle centrali sindacali che, giocoforza, sono portate a chiudersi a riccio e a rifiutare ogni possibile riduzione degli sprechi. Ma è SOLO questa seconda politica che può permettere la riduzione delle tasse, la lotta all’evasione, quella all’inflazione e la difesa del potere d’acquisto dei redditi da lavoro e da pensione che si ottiene anche con gli annunciati provvedimenti su ICI, detassazione del lavoro straordinario, e con l’aumento delle pensioni.

Ed è solo con questa politica che diventa credibile ogni ipotesi di rilancio delle grandi opere pubbliche (come il Ponte sullo Stretto e la TAV) che non sono mai fine a se stesse, e diventa altrettanto credibile la realizzazione della piena occupazione anche nel Mezzogiorno d’Italia a partire dalla sistemazione dei precari come quelli lasciati in eredità dalla sinistra con le invenzioni di LSU ed LPU.

La guida di Silvio Berlusconi del PdL e della coalizione costruita attorno ad esso è un’altra garanzia che il programma non sarà carta straccia. E non bisogna attendere molto per capire in quale direzione soffia il vento, perché saranno i primi cento giorni la cartina di tornasole del buongoverno. In quei cento giorni saranno affrontate le emergenze della Campania, buttate le basi per una nuova politica economica, riavviato il percorso di politica estera. Il Presidente Berlusconi e i suoi alleati, tra cui il Nuovo PSI di Stefano Caldoro, sono già stati visti all’opera, e non sarà per l’Italia, quindi, un salto nel buio.

Giovanni ALVARO

Reggio Calabria 07.04.2008