Il percorso costituente del Popolo della Liberta’

L’accelerazione data alla semplificazione del quadro politico nazionale con le elezioni di aprile, impone alle forze politiche moderate di dare seguito alla costituzione di quel nuovo partito noto come “Popolo delle Liberta’”. In proposito, pero’, va fatta una considerazione preliminare, che sembra di per se’ ovvia, ma che costituisce elemento di evidente originalita’ : un partito che non c’e’, o almeno non c’e’ ancora nella sua forma giuridica , aggrega, vince, convince, propone, governa un Paese che vive una delle crisi piu’ difficili dal secondo dopo guerra ad oggi . Difronte a questo fenomeno nuovo le forze costituenti dovranno aprire una seria riflessione che investe, a mio giudizio, tre distinti profili: 1) il modello di Partito che si vuole costruire,2) il sistema politico nel quale esso dovra’ essere collocato e dovra’ operare, 3) quali le forze che dovranno interpretare questo nuovo corso . La risposta a questi tre quesiti presuppone pero’ la risposta ad una domanda preliminare : quale modello di democrazia vogliono veramente gli italiani? quello Parlamentare o quello presidenziale? Perche’ al di fuori di questi due modelli non ne esistono altri. Anzi la anomalia tutta italiana di questo lungo periodo di transizione politica che va dalla fine della prima Repubblica, al tramonto della cosiddetta seconda repubblica, e’ stata proprio quella di avere ipotizzato ed applicato un sistema ibrido, fatto di coalizioni onnicomprensive, costituite da formazioni disomogenee per estrazione culturale ed identitaria , di una elevata conflittualita’ all’interno delle stesse coalizioni, e con l’indicazione del premier per finalita’ puramente elettorali , senza che all’eletto, venissero poi effettivamente attribuiti i poteri previsti nei sistemi presidenziali . La risposta a questo quesito la si trova nella Costituzione, la quale ci impone di seguire il modello della democrazia parlamentare imperniato sul principio della centralita’ del Parlamento . Di qui la necessita’ e non solo la opportunita’ di costruire un partito , strutturato capillarmente sul territorio, che sia capace di catalizzare il consenso intorno a ragioni ideali e politiche, omogenee e condivise . Con il voto del 13 aprile scorso il popolo italiano ha dato una indicazione chiara: ha scelto il modello delle grandi democrazie europee, costituito appunto da due formazioni antagoniste attorno alle quali si polarizza la stragrande maggioranza del consenso popolare. Cosi’ il PDL ed il PD hanno raccolto, da soli, ben oltre il 70 per cento dei voti, mentre sono restate escluse dal Parlamento -ad esempio- le formazioni della sinistra radicale e ambientalista oltre che quella riformista moderata che ruotava intorno alla cd. Costituente socialista di Boselli, perche’ esse non hanno saputo evidentemente interpretare le esigenze di tutele reclamate da larghe fasce della popolazione, peraltro le meno garantite e le piu’ bisognose. Sotto tale profilo non puo’ passare inosservato, perche’ il dato e’ di per se’ eclatante, che alle comunali di Roma l’on. Alemanno ha raccolto nei quartieri popolari tradizionalmente di sinistra, piu’ voti del suo antagonista del PD. – Ma il PDL come dicevo oggi non e’ ancora un Partito e cio’ costituisce elemento di precarieta’, se non di confusione, nella attuale situazione politica italiana. Di fronte ad una crisi che e’ diventata crisi di sistema e che attraversa le strutture politiche, sociali ed imprenditoriali del Paese ormai da troppo tempo, non vi e’ altra strada, nell’immediato, che quella di accelerare il percorso costituente di un partito di massa che sia capace di assicurare governabilita’, ricambio della classe dirigente,concentrazione su piattaforme programmatiche omogenee e di ridare autorevolezza e stabilita’ al Parlamento. Perche’ soltanto un parlamento autorevole potra’ avviare la necessaria ed ineludibile stagione di riforme per rendere piu’ moderno, piu’ efficiente e piu’ competitivo il Paese. – Per venire al terzo ed ultimo profilo, quello del CHI dovranno essere gli interpreti della nuova formazione, e’ mia convinzione che elemento imprescindibile debba essere la capacita’ del nuovo soggetto politico di interpretare le istanze, le sensibilita’, le ragioni ideali, se si vuole anche le diversita’ di tutte le componenti ,nell’ambito di una organizzazione democratica. Un Partito cioe’ che sia capace di rimettere la Politica al centro del sistema, di confrontarsi sui programmi , di giocare il suo ruolo sui concetti di ricerca , di innovazione, di meritocrazia, di solidarieta’, di pari opportunita’, di equita’ sociale, di Giustizia. “ RINNOVARSI O PERIRE “ diceva Pietro Nenni. Ed oggi rinnovarsi significa dar voce ad un Paese che vuole riprendere il cammino della crescita adeguando i suoi strumenti alle nuove sfide globali di questo secolo, nell’ottica della integrazione, della tolleranza, della Pace , della sicurezza. E per far questo occorrera’ costruire una organizzazione capace, sin dall’inizio, di aggregare tutte le componenti politiche moderate, di estrazione laica e cattolica, le pluralita’ culturali, nel rispetto delle singole identita’, nell’ambito di quel partito network che Berlusconi immagina come centro di produzione politico culturale, un po’ sul modello dei partiti americani. Con il voto di aprile gli italiani hanno chiesto chiarezza. Linearita’. Rigore. Hanno dato fiducia alle formazioni ed ai partiti collegati all’attuale Premier, affinche’ superate le conflittualita’ e le contrapposizioni, si governi nella coerenza e nella condivisione dei programmi. In una recente intervista l’on. Capezzone, portavoce di Forza Italia, ha detto: “Nessuno dovra’sentirsi ospite in questa nuova casa” . Prendo come buon auspicio questa dichiarazione solenne. Se sara’ vero lo vedremo a breve. Qualora non lo fosse ciascuno di noi riprendera’ – in autonomia- il suo percorso, forte delle proprie idee. Ma in questa denegata ipotesi si sara’ persa forse l’ultima occasione .
Oreste Campopiano segretario reg.le N.PSI

GOVERNO: NUOVO PSI, ELEZIONI SUBITO, NOI CON BERLUSCONI

(ANSA) – ROMA, 25 GEN – ‘La crisi e’ di sistema ancor prima che politica, questa maggioranza tenuta insieme dall’antiberlusconismo e’ stata travolta dalle contraddizioni imbarazzanti che ne hanno contraddistinto l’azione di governo‘.
Lo sostiene Franco Spedale, vicesegretario nazionale del Nuovo Psi di Stefano Caldoro. ‘Si sbrighi subito ed alla svelta l’iter ‘burocratico’ per consentire al Paese di tornare alle urne. I Socialisti tutti, si trovano ora davanti ad un bivio fondamentale’.
‘E’ chiaro ormai – aggiunge l’esponete del garofano – che la posizione della Costituente e’ perdente e li portera’ al dissolvimento restando nell’area dei conservatori che ha caratterizzato il governo uscente. Boselli si svegli o, se non lo vuole fare lui, lo facciano gli altri’.
‘Al fianco di berlusconi si lavori all’Unita’ Socialista presentando un’unica lista – conclude- che si richiami alla tradizione del Garofano nell’alleanza Riformista delle Liberta’ che si appresta a tornare al governo‘. (ANSA).

Apc-*GOVERNO/ GELO PD-PRODI, VELTRONI CHIEDE ESECUTIVO PER RIFORME

Bettini si rivolge direttamente a berlusconi

Roma, 24 gen. (Apcom) – Il rito voluto da Romano Prodi si è consumato fino in fondo, il governo è stato battuto con cinque voti di scarto e alla fine molti nel Pd l’hanno vissuto come una liberazione. “I voti non ci sono – si lamentava Massimo Brutti a metà pomeriggio – basta, se ne prenda atto!”. Uno sfogo, perché a tutti era chiaro che Prodi sarebbe andato fino alla fine. Ma un istante dopo il voto di sfiducia, è stato Goffredo Bettini, il braccio destro di Walter Veltroni arrivato in Senato al momento clou, a dettare subito la linea: “Serve un governo a termine per le riforme”, chiarendo anche che l’interlocutore cui si guarda è ovviamente Silvio berlusconi: “Se il cavaliere ha la spinta per passare dalla cronaca alla storia, accetta… Sennò chiede le elezioni”. Nel Pd sanno bene che ora il destino della legislatura passa soprattutto per le mani di due attori: il capo dello Stato, che condivide la speranza di rimandare il voto a dopo la riforma della legge elettorale, e, appunto, berlusconi. La scelta di Prodi di farsi battere a palazzo Madama restringe di molto i margini di manovra e segna in maniera forse irrimediabile i rapporti tra il premier e il Pd.

Ora, si tratta di convincere berlusconi, che però a caldo non sembra lasciare margini. Di sicuro, è necessario da una parte offrire al cavaliere un termine certo per il ritorno al voto, dall’altra mettere in campo il nome ‘giusto’. Spiega Giovanni Russo Spena di Rifondazione: “Prodi cercherà di essere lui a guidare la fase fino al voto, e a berlusconi starebbe bene perché pensa di guadagnare consensi. Ma è una prospettiva che per me ha il 20%… Noi pensiamo che si debba fare la legge elettorale, se possibile con Prodi, ma non ci impicchiamo ai nomi”. Per il Prc va bene un governo Marini allargato all’Udc, un solo paletto pone Russo Spena: “Io personalmente direi no ad un governo Fini-Veltroni-berlusconi“.

In realtà, il Pd guarda proprio al cavaliere come primo interlocutore, se non altro perché è chiaro che da lui dipende la sorte della legislatura. All’interno del partito di Veltroni, peraltro, le preferenze sono diverse: i popolari puntano ovviamente su un governo Marini, mentre altre componenti tifano per soluzioni più ‘tecniche’ come Mario Monti o Mario Draghi. Di sicuro, nessuno crede che l’Udc possa muoversi contro la volontà di Fi e, dunque, la chiave è convincere il cavaliere.

Spiega Brutti: “berlusconi sa che vincendo con questa legge si ritroverebbe certamente a dipendere da Casini, al Senato. Dunque, potrebbe avere interesse a ritoccare la legge elettorale prima del voto. Ovviamente, dovremmo dargli garanzia che la transizione sarebbe breve”. Antonio Polito la vede così: “Adesso serve un governo del presidente, che trova i voti in Parlamento. Dovremmo proporre un nome fuori dall’ ‘orchestrina politica’ di queste ore, un nome che per Fi sarebbe difficile rifiutare…”. Ecco dunque che entrano in ballo i nomi di Draghi e Monti (pare graditi anche al Quirinale) perfino di Gianni Letta: tutto, pur di evitare le urne a breve.

Quello che è certo è che il Pd sembra aver già archiviato Prodi.
Natale D’Amico, diniano dissidente, giura che il premier ora “andrà a Bologna, vuole tirarsi fuori da tutto questo”. Parole che un senatore del Pd, quando gli vengono riferite, commenta così: “Speriamo che sia vero, che vada in pensione”. Veltroni, in realtà, nella nota che ha diffuso dopo il voto ha ovviamente reso un tributo all’azione del governo Prodi, aggiungendo che il “suo contributo sarà decisivo”. E’ però anche vero che i due si sono sentiti solo per telefono nel giorno della crisi. E, soprattutto, nessuno nel Pd ha finora chiesto a Prodi di restare in caso di voto a breve. Anzi, Piero Fassino dice che se si voterà in tempi rapidi il candidato dovrebbe essere Veltroni e Anna Finocchiaro, pur non dicendolo esplicitamente, fa capire altrettanto.

Una partita, quest’ultima, assai complicata. E’ vero che il Pd preferirebbe non ripresentare Prodi, tanto più dopo che i rapporti si sono logorati e in una situazione in cui i fedelissimi del premier minacciano guerriglia paventando un bis dell’Asinello; ma è anche vero che con la legge elettorale attuale Veltroni non avrebbe vita facile con i ‘piccoli’ del centrosinistra, e l’idea di presentarsi da soli, più volte ribadita, può essere complicata da far digerire a tutti, dal momento che significa andare incontro ad una sconfitta certa. Una soluzione che il segretario può prendere in considerazione con lo scopo di fare ‘chiarezza’ e di costruire un partito a sua immagine e somiglianza, ma che lo espone anche al rischio di essere alla fine considerato il responsabile della sconfitta. E, al di là degli annunci, bisognerà vedere se Prodi davvero sceglierà il ritiro bolognese, come i fedelissimi assicurano, o seguirà Parisi e Bindi nella sfida al ‘veltronismo’, come ha detto ieri il ministro della Difesa.

GOVERNO. NUOVO PSI: SOCIALISTI IN ALLEANZA RIFORMISTA BERLUSCONI

SUBITO A ELEZIONI ANTICIPATE E CON QUESTA LEGGE

(DIRE) Roma, 22 gen. – “I socialisti che si richiamano alla tradizione riformista ed innovatrice del nostro Paese si mettano tutti insieme nell’alleanza riformista rappresentata da berlusconi“. E’ quanto sostiene Franco Spedale, vice segretario nazionale del nuovo psi, in rappresentanza del Partito di Stefano Caldoro. Per quanto riguarda l’attuale situazione politica, “si vada subito ad elezioni anticipate e con questa legge”, dice l’esponente del nuovo psi.
In un momento in cui in Italia “c’e’ bisogno di certezze, di recuperare certi valori e di dare chiarezza di obbiettivi e di strategie- valuta Spedale– i socialisti nell’alleanza Riformista rappresenterebbero un importante punto di riferimento”. Boselli “rompa gli indugi e faccia quello che un vero Socialista riformista farebbe- auspica- abbandoni l’inefficiente governo di Romano Prodi”.

L.ELETTORALE: CALDORO (N.PSI), VOTO ANTICIPATO O REFERENDUM

(ANSA) – ROMA, 19 GEN – La direzione nazionale del nuovo psi vede nelle elezioni anticipate ‘per mandare a casa l’inefficiente governo Prodi sono la vera priorita’ del Paese’.
‘Diversamente – si legge nel documento approvato – bisogna affrontare la sfida referendaria, vista l’impossibilità delle forze politiche di condividere un percorso di riforme credibile’. La direzione, convocata a Roma alla presenza del segretario nazionale Stefano Caldoro, dell’ on. Lucio Barani e di Roberto Scheda, nella prima parte della mattinata ha ricordato la figura di Bettino Craxi con Arturo Gismondi e Antonio Landolfi che hanno animato il dibattito ‘Craxi: l’attualità di un progetto riformista’. (ANSA).
NPSI: CALDORO, ANDARE SUBITO ALLE ELEZIONI
(ANSA) – VERONA, 12 GEN – ‘Non e’ vero che la legge elettorale potrebbe penalizzare i partiti piu’ piccoli’. Lo ha detto il segretario nazionale del nuovo psi, Stefano Caldoro, a Verona per la presentazione del nuovo simbolo del partito.
‘La cosa piu’ importante – ha spiegato Caldoro – e’ che questo paese sta vivendo un momento di grave stallo e l’unica soluzione per salvare l’Italia e’ andare subito alle elezioni’.
Il simbolo del nuovo psi, illustrato alla presenza del segretario provinciale Gianni Curti e del presidente regionale Benito Pavoni, mette ancora piu’ in evidenza il garofano rosso, caro a Bettino Craxi. ‘C’era la necessita’ – ha concluso Caldoro – di rinnovare e proporre all’elettorato qualcosa di nuovo’. (ANSA).

Berlusconi e Veltroni si rivolgano agli elettori

La crisi che investe la politica e le istituzioni nel nostro Paese è più profonda di quello che appare. Chi ha la responsabilità di governo o di guida delle maggiori forze politiche sta cercando in questi ultimi mesi di proporre qualcosa di nuovo. Un nuovo più estetico che reale.
Le prime mosse sembrano confuse e dettate più da azioni difensive e di autodifesa che da lucida visione delle cose. Prodi, con indubbia capacità tattica , sostiene la sua fragilissima maggioranza con l’esperienza del vecchio democristiano che galleggia tra le grandi difficoltà senza risolvere alcun problema, sicuro di rimanere l’unica alternativa a se stesso. Veltroni punta alla vocazione maggioritaria del suo PD ed è costretto a prendere il largo dal recinto del vecchio centrosinistra per tentare- almeno sulle regole e la legge elettorale- un accordo con l’opposizione ed in particolare con il partito più forte e con i medesimi interessi. Anche questa mossa appare nel breve difensiva e tesa a rafforzare una personale leadership. Infine Berlusconi, fallito, non per sua colpa, il progetto della cdl ed il tentativo di spallata al governo è stato costretto a rovesciare il tavolo dei vecchi rapporti con gli alleati e a tentare di sfondare, da solo, il muro delle percentuali che consentono se non la autosufficienza almeno qualcosa che le assomigli. Tutto il resto della politica gira e rigira attorno a queste novità con molti mugugni e mal di pancia.
Una prima alleanza dei tre protagonisti si è naturalmente saldata nell’impedire la nascita di un nuovo polo, cosa bianca o altro, che possa mettere in discussione il vantaggio tattico conquistato. Ma il paese e l’opinione pubblica sembrano non credere alle risposte della politica. Il sentimento di protesta e di antipolitica sale pericolosamente. Il cittadino chiede di essere governato e questo non avviene. Si perde competitività e gli ultimi dati eurostat ci danno in netto regresso superati anche dalla Spagna sui dati nella ricchezza pro capite. L’antipolitica è sempre più fuori del palazzo e ne minaccia la stabilità cosi come avvenne nella stagione prima di tangentopoli.
La cosiddetta seconda repubblica non è riuscita a realizzare le riforme istituzionali indispensabili per ammodernare lo Stato. Su questi temi i socialisti sono arrivati prima di tutti. Basta riprendere le relazioni ed i documenti congressuali dal 1978 in poi per leggere tutto quello che si sarebbe dovuto fare per rendere il nostro paese competitivo al passo con le sfide della globalizzazione. Le forze politiche di oggi riusciranno nell’impresa ? Come ho ricordato prima, le mosse iniziali sono più dettate da legittima difesa che da reale approfondimento. Non vi è dubbio che i protagonisti della seconda repubblica hanno un’evidente difficoltà a ritornare sui propri passi dopo che, per più di un decennio, hanno magnificato il neo bipolarismo all’italiana. Se si riparla insistentemente di proporzionale e di allentamento dei vincoli di coalizione non è un caso. Ciò è dovuto al fallimento del concetto di alleanze che né è determinato.
Il punto debole della discussione di questi giorni è che si vogliono superare i nodi politici con strumenti elettorali. Il referendum non è una soluzione, ma non lo sono neppure le proposte presentate in Parlamento sulla modifica della legge elettorale. Il problema è che non si può anteporre questa- la legge elettorale – alla decisione strategica su quale modello istituzionale si vuole dare al Paese. In poche parole la legge in vigore in Germania è funzionale al sistema parlamentare e federale presente in quel paese; cosi come in Francia il modello elettorale è vestito sul sistema semi presidenziale. In Italia invece si parte dalla coda.
Il sospetto che si sia scelta questa strada solo per convenienze di parte è assolutamente legittimo. Ecco perché di fronte ad una sfida cosi alta come quella di fare finalmente una Grande Riforma la scelta non potrà essere quella di sommare debolezze: l’incerto governo Prodi, una maggioranza parlamentare inesistente, un parlamento frammentato e un quadro economico e sociale in declino. Solo un nuovo Parlamento che sia, questo si, legittimato da un mandato popolare su limitate ma essenziali priorità economiche ed istituzionali può essere in grado di garantire la svolta.
Le forze politiche invece di perdere tempo su inutili tecnicismi propongano subito ed insieme al paese e agli elettori- chiunque esca vincitore dalla battaglia elettorale- alcuni temi condivisi sulle regole e sul funzionamento dello stato che saranno affrontati ed approvati con il più ampio consenso all’inizio della nuova legislatura . Non dentro il palazzo ma dai cittadini va cercata la legittimità per governare il cambiamento. Noi del Nuovo Psi sappiamo da che parte stare e quali alleanze condividere ma gli interessi del paese impongono un salto di qualità

Stefano Caldoro

L.ELETTORALE: COS’E’ IL’VASSALLUM’,MIX TEDESCO-SPAGNOLO/ANSA

L.ELETTORALE: COS’E’ IL’VASSALLUM’,MIX TEDESCO-SPAGNOLO/ANSA
LA PROPOSTA VASSALLO-CECCANTI A CUI berlusconi OGGI HA APERTO (ANSA) – ROMA, 30 NOV – Il cosiddetto ‘vassallum’, il progetto di nuova legge elettorale sulla quale Silvio berlusconi si e’ detto oggi disposto a discutere, prende il nome da Sebastiano Vassallo, uno dei costituzionalisti che, insieme a Stefano Ceccanti, ha preparato la proposta, che quando e’ uscita allo scoperto circa due settimane fa, era stata definita anche con il nome di ‘veltronellum’, perche’ promossa dal segretario del Pd Walter Veltroni.
Il sistema, complesso, contiene un misto di maggioritario e proporzionale corretto, con elementi dei sistemi elettorali tedesco e spagnolo. Il ‘vassallum’ prevede il 50% dei deputati eletti in collegi uninominali e l’altro 50% su base di lista a livello circoscrizionale.
Il modello tedesco e’ il sistema di base, con la modifica, di tipo spagnolo, per lo sbarramento che in Germania e’ al 5% a livello nazionale e che invece scatta come in Spagna, a livello delle circoscrizioni, in modo implicito (determinato dalla percentuale necessaria per aggiudicarsi un seggio), con un effetto bipolarizzante forse superiore al modello tedesco. Le circoscrizioni elettorali avrebbero le dimensioni medie di una provincia. L’elettore darebbe un solo voto, valido sia per il seggio attribuito con l’uninominale, sia per l’assegnazione dei seggi proporzionali della circoscrizione elettorale. I migliori perdenti del voto uninominale si aggiudicano i seggi spettanti al partito nella quota proporzionale e, se non bastano, si passa ai candidati delle liste circoscrizionali.
Il sistema sembra privilegiare le formazioni politiche grandi e quelle medie con forti basi territoriali (come la Lega), mentre potrebbero essere penalizzate quelle medio-piccole diffuse in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale. Il risultato potrebbe essere un pluripartitismo moderato, in presenza di una bipolarizzazione intorno ai due partiti nazionali maggiori.(ANSA).

== L. ELETTORALE:FINI, NO A TEDESCO – INTESA FI-LEGA IN VISTA? =

== L. ELETTORALE:FINI, NO A TEDESCO – INTESA FI-LEGA IN VISTA? =
(AGI) – Roma, 26 nov. – Un sistema alla tedesca con uno sbarramento al 4% e l’indicazione preventiva del premier. Fonti parlamentari della Lega spiegano che potrebbe essere questa l’ipotesi che potrebbe riavvicinare le posizioni tra Bossi e berlusconi.
Il leader del Carroccio ai suoi in questi giorni ha spiegato di sentire “puzza d’inciucio” e di non volere “il ritorno dei democristiani”. Il timore e’ che berlusconi voglia chiudere “un accordo sottobanco” con il leader del Pd sul referendum oppure su uno sbarramento alto, che metta la Lega fuori gioco. “Lo sbarramento alto – spiegava nel pomeriggio un ‘delfino’ del Senatur – e’ tipico dei paesi come la Russia dove la democrazia c’e’ solo sulla carta”. Inizialmente dunque l’aut aut di Bossi prevedeva un ritorno al patto di Gemonio: “Il proporzionale – e’ il ragionamento – da’ una sponda a Casini e non salvaguarda la dimensione territoriale, il fatto e’ che la pazienza e’ finita e berlusconi ci deve dare delle rassicurazioni una volta per tutte”.
E l’ex premier avrebbe in un colloquio telefonico che ha preceduto l’incontro ad Arcore con Bossi (iniziato alle 20,50) garantito al Carroccio di non voler puntare affatto sul referendum e di poter venire incontro alle esigenze della Lega.
Da qui la possibile apertura di Bossi sulla riforma della legge elettorale in senso proporzionale. Noi – questo il messaggio che avrebbe ‘recapitato’ il Senatur al Cavaliere – non aderiamo, ma ti seguiamo nel progetto del Partito della liberta’, ma tu non devi giocare con il fuoco del referendum.
Sarebbe una sorta di ok a quella che deputati della Lega neanche tanto velatamente chiamano ‘Opa’ di berlusconi su Fini e Casini.Questa sera l’incontro a casa berlusconi chiarira’ se sussistono le basi per chiudere un intesa tra il Cavaliere e il leader della Lega. berlusconi se riuscira’ a ‘disinnescare’ la mia della Lega potra’ presentarsi sul tavolo di Veltroni venerdi’ forte dell’appoggio di un importante alleato.
Oggi Gianfranco Fini ha ‘aperto’ il fronte del dialogo con il segretario del Pd ribadendo l’ok ad un confronto sulle leggi cosituzionali e il no a qualsiasi dibattito sul modello tedesco. Ma il tener legate le due questioni alla lunga puo’ rivelarsi un punto a favore del leader di An. “La verita’ – spiega Vincenzo Nespoli presente all’incontro – e’ che Veltroni non ha il coraggio di aprire al referendum, perche’ ha i partiti piccoli che gli mordono le caviglie”. Anche oggi la ‘querelle’ tra Fini e berlusconi e’ andata avanti con le accuse dell’ex ministro degli Esteri al Cavaliere ‘reo’ di aver archiviato il centrodestra.
berlusconi, intanto, continua a lavorare alla costituzione del partito che, ha ripetuto piu’ volte, non deve essere “un restayling” di Forza Italia. Per questo motivo starebbe pensando ad un “movimento leggero”, all’americana senza avvalersi di sedi mastodontiche, ma solo della partecipazione dei cittadini tramite gazebo e manifestazioni. (AGI