QUANTI ALTRI ‘BETTINO CRAXI’ L’ITALIA SARA’ COSTRETTA A RIVALUTARE?

La valutazione positiva dell’azione politica di Bettino Craxi non ha avuto bisogno d’essere demandata ai politici ed agli storici che non hanno vissuto, per nulla, le terribili vicende che hanno sconvolto l’Italia nei primi anni novanta con la ‘falsa rivoluzione’ che ha decapitato tutti i partiti di Governo spianando, illusoriamente, la strada per la presa del potere dei post comunisti.

Quest’anno, che segna il decennale della morte dello statista, a ricordare la figura e il ruolo nella modernizzazione del Paese non c’era solo la sparuta pattuglia dei craxiani doc e dei garantisti, senza se e senza ma, che annualmente, in quel di Hammamet, rinnovavano il rito del ricordo mai sopito. Stavolta nessun riflettore è rimasto spento e a tesserne le lodi si sono messi tutti, non considerando, ovviamente, fra di essi quelli che, come Antonio Di Pietro, hanno capacità di ragionamento circoscritta alla propria pancia.

Del resto non poteva che essere così. Grande è stato, infatti, l’apporto di Bettino nel saper rompere il gioco delle parti tra i due più grandi partiti dell’epoca, PCI e DC, che stavano stritolando tutti con il compromesso storico che, in definitiva, era una copertura per gestire il potere anche se da postazioni diverse, quali possono essere governo e opposizione, ma col meccanismo dell’inciucio. La grandezza dell’uomo sta inizialmente proprio in questa sua capacità di non lasciarsi intimorire dai due colossi che lo osservavano con sufficienza, e successivamente di procedere con risolutezza sul terreno delle scelte operative.

Quattro sono stati i punti focali della sua azione. Una delle prime iniziative è stata quella di mettere sotto controllo l’inflazione, ch’era ormai vicina al 20%. Con il decreto di San Valentino furono soppressi 4 punti di scala mobile bloccando il circolo vizioso che vedeva la rincorsa salari-inflazione. Contro quel decreto si scatenò l’ira del PCI di Berlinguer che promosse un referendum abrogativo che gli italiani respinsero a larga maggioranza: l’inflazione scese, nei quattro anni successivi, dal 16 al 4%, e Craxi colse sia la vittoria sull’inflazione, portando l’Italia a diventare la 5’ potenza industriale del mondo, che quella sul Pci avendo dimostrato che non poteva condizionare le scelte economiche e politiche del Governo.

Nello stesso anno Craxi riuscì a regolarizzare i rapporti con la Santa Sede definendo il nuovo Concordato tra Stato e Chiesa, che sostituiva integralmente quello del 1929, e con il quale si abbandonava la nozione di ‘religione di Stato’ e la ‘congrua’ (quel sistema di contributi che lo Stato italiano versava ai parroci) sostituendola con l’8 per mille.

In politica estera era chiara la scelta occidentale che fu sottolineata dalla decisione, dinanzi ai tentennamenti della solita Europa, di schierare gli euromissili a Comiso che provocarono lo smantellamento degli SS 20 sovietici, puntati su tutte le capitali europee, e che aprirono un processo che portò al disfacimento del blocco sovietico e della stessa URSS (scelta questa che cozzò con il ‘pacifismo’ a senso unico dei comunisti, e con le iniziative dell’arcobaleno del tempo). La scelta occidentale, infine, non poteva, per Craxi, significare rinuncia all’autonomia del Paese che, anzi, con la vicenda di Sigonella riceveva un’orgogliosa difesa: la sovranità italiana sul proprio territorio non poteva essere messa in discussione.

Sono quattro facce di una capacità di governo forte, di un leader che amava il proprio Paese e l’Occidente nel quale l’Italia era collocata, di uno statista che badava soprattutto agli interessi dello Stato che dirigeva. Una personalità indiscutibilmente scomoda da mettere, il più presto possibile, fuori gioco. E questo poteva avvenire scoperchiando il sistema del finanziamento illegale che foraggiava tutti i partiti, e contemporaneamente modificando corposamente i poteri dei PM. Il sistema giudiziario diventava un sistema in cui i PM erano i ‘padroni’ e gestori di ogni iniziativa accusatoria che è quella che serve per ‘rivoluzionare’ un paese. Questo è avvenuto, però, dopo essersi assicurati, lor signori, la cancellazione dei reati, inerenti il finanziamento illecito dei partiti, fino al 1989.

Si ruppe allora, come giustamente ricordava il Presidente della Repubblica, nella lettera inviata ad Anna Craxi, l’equilibrio tra politica e giustizia, e con l’accanimento su Craxi si ebbe la certezza (sottolineata da Napolitano) di quanto fosse profonda tale rottura. Quell’equilibrio continua ad essere fortemente sbilanciato rispetto alla politica, e l’accanimento contro Berlusconi ne è una prova lampante. Se non si interviene velocemente ci saranno altri che potranno cadere sotto la mannaia dei PM onnipotenti , e ci saranno altre rivalutazioni, tra 10 o 20 anni, che dovranno essere fatte.

E’ chiaro che sarebbe interesse di tutti ripristinare la ‘divisione dei poteri’, ma se si continua a fare un passo avanti e due indietro, è estremamente necessario procedere con la propria forza e i propri voti. Sarebbe questo il miglior regalo da fare alla memoria di Bettino Craxi.

Giovanni ALVARO

Reggio Calabria 21.01.2010

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