Bello ed interessante il convegno che si è tenuto a Milano sabato 10 Ottobre sul discorso di Turati “Rifare l’Italiaâ€.
Una dimostrazione di come l’area socialista sia ancora presente, anche se queste riunioni hanno più il senso di un incontro nostalgico che una presa d’atto di una necessità impellente, ossia quella di dare uno slancio ad una politica Socialista-Liberale di cui oggi in Italia si sente un necessario bisogno.
Lodevoli gli interventi di alto profilo, ma ancora una volta ci troviamo di fronte ad una classe intellettuale che si crogiola nell’analisi di sé stessa e di quel che è stato e non di quel che sarà .
Unica nota stonata la presenza dell’On. Mario Mauro, che in un intervento di alta qualità ha paragonato il riformismo Turatiano a quello di Don Sturzo, fondatore del Partito Popolare e propositore del “riformismo cattolicoâ€.
Ma ancora più stonata la nota di Fabrizio Cicchitto che ha rilanciato la necessità di un convegno su Sturzo.
Cosa c’entra il riformismo cattolico con quello Socialista-Liberale?
Qual è la prospettiva di questo ragionamento?
La prima evidenza logica che mi viene alla mente è che Cicchitto, uno dei membri della Segreteria del vecchio PSI che decise di espellere i Craxiani, dichiarandosi pronto ad entrare nella macchina da guerra di Occhetto, si immagini un percorso che ci conduca tutti nell’alveo del partito Popolare Europeo.
Un percorso che certo è molto lontano da noi, non solo dalla nostra storia ma anche dal nostro futuro.
Siamo di fronte ad un nuovo ordine mondiale, una situazione che ci vedrà riassestare tutti i nuovi equilibri, sia politici che economici.
Gli Stati Uniti stanno perdendo la loro egemonia, avendo forse sottovalutato che il sistema del libero mercato ha bisogno di un competitor per rimanere virtuoso; la fine dell’Unione Sovietica ha comportato un nuovo equilibrio dello sviluppo politico che inevitabilmente avrà ripercussioni sull’economia mondiale.
Ovviamente l’Italia ha un debito maggiore, poiché alla crisi mondiale ci arriva con una situazione di patologia cronica della politica; da troppo tempo non abbiamo più la crescita e lo sviluppo di una classe dirigente che sappia attraversare le situazioni che ci vengono imposte.
Ecco quindi la scommessa.
Superare anche a livello Europeo come sta già avvenendo in Italia la dicotomia tra Partito Popolare Europeo e Partito Socialista Europeo.
Ecco perché Don STurzo non c’entra nulla con noi; la loro non è una storia sovrapponibile alla nostra, ma è una storia che nel futuro può confrontarsi con la nostra.
Non dobbiamo ripetere gli errori che sono stati fatti nel centro sinistra, laddove si sono volute mortificare due culture similari ma non sovrapponibili, quelle del Dogmatismo Cattolico e quelle del Dogmatismo Comunista.
In Italia, come in Europa c’è bisogno del Riformismo Socialista- Liberale e del Riformismo Cattolico; due culture che nel confronto reciproco possono crescere, ma che nell’unione schematica di alcuni dirigenti dell’attuale schema politico possono implodere.
Noi Socialisti facciamo il nostro compito, cominciamo a fare quella rete di cui si va parlando e perché no facciamo, se è vero che sono più di 70 i membri del Parlamento che hanno fatto parte del vecchio PSI, un gruppo interparlamentare: il nome c’è gia: Gruppo Riformista Socialista-Liberale.
Franco Spedale